mercoledì 15 novembre 2017

#Libri Il campione delle Highlands di Hannah Howell

Il campione delle Highlands
#11 della saga Murray e #2 della saga dei Cameron
di Hannah Howell

Dati tecnici:
Titolo originale: Highland Champion
Traduttrice: Milena Fiumali
Casa Editrice: Mondadori
Collana: I Romanzi 855
Pagine: 236
Anno: 2005 (2009 in Italia)



Trama: Scozia. Primavera 1475.
Keira Murray MacKail ha perduto tutto. Appena sposatasi con il signore di Ardgleann, è scappata dal castello durante un attacco violento di Rauf Moubray, vicino avido di terre. Morto per mano violenta il marito e perduto il castello, Keira si rifugia in un lontano monastero, impaurita anche solo di comunicare con il proprio clan per non dimostrare di essere ancora viva (il contratto matrimoniale siglato con il suo sposo la rendeva la legittima signora di Ardgleann anche senza figli e Keira teme che la lama di Rauf Moubray si rivolga ora contro di lei).

Al monastero incontra Liam Cameron, guerriero rimasto quasi mortalmente ferito durante un agguato. Abile guaritrice Keira viene assegnata al suo capezzale e gli salva letteralmente la vita. Una volta rimessosi in forze Liam si sente in debito d’onore verso Keira e si propone di diventare il suo campione per riconquistare la sua terra. Keira accetta, ma la strada che porta al castello di Ardgleann è molto lunga e…

Commento: Amo molto le saghe romance in cui personaggi secondari di altri romanzi diventano i protagonisti di volta in volta. Tuttavia non avevo mai letto nulla di Hannah Howell e quindi non conoscevo il complesso albero genealogico dei Murray e tutte le storie a loro dedicate e non ho potuto godere di questo incentivo alla lettura.


Il tartan dei Murray

Passiamo quindi agli elementi (due in particolare) che non mi sono piaciuti.
Il primo è la visione della chiesa che viene proposta. Il monastero in cui vengono accolti Keira e Liam poteva essere un luogo estremamente interessante da descrivere e ricco di spunti narrativi. Purtroppo la Howell ha voluto cedere il fianco ad accuse non troppo velate molto in voga ormai nella letteratura moderna. Se da una parte poteva essere interessante il personaggio di Kester, novizio al monastero perché obbligato dalla famiglia ad abbracciare la fede pur non avendo la vocazione (peccato che complessivamente il personaggio non venga troppo approfondito e chissà se sarà il protagonista di qualche romanzo futuro della saga, vista la sua giovanissima età), dall’altra ho trovato esagerata la presenza di monaci che tentano di violentare Keira perché desiderosi della sua carne (senza avere almeno un contraltare di uomini veramente di fede all’interno del monastero). Quello che spiazza è la moda sempre più diffusa di tratteggiare uomini di Chiesa che in realtà non hanno idea di cosa sia Dio e non sanno quale sia la loro missione nel mondo (e dire che di esempi notevoli ve ne sono stati e ve ne sono molti). Peccato aver sprecato un’occasione per raccontare questa realtà medievale, in cui si potevano descrivere luci ed ombre (ma non solo le ombre!).
Il secondo elemento che non ho apprezzato è legato ad un’altra deriva del romance più recente: il sesso. E non per la descrizione poco gradevole di scene intime che di fatto allentano la tensione narrativa, ma per il modo in cui viene passato il concetto che i rapporti tra un uomo e una donna non siano un dono esclusivo e prezioso, ma che, viceversa, viene visto come piacere puro e semplice (che poi esista l’amore è un altro conto, quello verrà prima o poi, ma intanto perché aspettarlo? Andiamo con chi ci capita, sia essa una cameriera, una sguattera o chiunque respiri). Perché si vuole passare questo messaggio? Perché l’eroe della storia dovrebbe avere questa mentalità? E soprattutto perché TUTTI i personaggi maschili (e anche femminili il più delle volte) hanno questa concezione? E’ impossibile. Siano essi timidi o spavaldi, ricchi o poveri, coraggiosi guerrieri o studiosi integerrimi, alla fine la pensano sempre in questo modo… Ahimé perché nessuno si ribella? Perché non si torna alla descrizione di eroi quali erano Fitzwilliam Darcy o Gilbert Blythe?


La cover del libro negli Usa

Per il resto il romanzo è una storia semplice senza né alti né bassi, in cui la Scozia (che l’autrice dovrebbe conoscere bene dal momento che suo marito è originario di questa terra e vanno spesso a visitarla) non riesce ad emergere per la sua bellezza selvaggia e i personaggi rimangono poco approfonditi (e dire che la saga dei Murray si distingue proprio perché ha sempre la parola Highlands nel titolo – almeno in inglese).
Complessivamente direi, come spesso mi capita con i romance moderni, che è un’occasione perduta. Quasi fosse un soggetto da sfoltire in alcuni punti ed approfondire in altri, vagliare e aggiustare. Ma se la Howell è costretta per contratto a pubblicare più di un romanzo all’anno non potrà mai fare il lungo lavoro di revisione che un libro merita, qualunque sia il soggetto.

Letto: agosto 2017

Voto: 5 al romanzo, 6 ad Hannah Howeel per l’idea della saga dei Murray, 4 ad Hannah Howell per cedere il fianco alle mode del momento e non far vivere i personaggi come dovrebbero (se non li ama lei per prima, comi li può amare un lettore?)

Stelle mozzafiato: **

Recensione in arrivo: Lettere al cianuro di Patricia Wentworth 

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