giovedì 23 giugno 2022

#Libri 'Il piccolo re' (1877) di Stella Blandy, romanzo di formazione ambientato nella Russia zarista

Il piccolo re
di Stella Blandy

Dati tecnici:
Titolo originale: Le petit Roi
Traduzione e riduzione: non segnalato
Casa Editrice: Carroccio - Aldebaran
Collana: Collana Albore n. 4
Pagine: 129
Anno: 1877 (in Italia dal ??? – La mia edizione è del 1957)
Genere: romanzo di formazione per giovani lettori

Trama: Seconda metà dell’Ottocento – Mosca-Parigi.
Mademoiselle Susanna Mertaud intraprende un lungo viaggio da Parigi verso Mosca per diventare l’istitutrice di due ragazzi russi a cui insegnare non solo la lingua francese, ma anche ad affrontare la vita. I due studenti sono il quindicenne Arkady, fantasioso ed energico, e il cugino tredicenne Conte Stefano, rimasto orfano di madre alla nascita e viziatissimo dalla nonna (il padre, dopo la morte dell’amata moglie, è partito come esploratore per lo zar), a cui è stato dato il soprannome di Piccolo Re per il carattere dispotico.
Per la giovane Susanna si presenta un compito assai arduo, ma con determinazione e costanza riuscirà a incanalare verso la retta via i due giovani…


La versione francese originale del 1877

Commento: Ho scelto di leggere Il Piccolo Re perché, in questo clima di cancel culture nei confronti della Russia e di tutto quello che ha rappresentato nella Storia, volevo prendere in mano un libro che raccontasse una vicenda ambientata in questi luoghi. Ho trovato questo volume nell’immensa biblioteca della mia mamma e l’ho preso immediatamente.
Scelta davvero fortunata!
Il libro è andato oltre le mie aspettative e mi ha affascinato dalla prima all’ultima pagina, lasciandomi la certezza che la francese Stella Blandy sia andata realmente in Russia prima di scrivere il romanzo (le descrizioni sono vivide e reali, le rappresentazioni delle tradizioni e delle differenze culturali stimolanti e seducenti).


Susanna con il Piccolo Re

Chi è Stella Blandy
Stella Blandy nata Boué (24 dicembre 1836 – 18 aprile 1925) nacque nella piccola Montesquieu-Volvestre, nella Francia sud-occidentale, da una famiglia agiata. Iniziò a scrivere da giovanissima e concluse i suoi studi in Inghilterra, dove sposò Francis Blandy, da cui ebbe quattro figli.
Tornata in Francia iniziò a pubblicare i suoi lavori, dedicati soprattutto a giovani lettori, e fu una delle firme più attive per rivendicare i diritti delle donne (contribuì alla crescita del giornale Le Droit des femmes assieme a Léon Richer, Maria Deraismes e Hubertine Auclert, il cui obiettivo era un aiuto alle donne con mariti o padri violenti, una miglior educazione per le ragazze, salari paritari tra uomo e donna, etc.).
Fu anche una notevole traduttrice dall’inglese e dall’italiano.

Funzione educatrice di Dio
Nel romanzo compare tutta la visione dell’autrice sull’importanza del timor di Dio per un’educazione atta a creare uomini e donne migliori (mettendo nero su bianco una sorta di sconfitta degli ideali rivoluzionari che avevano travolto la Francia cent’anni prima).
Tra le frasi, pronunciate dalla dolce ma severa Susanna, che mi hanno colpito di più, cito: “La punizione della colpa sta nella colpa medesima. Dandoci la coscienza dei nostri atti, Dio ha messo in noi il più sicuro e il più inesorabile dei giudici. E’ svegliando questa coscienza nel cuore di un fanciullo che lo si rende atto a giudicarsi”. (pag. 41)
Notevole anche la descrizione delle festività dell’Epifania, nel prologo.


Il piccolo Re comprende i suoi sbagli e chiede perdono al padre, il Conte Alenitsin, per i torti fatti

Un po’ di storia. La strage degli Sterlizzi.
A pag. 30 Arkady, parlando del Cremlino, dice: “Ecco lassù, nella facciata del Kremlin, un’altra finestra, la cui celebrità è più autentica  (…). E’ là che venivano esposti i giustiziati; e dopo la strage degli Sterlizzi, i cadaveri di molti di essi vi stettero per un pezzo per il buon esempio”.
Non sapendo cosa fosse la strage degli Sterlizzi, vado ovviamente ad indagare.
Ecco quello che ho scoperto:
La rivolta degli Sterlizzi fu un sollevamento dei reggimenti degli Sterlizzi, che ebbe luogo a Mosca nel 1698.
Gli Sterlizzi, che avevano partecipato alle campagne d’Azov di Pietro il Grande nel 1695 e 1696, erano stati lasciati di guarnigione ad Azov. Nel 1697, questi quattro reggimenti furono inviati improvvisamente a Velikie Luki anziché essere rimpatriati a Mosca. Durante questo viaggio, gli uomini soffrirono la fame e furono costretti a portare il loro equipaggiamento senza cavalli. Nel marzo 1698, 175 Sterlizzi disertarono per raggiungere Mosca e presentare un reclamo, ma la missione non andò a buon fine ed i fuggitivi furono rinviati ai loro reggimenti, il che provocò il malcontento generale.
Il 6 giugno gli Sterlizzi destituirono i loro ufficiali, scelsero quattro rappresentanti per ogni reggimento e marciarono su Mosca con l’intenzione di eliminare i boiardi ed i consiglieri stranieri, responsabili ai loro occhi, delle loro disgrazie. I ribelli, circa 4.000, avevano in programma di installare sul trono la reggente Sofia (moglie dello zar) o, se si fosse rifiutata, l’antico ministro e suo ex amante Vasilj Golicyn, al momento in esilio. Lo zar Pietro I era allora lontano da Mosca, in viaggio diplomatico attraverso l’Europa. Nonostante la lontananza, riuscì ad ordinare a quattro reggimenti e ad un’unità di Cavalleria aristocratica di avanzare e di attaccare per primi. Il 18 giugno gli Sterlizzi furono sconfitti.
Una prima inchiesta portò all’esecuzione di 57 Sterlizzi. Gli altri furono esiliati. Al suo ritorno, il 25 agosto 1698, lo zar ordinò una seconda inchiesta. Tra il settembre 1698 ed il febbraio 1699, altri 1.182 Sterlizzi furono giustiziati.


L'insurrezione degli Sterlizzi

Un po’ di politica. Stati Uniti e Russia in Alaska.
A pag. 46 in un dialogo tra Susanna e un generale si legge:
“Il conte Alenitsin si proponeva di andare a Sitka e in Alaska, nell’antica Russia americana”.
“Sì, vi sono laggiù delle miniere d’oro e di carbon fossile assai curiose ed un paese che noi abbiamo venduto ai nostri buoni amici Americani per un boccone di pane… Che importa! Non è la terra che manca alla Russia…”.

Non conoscendo la storia di questi antichi possedimenti vado ad indagare e scopro che Sitka venne fondata nel 1799, con il nome di Novo-Archangel’sk (Nuova Arcangelo), dal governatore russo dell’Alaska, sotto gli auspici della Compagnia russo-americana, una compagnia coloniale semi-ufficiale, fondata in quello stesso anno dallo zar Paolo I, diventando immediatamente la capitale della Russia americana. Qui, il 18 ottobre 1867 avvenne la cerimonia di passaggio dei poteri fra l’amministrazione russa e statunitense, a seguito dell’acquisto dell’Alaska. La città, come tutta la regione, rimase a lungo popolata dai russi che non seguirono l'emigrazione dei funzionari dello zar (quindi i fatti accadono circa 10 anni prima dello svolgersi degli eventi del libro, scritto nel 1877).


L'acquisto dell'Alaska da parte degli Stati Uniti 

Un po’ di cultura. Vini, mezzi di spostamento, vestiti tipici
Per concludere mi piace mettere in evidenza come vengano usati molti termini russi per descrivere tradizioni e usi del luogo.
In particolare mi hanno colpito lo Kwass (birra russa di pane) e il Kummel (superalcolico aromatizzato con il seme di cumino dei prati) per quanto riguarda le bevande, il droshki (carrozza leggera trainata da 1-2 cavalli) per i mezzi di locomozione e il tulup (caldo ed ampio giaccone senza cinta in vita costituito generalmente da una pelliccia di montone) come vestito tradizionale.
Ma tutto il testo è imperniato di richiami costanti alla civiltà russa (e poi giapponese) e sulla saggezza di “paragonare il proprio Paese e le sue leggi con le altre leggi e con altri Paesi” perché “chi conosce una cosa sola, nona sa nulla” (pag. 86).


Il droshki davanti al Cremlino di Mosca 
(Il piccolo Re è anche uno splendido #UnescoBook;
il Cremlino e la Piazza Rossa, infatti, sono entrate del Patrimonio dell'Umanità nel 1990
e nei primi capitoli sono descritte con piacevoli approfondimenti)

Complessivamente si tratta di un libro molto interessante, ricco di spunti e temi di riflessione. In parte mi ha ricordato La famiglia Kuragin di Constance Heaven, visto però dall’occhio dei giovani studenti. Unico neo, si tratta sicuramente di una versione ridotta.
Consigliatissimo.

Letto: 12-31 maggio 2022

Voto: 8 al libro, 7 alla copertina, 8 alle illustrazioni di Toffolo, 0 al fatto che troppi classici vengono dimenticati preferendo testi senza valori e senza trama (vogliamo paragonare questo testo con Geronimo Stilton?)

Stelle mozzafiato: ****

Recensione in arrivo: Sfida nel vento selvaggio di Johanna Lindsey

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