Il pappagallo bianco aka L’albergo dei quattro venti
di Mignon G. Eberhart
Dati tecnici:
Titolo originale: The white cockatoo
Traduzione: Gian Matteo Montanari
Casa Editrice: Polillo Editore
Collana: Mystery Collector’s Edition n. 41
Pagine: 313
Anno: del 1933 (in Italia dal 1934, la mia edizione è del 2006)
Genere: giallo tradizionale
Trama: Francia meridionale. Primi Anni Trenta.
James Sundean, ingegnere che ha passato gli ultimi due anni in Russia, si ferma in un albergo isolato nel sud della Francia in attesa di proseguire verso la Spagna, dove è atteso da un collega.
L’albergo è semi vuoto e il suo aspetto sinistro viene ampliato dal soffiare incessante del vento che fa sbattere porte e finestre e che agita gli alberi del cortile.
Dopo una cena distratta, James si ritira nella propria camera sul lato settentrionale, isolata rispetto agli altri ospiti.
Ha difficoltà ad addormentarsi per via del vento e del freddo e si accinge a passare una notte tormentata.
Tutto cambia quando un frenetico bussare alla porta lo fa alzare.
E’ Sue Tally, una delle ospiti dell’albergo. Chiede asilo nella sua stanza perché è inseguita da qualcuno che all’apparenza vuole ucciderla.
E nel breve un delitto viene davvero commesso, anche se non è Sue la vittima.
Tra intrighi macchinosi, il soffio violento del Mistral, segni di riconoscimento, fratelli che appaiono all’improvviso, proprietari d’albergo grassi e viscidi, James si ritrova coinvolto in un vortice di omicidi che si stringe sempre di più attorno a lui e…
Commento: Il pappagallo giallo (1933) è il sesto romanzo scritto dalla giallista americana Mignon G. Eberhart (1899-1996), e il primo senza avere l’infermiera Sarah Keate come protagonista. In Italia è noto soprattutto con il titolo L’albergo dei quattro venti (con cui è uscito nelle edizioni Mondadori). Nel 1935 ne fu fatta una versione cinematografica con Jean Muir nei panni di Sue Tally e Ricardo Cortez in quelli di James Sundean.
Il romanzo non cita mai il luogo in cui si svolge la storia. Dice solo A______ nel sud della Francia. In molti vi hanno visto Avignone.
I tratti distintivi di Mignon G. Eberhart.
Il pappagallo bianco mescola abilmente tutte le caratteristiche tipiche di Mignon G. Eberhart.
Le due principali:
1) l’importanza dell’edificio in cui si svolge l’azione. Comprendere bene la topografia della casa (in questo caso dell’albergo) in cui accadono gli eventi è fondamentale per capire i movimenti di tutti i personaggi e per intuire come si possano spostare nei momenti cruciali. Le descrizioni sono dettagliatissime, anche se avrebbe fatto molto comodo una cartina per avere un richiamo visivo a sostegno dello scritto.
2) l’immancabile storia d’amore. La Eberhart (a differenza di Agatha Christie, per esempio), ha al centro dell’intreccio sempre una storia d’amore a lieto fine, quindi, una volta individuati chi sono gli eroi romantici della storia, si possono tranquillamente togliere dall’elenco dei sospetti.
Mrs Byng.
Mi ha colpito particolarmente il personaggio di Mrs Byng, una signora americana che si trova nell’albergo e che James Sundean (l’io narrante della storia) dichiara fin dal principio che ancora non ha compreso il motivo per cui si trovasse in Francia.
Questa frase mi ha fatto immediatamente togliere Mrs Byng dall’elenco dei sospetti e mi ha lasciato l’interrogativo: perché la Eberhart ha introdotto questo personaggio? E mi sono domandata se non potesse essere una sorta di alter ego di carta.
Indago quindi per scoprire se la scrittrice avesse mai viaggiato nel sud della Francia e vengo a sapere che la scrittrice del Nebraska ha tratto ispirazione per Il pappagallo bianco dal suo viaggio sulle Alpi marittime tra il 1931 e il 1932 e che soggiornò in un albergo simile a quello descritto nei mesi invernali.
Eccola qui la nostra Mrs Byng!
E’ la Eberhart che si trova in viaggio per trarre ispirazione per le sue trame!
O forse un'amica con cui è andata in esplorazione (qualora a Eberhart si identifichi in Sue Tally, dal momento che l'autrice ha sposato un ingegnere).
Spiccioli di musica.
A pag. 181 si legge che Sue Tally intona due canzoni: Sur le pont d’Avignon (ed ecco un altro indizio che porta a pensare che la città descritta sia Avignone) e Le coer de ma mie est petit si petit, si petit.
Non conosco queste canzoni, che verosimilmente erano molto in voga all’inizio degli Anni Trenta, e quindi indago.
1) Sur le pont d’Avignon è una canzone tradizione francese che risale al XV secolo e che descrive una danza eseguita sul Ponte d’Avignone (Pont Saint-Bénézet). Probabilmente la danza veniva effettuata ‘sotto’ e non ‘sopra’ al ponte.
2) Le coer de ma mie est petit si petit, si petit in realtà è Le coer de ma mie est petit. Tout petit, petit. Si tratta di un brano per mezzo-soprano o baritono scritta dallo svizzero Émile Jaques-Dalcroze e pubblicata nel 1904.
Complessivamente si tratta di un romanzo giallo molto articolato ed interessante.
Una volta finito, verrebbe voglia di sapere dalla Eberhart come ha avuto l’ispirazione dell’intreccio e cosa l’ha colpita, ma ahimè ormai questi dettagli sono andati perduti per sempre a meno che ella non abbia lasciato un diario.
A mio avviso nell’albergo dove ha soggiornato ospitava un pappagallo bianco, perché alcuni dettagli mi lasciano supporre che sia stato lui a far scattare la scintilla della trama.
Letto: 25 giugno – 18 luglio 2023
Voto: 7 al libro, 8 a Mignon G. Eberhart, 6 alla copertina (molto piatta, quando invece si sarebbe potuto richiamare benissimo la moda degli Anni Trenta), 0 al fatto che non ci sia l’elenco dei personaggi all’inizio del libro (nei romanzi gialli è d’obbligo!)
Stelle mozzafiato: ***
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