Avventure di un ragazzo
di Jules Verne
Dati tecnici:
Titolo originale: P’tit-Bonhomme
Traduttrice: Adriana Crespi
Bortolini
Casa Editrice: Mursia
Collana: Corticelli n. 139 – “I viaggi straordinari di Jules
Verne’ XXX
Pagine: 245
Anno: 1893 (in Italia dal ? – la mia edizione è del 1975)
P’tit-Bonhomme
è un bambino di 3 anni nato in Donegal ed abbandonato dai genitori. La storia
inizia mentre è vittima delle angherie di un burattinaio che lo ha preso con sé
e lo fa girare per l’Isola Verde come uno schiavo. Liberato da un uomo di
chiesa ed affidato ad una ragged school
per P’tit-Bonhomme inizia una serie infinita di sventure che lo porteranno in
giro (letteralmente, perché il protagonista farà un giro esatto dell’isola) per
l’Irlanda, incontrando persone buone e cattive, estrose e viziate, violente e
caritatevoli.
Nonostante
la fame, le angherie (degli inglesi) e le disavventure, non solo P’tit Bonhomme
diventerà adulto, ma formerà il suo carattere in maniera retta e buona e, una
volta raggiunta la sua fortuna, non dimenticherà chi nel corso del suo cammino
lo ha aiutato.
Commento: Credo
di essere l’unica persona al mondo ad essere arrivata alla mia età senza aver
letto nulla di Jules Verne e di iniziare la conoscenza di questo autore
mastodontico della letteratura francese con questo romanzo per lo più
sconosciuto. Trovato in un mercatino tempo fa, lo avevo preso per integrare la
collezione di mio padre (che in gioventù aveva divorato praticamente tutto
quello che Verne aveva scritto). Non avevo neppure idea di cosa parlasse
(ammettiamolo, Avventure di un ragazzo
è un titolo piuttosto brutto e che non dice niente), anche perché non vi era la
trama sul retro. Per lungo tempo è rimasto nel dimenticatoio. L’ho poi ripreso
in mano per caso ed ha raggiunto velocemente il mio comodino.
La cover storica francese
Inno all’Irlanda:
Ho
letto che questo libro viene considerato un omaggio di Verne a Dickens, io lo
definirei piuttosto la risposta irlandese (fatta da un francese) a Dickens.
Non
vi sono dubbi sulla posizione politica che Verne sposa nel libro, né che con
queste pagine egli faccia il suo inno per un’Irlanda libera ed indipendente,
finalmente priva delle angherie e dei soprusi degli inglesi.
Vi
sono mille frasi disseminate nel testo (che è congegnato anche per essere una
sorta di guida dell’isola – Verne o l’ha conosciuta molto bene o ha studiato a lungo
la sua morfologia e la sua storia) e non è raro imbattersi in dichiarazioni
tipo: “Povera Irlanda! Tu non hai affatto
trascurato di glorificare l’Altissimo, ma gli uomini di buona volontà ti
assicureranno mai la pace, rendendoti l’indipendenza?” oppure “I soldati di Re Giorgio, nell’anno 1798,
batterono trentamila ribelli – come eran chiamati coloro che difendevano la
loro patria e la loro fede”.
Vengono
dapprima raccontate la condizione dei contadini, costretti a pagare tasse
assurde per coltivare una terra che non sarà mai loro (storia dei MacCarthy),
poi ci si focalizzerà sulla nobiltà fatua e arrogante (i conti Piborne), infine
sulla situazione in cui i cattolici erano forzati a lavorare a Belfast (storia
di Sissy).
Un
quadro storico molto approfondito, disseminato quasi da un senso di scusa da
parte della Francia di non essere riuscita ad impedire che tutto questo
avvenisse.
Curioso,
infine, il richiamo che viene fatto in più di un’occasione alla Guinness che
già allora era considerata uno dei prodotti eccellenti d’Irlanda.
Pet'it-Bonhomme lavora con i MacCarthy (gli anni più belli)
Tracce di Victoria:
Un
altro elemento che mi ha colpito del libro è che, leggendolo, mi è sembrato di
vedere spoilers di puntate di Victoria della quinta o della sesta
stagione, con richiami alla morte del Principe Alberto, al fidanzamento del
Principe di Galles con la Principessa di Danimarca e con la storia dei vari
ministri (viene citato anche Peel). Ovviamente tutti visti con l’interessante e
poco noto occhio degli irlandesi.
Lo sport:
Avendo
io fatto una tesi sulla storia dello sport e su come esso sia rinato proprio
nell’Ottocento grazie alla riscoperta dello splendore della Grecia antica, non
ho potuto fare a meno di notare anche delle frasi sullo sport.
Esso,
all’epoca, era visto come qualcosa di esclusivo per la nobiltà e anche qui, in
effetti, lo pratica solo l’odiosissimo conte Ashton (il figlio di Piborne), con
una sorta di puzza sotto il naso. Lo sport è qualcosa solo per ricchi (parlo di
Gran Bretagna, perché discorso diverso è in Usa, dove, per esempio, il pugilato
è praticato dai più poveri, per cercare fortuna – vedi Cuori ribelli con Tom Cruise).
Pet'it-Bonhomme salva Grip
Stile:
Lo
stile del romanzo è lo stile tipico dei libri dell’epoca, con l’autore
onnisciente che osserva la storia, tifa forse per il protagonista e costella la
narrazione di informazioni sui luoghi e i tempi in cui si svolge. Anzi, sembra
quasi che il peregrinare di P’tit-Bonhomme sia una scusa per cantare la storia
d’Irlanda da San Patrizio ai giorni suoi contemporanei.
Edizione integrale:
Una
nota di merito, immenso merito, alla Mursia che ha proposto questo romanzo in
edizione integrale. Forse è un po’ di difficile comprensione per i giovani (in
linea teorica il libro è indirizzato ai ragazzi – anzi leggo sulle librerie
online: dai 6 anni… no, un bimbo di 6 anni non capirebbe nulla), specialmente
perché la storia d’Irlanda si studia ben poco sui banchi di scuola. Ma non
importa. Se sono interessati, apriranno un libro per scoprirne di più.
Inoltre
molto ricco e vario il vocabolario, con molte parole desuete che mi hanno
entusiasmato (per fare qualche esempio: zimarra, abiezione, mota, prosapia,
scansia). Riportiamo i libri lì dove dovrebbero essere. Un luogo di cultura che
tende verso l’alto e verso il bello, per innalzare l’anima.
Pet'it-Bonhomme e Grip iniziano il loro commercio
Letto: 19
gennaio – 9 febbraio 2018
Voto: 8
al libro, 2 alla copertina della Mursia (ma quanto è brutta la cover? Ma come
l’hanno pensata?), 2 al titolo (ma perché l’hanno tradotto così? Molto più
bello P’tit-Bonhomme e ancor di più Figlio d’Irlanda, come è anche noto in
Francia).
Stelle mozzafiato: *****
Una recensione stupenda ! Forse quella che mi ha entusiasmato di più tra tutte le tue lette e ti dico perché:
RispondiElimina1) Anche io ho letto Jules Verne solo da adulta e non conoscevo questo libro, che senza la tua recensione, ma leggendone solo il titolo ...avrei di certo scartato ...invece non solo rappresenta una bella risposta a Dickens, ma è un libro che affronta temi importanti ed è assolutamente adatto agli adulti ( dal titolo lo avrei classificato come un libro per bambini e ragazzini )
2) Ti sei soffermata sul lessico, ricco di parole in disuso e per la maggior parte di noi sconosciute ( anche con W. Collins spesso vado a guardare sul vocabolario o internet...).
Mi piace la frase che hai scritto: " Riportiamo i libri lì dove dovrebbero essere. Un luogo di cultura che tende verso l’alto e verso il bello, per innalzare l’anima".
Spesso le edizioni integrali risultano un pochino più noiose ( ti rifaccio l'esempio di Collins che adoro : La Pietra di Luna in versione integrale ...non si sfanga... ), però è anche vero che i libri devono donare cultura e in fondo un certo lessico, seppur più "brigoso"( passami il termine...) da leggere, fa parte dell'atmosfera di altri tempi che tanto amiamo.
3) Mi piace tu abbia fatto i complimenti a Mursia e spero che qualcuno che conta possa leggerli, perchè in Italia troppi e troppi capolavori non vengono più pubblicati da tempo oppure non sono neanche mai stati tradotti... E qui è anche colpa degli italiani...un po' troppo ignoranti e superficialoni, per cui le case editrici...Forse a scuola dovrebbero spronare di più a leggere e leggere ancora i libri che hanno lasciato grandi impronte nella storia della letteratura italiana, europea e mondiale.
GRAZIE DILETTA PER QUESTA CHICCA ...un libro che a nessuno sarebbe venuto in mente di leggere... grazie per aver solleticato la nostra curiosità...lo metto nella mia lista dei desideri !!
Carissima Tiziana,
Eliminagrazie di cuore! Sono felice di aver stimolato la tua curiosità con questo libro che mi ha entusiasmato.
1) Sì, questo titolo è veramente bruttino. In assoluto il più bello sarebbe 'Figlio d'Irlanda', perché davvero spiegherebbe l'anima di questo romanzo che canta lo spirito di questa gente maltrattata ma che sempre e comunque ama la sua terra.
2) Amo anch'io Wilkie Collins!!!! 'La pietra di luna' è il primo che ho letto (versione integrale, ovviamente). Il mio preferito è forse, però, 'La donna in bianco'. Ma sono entrambi STUPENDI.
La mia frase sui libri è una mia piccola battaglia personale, che porto avanti anche con i miei romanzi. Bisogna sempre tendere verso l'alto, bisogna prendere il lettore e farlo volare verso storie nuove ed emozioni. C'è invece così tanta spazzatura in giro...
Le versioni integrali le adoravo anche da ragazzina, figuriamoci ora. Pensare di tagliare uno scrittore secondo me è un delitto...
3) Credo che tra gli italiani e la cultura sia un po' un gatto che si morde la coda, anche perché chi ama leggere trova sempre meno spesso libri validi da comprare (almeno che non si rifugi nei classici).
Per quanto riguarda le scuole... ci sono anche delle splendide realtà. Proprio oggi sono andata a Lariano dove dei ragazzi sono stati molto stimolati dalle insegnanti, hanno fatto leggere loro i miei romanzi ed è venuto fuori un dibattito splendido su avventura, patrimonio Unesco e l'arte del leggere e dello scrivere.
Cerchiamo di aiutare queste realtà!
Grazie a te per il tuo entusiasmo.
Sono davvero felice che questa recensione ti sia piaciuta... <3