lunedì 19 febbraio 2018

#Libri - 'Avventure di un ragazzo,' l'inno di Jules Verne ad un'Irlanda libera ed indipendente


Avventure di un ragazzo
di Jules Verne

Dati tecnici:
Titolo originale: P’tit-Bonhomme
Traduttrice: Adriana Crespi  Bortolini
Casa Editrice: Mursia
Collana: Corticelli n. 139 – “I viaggi straordinari di Jules Verne’ XXX
Pagine: 245
Anno: 1893 (in Italia dal ? – la mia edizione è del 1975)

 

Trama: Anni Settanta dell’Ottocento. Irlanda.
P’tit-Bonhomme è un bambino di 3 anni nato in Donegal ed abbandonato dai genitori. La storia inizia mentre è vittima delle angherie di un burattinaio che lo ha preso con sé e lo fa girare per l’Isola Verde come uno schiavo. Liberato da un uomo di chiesa ed affidato ad una ragged school per P’tit-Bonhomme inizia una serie infinita di sventure che lo porteranno in giro (letteralmente, perché il protagonista farà un giro esatto dell’isola) per l’Irlanda, incontrando persone buone e cattive, estrose e viziate, violente e caritatevoli.
Nonostante la fame, le angherie (degli inglesi) e le disavventure, non solo P’tit Bonhomme diventerà adulto, ma formerà il suo carattere in maniera retta e buona e, una volta raggiunta la sua fortuna, non dimenticherà chi nel corso del suo cammino lo ha aiutato.

Commento: Credo di essere l’unica persona al mondo ad essere arrivata alla mia età senza aver letto nulla di Jules Verne e di iniziare la conoscenza di questo autore mastodontico della letteratura francese con questo romanzo per lo più sconosciuto. Trovato in un mercatino tempo fa, lo avevo preso per integrare la collezione di mio padre (che in gioventù aveva divorato praticamente tutto quello che Verne aveva scritto). Non avevo neppure idea di cosa parlasse (ammettiamolo, Avventure di un ragazzo è un titolo piuttosto brutto e che non dice niente), anche perché non vi era la trama sul retro. Per lungo tempo è rimasto nel dimenticatoio. L’ho poi ripreso in mano per caso ed ha raggiunto velocemente il mio comodino.

La cover storica francese 

Inno all’Irlanda:
Ho letto che questo libro viene considerato un omaggio di Verne a Dickens, io lo definirei piuttosto la risposta irlandese (fatta da un francese) a Dickens.
Non vi sono dubbi sulla posizione politica che Verne sposa nel libro, né che con queste pagine egli faccia il suo inno per un’Irlanda libera ed indipendente, finalmente priva delle angherie e dei soprusi degli inglesi.
Vi sono mille frasi disseminate nel testo (che è congegnato anche per essere una sorta di guida dell’isola – Verne o l’ha conosciuta molto bene o ha studiato a lungo la sua morfologia e la sua storia) e non è raro imbattersi in dichiarazioni tipo: “Povera Irlanda! Tu non hai affatto trascurato di glorificare l’Altissimo, ma gli uomini di buona volontà ti assicureranno mai la pace, rendendoti l’indipendenza?” oppure “I soldati di Re Giorgio, nell’anno 1798, batterono trentamila ribelli – come eran chiamati coloro che difendevano la loro patria e la loro fede”.
Vengono dapprima raccontate la condizione dei contadini, costretti a pagare tasse assurde per coltivare una terra che non sarà mai loro (storia dei MacCarthy), poi ci si focalizzerà sulla nobiltà fatua e arrogante (i conti Piborne), infine sulla situazione in cui i cattolici erano forzati a lavorare a Belfast (storia di Sissy).
Un quadro storico molto approfondito, disseminato quasi da un senso di scusa da parte della Francia di non essere riuscita ad impedire che tutto questo avvenisse.
Curioso, infine, il richiamo che viene fatto in più di un’occasione alla Guinness che già allora era considerata uno dei prodotti eccellenti d’Irlanda.


Pet'it-Bonhomme lavora con i MacCarthy (gli anni più belli)


Tracce di Victoria:
Un altro elemento che mi ha colpito del libro è che, leggendolo, mi è sembrato di vedere spoilers di puntate di Victoria della quinta o della sesta stagione, con richiami alla morte del Principe Alberto, al fidanzamento del Principe di Galles con la Principessa di Danimarca e con la storia dei vari ministri (viene citato anche Peel). Ovviamente tutti visti con l’interessante e poco noto occhio degli irlandesi.

Lo sport:
Avendo io fatto una tesi sulla storia dello sport e su come esso sia rinato proprio nell’Ottocento grazie alla riscoperta dello splendore della Grecia antica, non ho potuto fare a meno di notare anche delle frasi sullo sport.
Esso, all’epoca, era visto come qualcosa di esclusivo per la nobiltà e anche qui, in effetti, lo pratica solo l’odiosissimo conte Ashton (il figlio di Piborne), con una sorta di puzza sotto il naso. Lo sport è qualcosa solo per ricchi (parlo di Gran Bretagna, perché discorso diverso è in Usa, dove, per esempio, il pugilato è praticato dai più poveri, per cercare fortuna – vedi Cuori ribelli con Tom Cruise).


Pet'it-Bonhomme salva Grip 

Stile:
Lo stile del romanzo è lo stile tipico dei libri dell’epoca, con l’autore onnisciente che osserva la storia, tifa forse per il protagonista e costella la narrazione di informazioni sui luoghi e i tempi in cui si svolge. Anzi, sembra quasi che il peregrinare di P’tit-Bonhomme sia una scusa per cantare la storia d’Irlanda da San Patrizio ai giorni suoi contemporanei.

Edizione integrale:
Una nota di merito, immenso merito, alla Mursia che ha proposto questo romanzo in edizione integrale. Forse è un po’ di difficile comprensione per i giovani (in linea teorica il libro è indirizzato ai ragazzi – anzi leggo sulle librerie online: dai 6 anni… no, un bimbo di 6 anni non capirebbe nulla), specialmente perché la storia d’Irlanda si studia ben poco sui banchi di scuola. Ma non importa. Se sono interessati, apriranno un libro per scoprirne di più.
Inoltre molto ricco e vario il vocabolario, con molte parole desuete che mi hanno entusiasmato (per fare qualche esempio: zimarra, abiezione, mota, prosapia, scansia). Riportiamo i libri lì dove dovrebbero essere. Un luogo di cultura che tende verso l’alto e verso il bello, per innalzare l’anima.


Pet'it-Bonhomme e Grip iniziano il loro commercio


Letto: 19 gennaio – 9 febbraio 2018

Voto: 8 al libro, 2 alla copertina della Mursia (ma quanto è brutta la cover? Ma come l’hanno pensata?), 2 al titolo (ma perché l’hanno tradotto così? Molto più bello P’tit-Bonhomme e ancor di più Figlio d’Irlanda, come è anche noto in Francia).

Stelle mozzafiato: *****

Recensione in arrivo: Laura Leander e l’Anello delSerpente di fuoco di Peter Freund

2 commenti:

  1. Una recensione stupenda ! Forse quella che mi ha entusiasmato di più tra tutte le tue lette e ti dico perché:
    1) Anche io ho letto Jules Verne solo da adulta e non conoscevo questo libro, che senza la tua recensione, ma leggendone solo il titolo ...avrei di certo scartato ...invece non solo rappresenta una bella risposta a Dickens, ma è un libro che affronta temi importanti ed è assolutamente adatto agli adulti ( dal titolo lo avrei classificato come un libro per bambini e ragazzini )

    2) Ti sei soffermata sul lessico, ricco di parole in disuso e per la maggior parte di noi sconosciute ( anche con W. Collins spesso vado a guardare sul vocabolario o internet...).
    Mi piace la frase che hai scritto: " Riportiamo i libri lì dove dovrebbero essere. Un luogo di cultura che tende verso l’alto e verso il bello, per innalzare l’anima".
    Spesso le edizioni integrali risultano un pochino più noiose ( ti rifaccio l'esempio di Collins che adoro : La Pietra di Luna in versione integrale ...non si sfanga... ), però è anche vero che i libri devono donare cultura e in fondo un certo lessico, seppur più "brigoso"( passami il termine...) da leggere, fa parte dell'atmosfera di altri tempi che tanto amiamo.

    3) Mi piace tu abbia fatto i complimenti a Mursia e spero che qualcuno che conta possa leggerli, perchè in Italia troppi e troppi capolavori non vengono più pubblicati da tempo oppure non sono neanche mai stati tradotti... E qui è anche colpa degli italiani...un po' troppo ignoranti e superficialoni, per cui le case editrici...Forse a scuola dovrebbero spronare di più a leggere e leggere ancora i libri che hanno lasciato grandi impronte nella storia della letteratura italiana, europea e mondiale.

    GRAZIE DILETTA PER QUESTA CHICCA ...un libro che a nessuno sarebbe venuto in mente di leggere... grazie per aver solleticato la nostra curiosità...lo metto nella mia lista dei desideri !!

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    1. Carissima Tiziana,

      grazie di cuore! Sono felice di aver stimolato la tua curiosità con questo libro che mi ha entusiasmato.

      1) Sì, questo titolo è veramente bruttino. In assoluto il più bello sarebbe 'Figlio d'Irlanda', perché davvero spiegherebbe l'anima di questo romanzo che canta lo spirito di questa gente maltrattata ma che sempre e comunque ama la sua terra.

      2) Amo anch'io Wilkie Collins!!!! 'La pietra di luna' è il primo che ho letto (versione integrale, ovviamente). Il mio preferito è forse, però, 'La donna in bianco'. Ma sono entrambi STUPENDI.
      La mia frase sui libri è una mia piccola battaglia personale, che porto avanti anche con i miei romanzi. Bisogna sempre tendere verso l'alto, bisogna prendere il lettore e farlo volare verso storie nuove ed emozioni. C'è invece così tanta spazzatura in giro...
      Le versioni integrali le adoravo anche da ragazzina, figuriamoci ora. Pensare di tagliare uno scrittore secondo me è un delitto...

      3) Credo che tra gli italiani e la cultura sia un po' un gatto che si morde la coda, anche perché chi ama leggere trova sempre meno spesso libri validi da comprare (almeno che non si rifugi nei classici).
      Per quanto riguarda le scuole... ci sono anche delle splendide realtà. Proprio oggi sono andata a Lariano dove dei ragazzi sono stati molto stimolati dalle insegnanti, hanno fatto leggere loro i miei romanzi ed è venuto fuori un dibattito splendido su avventura, patrimonio Unesco e l'arte del leggere e dello scrivere.
      Cerchiamo di aiutare queste realtà!

      Grazie a te per il tuo entusiasmo.
      Sono davvero felice che questa recensione ti sia piaciuta... <3

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