Il campione delle Highlands
#11 della saga Murray e #2 della saga dei Cameron
di Hannah Howell
Dati tecnici:
Titolo originale: Highland Champion
Traduttrice: Milena Fiumali
Casa Editrice: Mondadori
Collana: I Romanzi 855
Pagine: 236
Anno: 2005 (2009 in Italia)
Keira
Murray MacKail ha perduto tutto. Appena sposatasi con il signore di Ardgleann,
è scappata dal castello durante un attacco violento di Rauf Moubray, vicino
avido di terre. Morto per mano violenta il marito e perduto il castello, Keira
si rifugia in un lontano monastero, impaurita anche solo di comunicare con il
proprio clan per non dimostrare di essere ancora viva (il contratto
matrimoniale siglato con il suo sposo la rendeva la legittima signora di
Ardgleann anche senza figli e Keira teme che la lama di Rauf Moubray si rivolga
ora contro di lei).
Al
monastero incontra Liam Cameron, guerriero rimasto quasi mortalmente ferito
durante un agguato. Abile guaritrice Keira viene assegnata al suo capezzale e
gli salva letteralmente la vita. Una volta rimessosi in forze Liam si sente in
debito d’onore verso Keira e si propone di diventare il suo campione per riconquistare la sua terra.
Keira accetta, ma la strada che porta al castello di Ardgleann è molto lunga e…
Commento: Amo
molto le saghe romance in cui
personaggi secondari di altri romanzi diventano i protagonisti di volta in
volta. Tuttavia non avevo mai letto nulla di Hannah Howell e quindi non
conoscevo il complesso albero genealogico dei Murray e tutte le storie a loro
dedicate e non ho potuto godere di questo incentivo alla lettura.
Il tartan dei Murray
Passiamo
quindi agli elementi (due in particolare) che non mi sono piaciuti.
Il
primo è la visione della chiesa che viene proposta. Il monastero in cui vengono
accolti Keira e Liam poteva essere un luogo estremamente interessante da descrivere
e ricco di spunti narrativi. Purtroppo la Howell ha voluto cedere il fianco ad
accuse non troppo velate molto in voga ormai nella letteratura moderna. Se da
una parte poteva essere interessante il personaggio di Kester, novizio al
monastero perché obbligato dalla famiglia ad abbracciare la fede pur non avendo
la vocazione (peccato che complessivamente il personaggio non venga troppo
approfondito e chissà se sarà il protagonista di qualche romanzo futuro della
saga, vista la sua giovanissima età), dall’altra ho trovato esagerata la
presenza di monaci che tentano di violentare Keira perché desiderosi della sua
carne (senza avere almeno un contraltare di uomini veramente di fede
all’interno del monastero). Quello che spiazza è la moda sempre più diffusa di
tratteggiare uomini di Chiesa che in realtà non hanno idea di cosa sia Dio e
non sanno quale sia la loro missione nel mondo (e dire che di esempi notevoli
ve ne sono stati e ve ne sono molti). Peccato aver sprecato un’occasione per
raccontare questa realtà medievale, in cui si potevano descrivere luci ed ombre
(ma non solo le ombre!).
Il
secondo elemento che non ho apprezzato è legato ad un’altra deriva del romance
più recente: il sesso. E non per la descrizione poco gradevole di scene intime
che di fatto allentano la tensione narrativa, ma per il modo in cui viene
passato il concetto che i rapporti tra un uomo e una donna non siano un dono
esclusivo e prezioso, ma che, viceversa, viene visto come piacere puro e
semplice (che poi esista l’amore è un altro conto, quello verrà prima o poi, ma
intanto perché aspettarlo? Andiamo con chi ci capita, sia essa una cameriera,
una sguattera o chiunque respiri). Perché si vuole passare questo messaggio?
Perché l’eroe della storia dovrebbe avere questa mentalità? E soprattutto
perché TUTTI i personaggi maschili (e anche femminili il più delle volte) hanno
questa concezione? E’ impossibile. Siano essi timidi o spavaldi, ricchi o
poveri, coraggiosi guerrieri o studiosi integerrimi, alla fine la pensano
sempre in questo modo… Ahimé perché nessuno si ribella? Perché non si torna
alla descrizione di eroi quali erano Fitzwilliam Darcy o Gilbert Blythe?
La cover del libro negli Usa
Per
il resto il romanzo è una storia semplice senza né alti né bassi, in cui la
Scozia (che l’autrice dovrebbe conoscere bene dal momento che suo marito è
originario di questa terra e vanno spesso a visitarla) non riesce ad emergere
per la sua bellezza selvaggia e i personaggi rimangono poco approfonditi (e
dire che la saga dei Murray si distingue proprio perché ha sempre la parola
Highlands nel titolo – almeno in inglese).
Complessivamente
direi, come spesso mi capita con i romance
moderni, che è un’occasione perduta. Quasi fosse un soggetto da sfoltire in
alcuni punti ed approfondire in altri, vagliare e aggiustare. Ma se la Howell è
costretta per contratto a pubblicare più di un romanzo all’anno non potrà mai
fare il lungo lavoro di revisione che un libro merita, qualunque sia il
soggetto.
Letto: agosto
2017
Voto: 5
al romanzo, 6 ad Hannah Howeel per l’idea della saga dei Murray, 4 ad Hannah
Howell per cedere il fianco alle mode del momento e non far vivere i personaggi
come dovrebbero (se non li ama lei per prima, comi li può amare un lettore?)
Stelle mozzafiato: **
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