Senza Nome
di Wilkie Collins
Dati tecnici:
Titolo originale: No Name
Traduttore: Luca Scarlini
Casa Editrice: Fazi Editore
Collana: Tascabili 132
Pagine: 725
Anno: 1862 (in Italia dal ??? – La mia edizione è del 2010)
Genere: melodramma agli albori del giallo
La tenuta di Combe-Raven si sveglia
lentamente dopo una serata passata in città ad ammirare uno spettacolo teatrale
e proprio come uno spettacolo teatrale entrano in scena i personaggi principali
di questo primo atto: Mr Vanstone, ricco proprietario terriero dal cuore buono;
Miss Garth, la governante severa ma affezionatissima; Mrs Vanstone, moglie
devota e timida; Miss Vanstone (Norah), figlia bella e giudiziosa ed infine
Magdalen, secondogenita allegra e vivace.
Si ritrovano tutti al tavolo per la
colazione mentre arriva la posta del mattino. Magdalen con il suo solito tono
brioso, e tentando di imitare qualche scena vista la sera prima, annuncia con
enfasi le varie lettere, fino a quando non si ritrova tra le mani una missiva in
arrivo da New Orleans. Il padre cambia espressione, alla madre si imporpora il
viso. Il padre si alza e si chiude quindi nel suo studio.
Tempo poche ore e Mr e Mrs Vanstone
salutano le figlie per qualche giorno per recarsi a Londra, senza dare
ulteriori spiegazioni, neanche alla fidata Miss Garth.
In un primo tempo confuse e stupite, le
giovani signorine Vanstone si dimenticano presto di questa anomalia, anche
perché la loro attenzione viene catturata da uno spettacolo teatrale che alcuni
vicini stanno allestendo e a cui Magdalen non può assolutamente mancare
(trascinando con sé anche la sorella), il tutto addolcito dalla presenza di Mr
Francis Clare, vicino di casa tornato dopo una sfortunata parentesi nel nord.
Ma le basi per una profonda tragedia sono
state ormai gettate e presto le due signorine Vanstone saranno travolte dagli
eventi. Che notizie portava la lettera da New Orleans? Perché i signori
Vanstone vanno immediatamente a Londra? Che mistero custodisce Combe-Raven? E
perché Norah e Magdalen sono destinate a rimanere senza nome…?
Commento: Senza
nome è il decimo o l’undicesimo libro che leggo di Wilkie Collins, autore
che conosciuto alle medie con La pietra
di luna (romanzo di una bellezza mozzafiato e che ancora adesso riaffiora
di tanto in tanto alla mia mente) e che ho amato visceralmente ne La donna in bianco (uno dei miei romanzi
preferiti in assoluto). Tutti i libri di Collins mi affascinano per la scrittura
ricca di particolari e la capacità di svelare poco a poco le intricate trame
che abitano la mente dell’autore (sono tutti libri molto lunghi, ma non si
vorrebbe mai che finissero) e anche Senza
nome senza dubbio mi ha colpito particolarmente. Scritto nel 1862 e
pubblicato con cadenza settimanale su All
The Year Round (rivista che Collins curava assieme a Charles Dickens), Senza nome è guidato da una delle
caratteristiche precipue di Collins.
I
‘buchi’ della legge.
A Collins, infatti, piace costruire
storie che si ritrovano impigliate in quei buchi che inevitabilmente le leggi
lasciano scoperti e che, in casi che rasentano l’assurdo ma che potrebbero
capitare, possono far precipitare chi ne rimane coinvolto in drammi profondi e
incolpevoli.
Spesso Collins gioca con le differenze
giuridiche tra l’Inghilterra e la Scozia (La
legge e la signora, Uomo e donna),
qui invece si riferisce esclusivamente ad un vuoto della giurisprudenza
inglese.
Anche se procedendo nella lettura si ha
l’impressione che qualcosa sia rimasto senza sviluppo, specialmente per quanto
riguarda il libretto che Mrs Vanstone prende con sé con una dedica d’amore
scrittale dal marito, che sembra inevitabile che abbia un significato
importante (perché farlo portare via dalle figlie, perché farlo custodire con
cura, se poi viene completamente dimenticato dalla trama?). Come sensazione a
pelle direi che Collins avrebbe voluto trovare un aggancio con la
giurisprudenza scozzese per fare un colpo di scena finale, che poi non c’è
stato (calcoliamo che il romanzo è stato scritto nel corso di un anno e in
corso d’opera qualcosa può cambiare, è inevitabile, specialmente in trame così
complesse – o addirittura alla fine si è costretti a tagliare, per fine di
tempo a disposizione).
E’ solo una mia idea, ripeto, ma mi è
rimasto molto impresso.
Padre
pittore:
In questo più che in altri romanzi si
sente la profonda influenza che ha avuto su di lui il padre William Collins,
paesaggista inglese su cui Wilkie ha anche scritto una biografia.
Le varie parti del romanzo, infatti, si
aprono tutte con una rappresentazione del set in cui si svolgono gli eventi con
vere e proprie pennellate che portano il lettore al centro della scena.
Quadro di WIlliam Collins
Teatro
– Mansfield Park:
E se si parla di set, non si può non
sottolineare l’influenza che il teatro ha sull’opera.
In primo luogo ogni parte è intitolata
proprio con il luogo in cui si svolge e in cui gli attori si muovono quasi
esclusivamente per tutta la durata dell’atto (sia esso di 50 o 200 pagine).
Ma l’influenza del teatro non si ferma di
certo qui. La capacità di interpretare personaggi differenti e di modulare la
voce di Magdalen sarà fondamentale per lo sviluppo della trama.
Infine lo stesso allestimento di uno
spettacolo teatrale ‘fatto in casa’ (che tanto mi ha ricordato quello descritto
da Miss Jane Austen in Mansfield Park
e che ricalca un’usanza molto in voga all’epoca) è un chiaro omaggio a quest’arte
(a partire dall’opera scelta, I Rivali
di Richard Brindsley Sheridan, che Wilkie Collins aveva recitato da
giovanissimo).
Il
Bene che distrugge il Male:
Come sempre Wilkie Collins dissemina un
po’ di gotico in ogni suo romanzo, e non può non accadere anche in Senza nome. Non solo i colori e le ombre
nelle scene, ma anche gli estremismi dei personaggi, siano essi buoni o
cattivi.
Anzi, proprio qui sta il cuore del
romanzo. Qual è il confine tra bene e male? Tra rivalsa e vendetta? E’ davvero
giusto sfidare il destino? E quanto male fa alle persone non riuscire a
dimenticare?
Il libro è assai interessante per
l’analisi psicologica dei vari personaggi (anche quelli che compaiono assai
brevemente), ed è indubbio che Collins riesce a far diventare più simpatici al
lettori gli attori che si comportano in maniera sbagliata (in primo luogo
Magdalen, ma cosa dire dello zio, il capitano Wragge?) e lasciando alla
benevolenza divina quelli più buoni, ma per forza di cosa più piatti (in
particolar modo Norah).
Ma per quanto possa essere stuzzicante
esplorare le varie sfaccettature del male, infine, è il bene non solo a
risultare vittorioso, ma anche a confortare e guarire il male, se gli viene
data la possibilità…
Magdalen alla finestra in una delle scene cruciali del romanzo
in cui medita il suicidio per le sue sfortune e le sue malefatte, ma...
Consigliato a tutti coloro che amano i
gialli psicologici o gli intrighi in costume. E a tutti quelli che ancora non
conoscono Wilkie Collins, uno degli autori più straordinari del XIX secolo.
Letto: 23
giugno 2018 – 6 agosto 2018
Voto: 8
al libro, 9 a Wilkie Collins, 9 alla Fazi per averci portato in Italia
praticamente tutti i suoi scritti.
Stelle mozzafiato: *****
:-) Cara Diletta, sei precisa come sempre !!!
RispondiEliminaDel libretto in effetti ...pur avendo letto il libro un anno fa , MI ERO COMPLETAMENTE DIMENTICATA e persino quando lessi il libro, non mi venne mai in mente ..il libretto.
Per il finale sono altrettanto d'accordo...nel senso che la parte centrale per me è stata davvero mozzafiato, soprattutto gli scontri tra il Capitano Wraggie e Mrs.Lecount ( odiavo lei e pur essendo un malandrino lui,mi piaceva moltissimo perché era di una furbizia ed intelligenza pazzesca e mi piace che alla fine si sia, in un certo modo, riscattato )....quindi nel finale sono rimasta anche io un pochino delusa dall'improvviso rallentare della trama.
Nora si, come dici tu è un po'invisibile, ma io considero protagonisti MAGDALEN ( che spesso mi è rimasta antipatica) E IL CAPITANO WRAGGIE ( il mio personaggio preferito ) e quindi il fatto che Nora fosse la classica persona remissiva che si adegua e non fa sentire la propria voce, non mi ha disturbata più di tanto.
Ciò che mi ha colpito tantissimo in questo romanzo, tanto da amarlo al pari della Dona in bianco, è la capacità di Collins di costruire trame "arzigogolate" e tessere insieme bugie, misteri e verità svelate...bravissimo ...anche se poi pure lui si "è perso con il libretto " :-D ..ma pazienza, lo amo troppo come autore !!
Grazie Diletta per questa tua bella recensione e per la sua pubblicazione nella nostra pagina dedicata ai period drama e ai romanzi classici e d'ambientazione storica :-)
TANTI ABBRACCI CON GRANDE STIMA !!!
Anche io odiavo Mrs Lecount e tifavo spudoratamente per il Capitano Wragge!!!!!
EliminaBisogna dire che Collins è davvero un maestro ed è capace di farci parteggiare per chi vuole lui!!!!
Romanzo assai insolito dalle sfaccettature molteplici.
Che mi dici allora del padre di Frank? così cinico ma al tempo stesso il più obiettivo di tutti!!!
E alla fine anche il fatto che pure Frank in un certo senso si salva...
Trama costruita in maniera magistrale!
Baci a te e grazie per tutto quello che doniiiiii