lunedì 4 maggio 2020

#Skye #Covid19 - Scoppia focolaio in una casa di cura a Portree, dove però il virus....

Oggi navigando su internet mi imbatto in una notizia che ha destato in me molti... interrogativi.

Tutti i siti scozzesi, infatti, riportano che la casa di cura Home Farm a Portree, nell'isola di Skye (per chi conosce il posto, si trova alle spalle del Marmalade), è salita alla ribalta perché è scoppiato lì un focolaio di Covid-19, registrando positività al virus per 29 su 32 pazienti e per 27 su 52 residenti.
Fino a qui la notizia potrebbe rientrare nel novero delle notizie che stanno attraversando tanti articoli dei media italiani e stranieri sul fatto che le case di cura sono tra le vittime più colpite di questa pandemia.


L'entrata dell'Home Farm (foto tratta da Google Maps)

Quello che però ha colpito la mia attenzione è questo stralcio di informazione, che, inaspettatamente, passa in secondaria importanza:

"NHS Highland (il servizio sanitario delle Highland, ndr) e il consiglio locale dicono che non ci sono segni che il virus si sia diffuso ulteriormente nella comunità dell'isola" (traduzione dall'articolo de The Scotsman del 04 maggio 2020).

E' già partito un impegno immenso, per fare tamponi a tappeto a Portree e a tutti coloro che potrebbero essere entrati in contatto con i pazienti o il personale medico (il tutto con l'ausilio anche di militari - fonte The Sun).

Ora, però, secondo me, la domanda è un'altra. Sapendo che a Skye c'è il lockdown (ci sono stati anche vari articoli sui problemi immensi derivati dal crollo del turismo e su attività turistiche che si sono convertite in aiuto sociale), come ha fatto il virus a divampare in una casa di cura, così, all'improvviso?

Come?
Perché?



Portree

Aggiornamento di martedì 5 maggio 2020 (ore 9.50):
I giornali scozzesi hanno riportato che due dei 28 pazienti infettati sono deceduti nella giornata di lunedì 4 maggio, sebbene non sia stata rivelata ancora l'età (qui una delle fonti, il Daily Record)
Questa comunicazione getta, a mio avviso, ulteriori ombre sulla vicenda. 
In una nazione in lockdown come è possibile che la positività al coronavirus in una casa di cura sia stata testata solo ad un passo dal baratro? Conoscendo ormai il lungo periodo di incubazione e l'iter della malattia, perché i pazienti non sono sottoposti al tampone ai primi sintomi della malattia?

Aggiornamento di martedì 5 maggio 2020 (ore 10.15):
I dubbi non appartengono solo a noi e il West Highland Free Press (quotidiano delle Ebridi che ha sede a Broadford, seconda città di Skye) sta avviando una serie di articoli d'inchiesta per portare luce sull'accaduto.
In particolare ha scoperto che era stato registrato un caso di Covid-19 a Broadford già 6 settimane fa, ma si era mantenuto un velo d'ombra. Non è stato comunicato il nome del paziente colpito dal virus, ma è stato rivelato che lavorava da esterno presso la casa di cura An Acarsaid a Broadford. Quello che il West Highland Free Press ha riportato è che la scoperta della positività del paziente (tra l'altro a contatto con persone a rischio) non ha fatto seguire un tracciamento su tutti i suoi contatti. Anzi. Si è ritrovato il paziente stesso a informare privatamente le persone con cui aveva interagito nelle settimane precedenti.
Perché questo silenzio?
Perché questi ritardi?
Cliccare qui per leggere l'interessante approfondimento (in inglese).

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