martedì 16 marzo 2021

#Libri - 'Le Rane non si arrendono' di Emma Claudia Pavesi. Sapete cosa sono gli agonali? Venite a scoprirlo...

Le Rane non si arrendono

di Emma Claudia Pavesi


Dati tecnici:
Casa Editrice: Baldini & Castoldi
Collana: La Melagrana n. 11
Pagine: 265
Anno: 1955
Genere: narrativa per giovinette

Trama: Centro Italia, primi Anni Cinquanta.
In una cittadina fittizia situata tra Toscana e Umbria stanno per iniziare gli agonali, gare di recitazione, atletica, ballo, culinaria, equitazione in cui si sfidano le diverse contrade.
Le squadre sono formate per lo più da giovani, che tuttavia in alcune gare specifiche (c’è anche la gara di scopone scientifico e si può non ingaggiare il vecchio del paese nella sfida?) necessitano di richiedere l’aiuto degli adulti.
La storia si concentra sulla contrada le Rane e sulle storie che vivono i protagonisti, in particolare la famiglia Fornaris, formata da padre, madre e cinque ineguagliabili figli (la protagonista della storia è Beatrice, quindici anni).
Gli agonali di quest’anno sono ancora più importanti perché, nell’eterna lotta tra città alta e città bassa, quest’anno c’è anche il braccio di ferro per la costruzione del nuovo liceo, abbandonando l’edificio storico (e un po’ malandato) della città alta per costruire un nuovo edificio (troppo moderno e in contrasto con il carattere del borgo) nella città bassa.
A differenza degli anni passati, quindi, gli agonali richiamano un pubblico molto più numeroso (i giornali, parlando della questione scolastica hanno aumentato l’attenzione mediatica sulle contrade) e non mancheranno intrighi, per sabotare le contrade avversarie.
Le Rane saranno disposte alla resa quando la gara in cui avrebbero sicuramente vinto sta per essere manipolata? Se solo avete iniziato a capire come ragionano Bea and Co. capirete che… Le Rane non si arrendono! 


Il borgo dove si svolge la storia

Commento: Le Rane non si arrendono fa parte di quei libri che sto recuperando tramite eBay della collana ‘La Melagrana’, edita dalla Baldini & Castoldi tra gli Anni Cinquanta e Sessanta ed indirizzata ad un pubblico di giovinette. Per quanto riguarda l’autrice, Emma Claudia Pavesi (anche direttrice della collana), rimando a quello scritto per E’ sempre Aprile a Villa Rosa.  

Occupiamoci ora dello stile.
Rispetto agli altri romanzi della Pavesi l’ho trovato molto più ridondante, quasi che l’autrice abbia voluto fare una sorta di esercizio stile, in cui mostrare la sua bravura. Dei gargarismi con la voce, ma con la penna.
Risultando quindi molto più pesante dei precedenti. (E noioso).
La potenzialità, viceversa, era straordinaria, perché l’idea era originale e la location mozzafiato.
Un altro appunto.
Beatrice è di fatto insopportabile. Ci ho provato. Giuro. Ma non sono riuscita a digerirla. Viziata. Capricciosa. Arrogante. E dovrebbe fare l’eroina ‘buona’. No. Non va.


La gara di equitazione sarà la gara determinante degli agonali... Chi vincerà?

Migiurtinia
Nel corso della storia la famiglia Fornaris adotta una ragazzina di colore, data in affidamento alla famiglia da zio Lapo, sacerdote missionario trasferito altrove.
La ragazzina si chiama Monica e proviene dalla Migiurtinia. Dopo un’iniziale momento di tensione e di incomprensione reciproca, la nuova arrivata riuscirà non solo a scaldare i cuori di tutta la famiglia, ma anche a dare punti decisivi alle Rane.


Monica nella gara in cui si può mettere in mostra un proprio talento...

Sorvolando sulla trama molto anticipatrice sui tempi (ma chissà, il libro potrebbe essere ripudiato dall’attuale cultura perché la Pavesi parla di ‘negri’ – come in effetti allora erano chiamati, ma questo è difficile farlo capire alla cultura attuale), a me ha incuriosito soprattutto la Migiurtina, perché, ammetto, non l’avevo mai sentita nominare.
Scopro così che la Migiurtinia è la denominazione di una regione geografica che si trova in Somalia. Questa regione si trova nel nord del paese, nella zona del Corno d’Africa. In passato in questo territorio si trovava il Sultanato della Migiurtinia che in epoca coloniale venne controllato dall’Italia per mezzo di un apposito commissariato e che si concluse nel 1924 (nel libro ci informano che Monica era nipote del sultano).
Che storia affascinante. E quante cose si scoprono…


Il sultanato della Migiurtinia

Chi ti autorizza a erigerti a censore?
A circa metà libro c’è un monologo di Piero Benini (probabilmente il personaggio più interessante del libro) che porta molto a riflettere a quasi 70 anni di distanza.
Accusato di “lavorare per lucro e non per un ideale”, Piero Benini alza la voce e sbotta.
“Chi ti autorizza a parlarmi così? Chi ti autorizza ad erigerti a censore? Che cosa vuoi sapere tu del perché e del per come io agisco in un dato modo? Mi rimproveri di non avere un ideale (…)? Un ideale! E come potrei averlo?”. (pag. 118)
Ricky, che lo aveva accusato in malomodo, risponde immediatamente “Mi dispiace Piero. Non immaginavo che le cose stessero così”.

Sarà che l’ho letto in questo periodo. Sarà che sono contornata da odio sociale. Sarà che vedo tanti censori che puntano il dito verso persone in ginocchio che “hanno bisogno di guadagnare” per andare avanti. Sarà che queste persone sono accusate da altre persone che, come Ricky, non possono capire perché loro non sono “senza quattrini”.
Solo che, a differenza da quanto accade nel romanzo dove parte subito la comprensione verso Piero, da noi l’odio sociale dilaga anziché avere questa empatia emotiva…


Piero Benini

Complessivamente si tratta di un libro molto particolare, con spunti interessanti ma con prosa ridondante. Consigliato a chi interessa leggere tutto, ma proprio tutto, dell’Italia degli Anni Cinquanta.

Letto: 28 novembre – 19 dicembre 2020

Voto: 6 al libro, 8 alle illustrazioni, 7 a Emma Claudia Pavesi, 10 alla collana La Melagrana

Stelle mozzafiato: ** ½ 

Recensione in arrivo: Vele insanguinate di Mary Roberts Rinehart

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