ROMA - Nel giugno 1908 è uscito negli Stati
Uniti Anne of Green Gables di Lucy
Maud Montgomery edito da L.C. Page & Co., un editore di Boston che pochi
anni dopo avrebbe dato alle stampe un altro capolavoro americano per ragazzi: Pollyanna di Eleanor H. Porter.
Anna
dai capelli rossi è un
classico senza tempo, che ha avuto varie trasposizione cinematografiche: dal
film La figlia di nessuno del 1934
che lanciò la giovane Anne Shirley (vero nome Dawn O’Day) per una parte a cui
ambiva addirittura Katharine Hepburn, agli sceneggiati canadesi anni Ottanta
con Megan Follows (dove Diana Berry era interpretata da Schuyler Grant, nipote
di Katharine Hepburn che spinse molto per questa scelta, per avere a
cinquant’anni di distanza una piccola rivalsa) fino alla recente Chiamatemi Anna di Netflix; per non
parlare del capolavoro dell’anime giapponese
Anna dai capelli rossi (1979) diretto
dal maestro Isao Takahata (1935-2018).
In Italia, in concomitanza con questo
anniversario, è uscito Anne di Tetti
Verdi, edizione integrale a cura di Enrico De Luca e Oscar Ledonne ed edito da Lettere
Animate Editore. Scrivere ‘edizione integrale’, tuttavia, non rende giustizia
all’immenso lavoro portato avanti da De Luca. Infatti, per regalare agli
italiani una versione completa del romanzo, il professore ha confrontato le tre
versioni uscite del romanzo mentre la Montgomery era in vita (1908, 1925 e
1942), arricchendo di note il racconto, spiegando i riferimenti religiosi,
letterari e geografici legati al testo e approfondendo alcuni temi legati alla
lingua utilizzata dalla scrittrice (devo dire che nel leggerlo non vedevo l’ora
che arrivassero le note per scoprire qualche retroscena sul romanzo, dai nomi originali
dati da Anne ai posti ai richiami letterari ad Andersen, o ai proverbi di
Dickens).
Dopo 110 anni, Anna dai capelli rossi è ancora attualissimo proprio perché
racconta una storia semplice, con emozioni forti in cui tutti possono
riflettersi.
Credo che uno degli argomenti più
interessanti in questo frangente storico, sia quello dell’adozione espresso in
poche parole in un dialogo tra Marilla Cuthbert (la donna che prende la
decisione di adottare Anne) e Matthew Cuthbert (il fratello che prende subito in simpatia Anne).
“Di
che utilità sarebbe per noi?”,
domanda Marilla titubante all'idea di adottarla.
La risposta di Matthew è la forza di
questa storia: “Potremmo esserlo noi per
lei”.
Ecco l’emblema di quello che in questi
tempi viene dimenticato: la genitorialità vista come un dono di sé verso i
minori per aiutarli nel difficile cammino della vita e non come un diritto o un
capriccio.
Per Marilla e Matthew adottare Anne è una
gran fatica, sia economica che fisica, perché la loro ricerca di un ragazzo
(tutto nasce da un equivoco all’orfanotrofio) era dettata dal desiderio di
trovare un aiuto nei campi per Matthew che stava invecchiando. La scelta di
tenere la sfortunata Anne (senza potersi più permettersi un ragazzo a questo
punto) è un totale dono per aiutarla a crescere, sia dal punto di vista
religioso (quanto si scandalizza Marilla quando scopre che Anne non conosce le
preghiere!) e poi scolastico (dove Anne primeggerà).
Un classico intramontabile, che non
dovrebbe mai essere dimenticato. Da far leggere ai nostri ragazzi, per insegnare
loro l’amore per il creato, per l’attesa, per la ricchezza dell’amicizia, per
la forza dello studio…
Carissima Diletta ...come sempre le tue recensioni mi trovano d'accordo su tutto.
RispondiEliminaQuesta volta in particolare mi hai emozionata molto, non solo perché in un piccolo articolo hai saputo toccare tutti gli argomenti che rendono prezioso il romanzo, ma perché nello scrivere la recensione, hai saputo trasmettere la tua "personale" emozione, ho percepito tra le righe la Diletta bambina, la Diletta persona e non scrittrice, ho conosciuto un altro piccolo pezzettino interiore di te, quello in pratica che ha il potere di sviluppare un'amicizia, seppur via web...Mi hai dato i brividi...molto bello !
INOLTRE ...non sapevo di questo nuovo libro, così completo e ricco ...lo metto il lista tra i miei prossimi acquisti, GRAZIE MILLE DILETTA, TI ABBRACCIO CON STIMA, GRANDE STIMA !! :-)
Grazie mille Tiziana per le tue bellissime parole. Sì, hai visto giusto. C'è tanto di Diletta bambina e di Diletta persona nelle emozioni che mi suscita questo romanzo. In casa mi chiamavano 'la piccola Anna', proprio per la mia passione smodata per questo personaggio e per quello che mi trasmetteva. Per quanto io abbia amato anche Piccole Donne, se dovessi dire un personaggio letterario in cui mi sono sempre rispecchiata quello è Anna (molto più di Jo). Un abbraccio a te con tanta stima ed emozione!
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