La Valle della Paura
di Sir Arthur Conan Doyle
Dati tecnici:
Titolo originale: The Valley of Fear
Traduttrice: Maria Gallone
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Ominbus
Pagine: 179
Anno: 1915 (??? in Italia, la mia edizione è del 1973)
Genere: giallo deduttivo
Trama:
Sherlock
Holmes, nella sua dimora a Baker Street, riceve un messaggio cifrato da un uomo
che si firma Porlock. Sebbene sia un nome fittizio Sherlock Holmes è sicuro che
egli sia l’anello debole della catena dell’odiato Moriarty, criminale che si
cela dietro ad una figura integerrima dell’alta società britannica.
Un successivo messaggio di Porlock informa che lo stesso non può inviare il metodo per decifrare il messaggio
perché è controllato da Moriarty. Tuttavia Sherlock Holmes non si lascia fermare
da questo inconveniente e riesce, con il suo intuito, a decifrare il messaggio,
che mette in allarme perché un tal Douglas di House Birlstone è in pericolo.
Tuttavia Holmes e Watson arrivano in
ritardo. Proprio mentre si apprestano a partire per indagare vengono raggiunti
in casa dalla polizia che li informa di un caso estremamente curioso per cui
chiedono l’intervento di Holmes in persona, ovvero la morte di un tal Douglas
nella sua dimora non lontano da Londra…
Commento: Mi ero da anni domandata per quale motivo,
per quando Sherlock Holmes fosse un investigatore amatissimo dal pubblico e
ricercatissimo da produzioni televisive e cinematografiche, in realtà le suo
opere fossero per lo più sconosciute nella loro trama. Ovvero, come esaltare il
personaggio Sherlock Holmes senza raccontare i suoi romanzi più famosi. In un
certo senso ha del surreale, se ci si riflette. E’ come se di Hercule Poirot
avessero fatto decine di film o sceneggiati, ma non avessero raccontato le
storie scritte da Agatha Christie, o come se di Jane Austen si cantasse la
lirica, ma non si raccontasse il suo capolavoro Orgoglio e pregiudizio.
Ebbene, ho letto La valle della Paura ed ho capito. Il significato del libro non può
essere frainteso. Esso è un forte, intenso j’accuse
contro la Massoneria e questo non può essere reso troppo evidente dal mainstream dominante, quindi
estrapoliamo l’eroe Sherlock Holmes dal suo contesto e facciamone qualcosa di
altro.
Alcuni studiosi dichiarano che Sir Arthur
Conan Doyle, essendo massone (fu iniziato alla massoneria al Lodge Phoenix n.
257 a Southsea, Hampshire, il 26 gennaio 1887 – una coincidenza che sia lo
stesso anno in cui esce Lo studio in
rosso, prima opera con Sherlock Holmes?), avesse scritto La valle della Paura per scimmiottare
un’associazione che tentava di essere come la massoneria. Io non riesco a
credere neppure per un secondo a questa ipotesi (voi sì?), e non solo perché lo
stesso Conan Doyle lasciò la massoneria, dopo vari su e giù, nel 1911 (e di
quando è La Valle della Paura? del
1915), ma perché le descrizioni sono molto vivide e non mal interpretabili.
Ora, non bisogna essere dei geni, per
comprendere che La Valle della Paura sia
una precisa bomba lanciata contro la massoneria, a partire dal protagonista,
McMurdo, irlandese di origine cattolica (esattamente come Conan Doyle, anche se
lui era scozzese).
Ma procediamo con l’analisi.
ATTENZIONE SPOILER SULLA TRAMA
La
Loggia di Vermissa.
McMurdo si infiltra nella Loggia di
Vermissa, nel cuore degli Stati Uniti, che da anni vessa con omicidi e
pagamenti di pizzi chiunque non sia “un Fratello”. Egli si spaccia per un
Fratello che arriva da Chicago e nell’arco di poco tempo, dopo un’iniziazione
dolorosa, ottiene una fiducia crescente da parte del Gran Maestro della Loggia,
che gli assegna degli incarichi sempre più elevati.
Tra le frasi più significative del
romanzo in questo punto è quella che McMurdo pronuncia per difendere la Loggia:
“Mia cara, il diavolo non è poi così
brutto come lo si dipinge. Noi siamo povera gente che cerca con sistemi propri
di ottenere il riconoscimento dei propri diritti”.
Ed ecco qua come la Massoneria sdogana il
maligno.
Moriarty.
In questo romanzo compare, sebbene solo
sullo sfondo della narrazione, Moriarty, l’uomo con cui Sherlock Holmes ha un
conto in sospeso perché un celebre criminale scientifico, sebbene sia
impossibile da incolpare perché “è
talmente immune da ogni critica; sa così meravigliosamente destreggiarsi e
nascondersi, che” se lo si definisse criminale a voce alta “potrebbe trascinarla, dottor Watson, in un
tribunale ed uscirne con la pensione di un anno come risarcimento di danni
morali”.
Leggendo il romanzo viene da chiedersi
chi abbia ispirato questa figura a Sir Arthur Conan Doyle. Un uomo della sua
finezza intellettuale non può non essersi ispirato a qualcuno in particolare in
auge nella sua Gran Bretagna.
Anche perché lo colloca in un posto ben
preciso.
Di fatto chi è Moriarty? E’ l’uomo a cui
i pochi sopravvissuti della Loggia di Vermissa si rivolgono per venire a sapere
dove si trovi McMurdo (che altri non è il povero Douglas dell’inizio della
storia che viene trovato morto nella sua dimora).
Analizziamo la trama. Questi pochi
uomini, orfani della loro Loggia, a chi si rivolgono? A Moriarty. E chi
potrebbe essere Moriarty, quindi? Il Gran Maestro a capo di tutte le Logge
(questo non è specificato nel libro. Sherlock Holmes lo definisce solo come un
grande criminale, ma conoscendo anche poco le dinamiche dei Fratelli massoni non
è poi così difficile fare il passo e capire che sarebbe altamente dissonante
per un massone rivolgersi al di fuori delle Logge per risolvere un problema
interno).
A chi si riferisce, quindi, Conan Doyle?
Non conosco le piramidi massoniche del
1915 e non so dove trovarle. Ma sarebbe alquanto interessante scoprirlo. Come
indizio si ha che è un uomo particolarmente ricco, ma che non facile
comprendere da dove arrivino le sue entrate…
Disillusione
dalla massoneria.
Un altro dettaglio interessante è leggere
come McMurdo finga di essere un personaggio che crede nei messaggi massoni di
fratellanza e che sia impossibile trovarvi qui qualcosa di negativo (il che è
da subito stridente con la trama perché la Loggia di Vermissa è palesemente
malvagia, senza possibilità di errore – viene mostrato come picchi a morte un
giornalista mentre tenta di scrivere la verità, si racconta come abbino bruciato case con dentro dei bambini…).
Nel leggerlo, ho subito pensato che
doveva esserci qualcosa di autobiografico. Non sapevo che Sir Arthur Conan
Doyle fosse stato massone. Ma è stato quel piccolo cenno a spingermi a fare
delle ricerche. E devo dire di essere stata estremamente soddisfatta nel notare
di come egli fosse entrato e poi se ne fosse andato. Perché se ne è andato?
Cosa ha visto che non gli piaceva? Perché non lo ha rivelato?
A mio avviso lo ha fatto. In un modo
immortale. Ha scritto La Valle della
Paura.
Epilogo.
Al termine del romanzo si viene a sapere
che Douglas, riuscito a sfuggire al primo killer, è morto durante una
traversata al largo di Città del Capo.
Sherlock Holmes si dichiara convinto che
ci sia lo zampino di Moriarty, “perché
questo delitto è stato macchinato a Londra, non in America!”.
Ora, perché Moriarty, se fosse stato
davvero solo un criminale pagato dai sopravvissuti della Loggia di Vermissa per
scoprire dov’era McMurdo/Douglas avrebbe dovuto scomodare fino a Città del Capo
un suo sicario per ucciderlo?
Non è forse molto più verosimile che
anche Moriarty fosse un membro, anzi il Gran Maestro della Massoneria? Non
credo che si possa rispondere negativamente a questa affermazione.
Inquietante quindi come Sherlock Holmes
chiude il caso: “E’ come schiacciare una
noce con il martello… uno spreco assurdo di energie… ma intanto la povera noce
finisce con l’essere schiacciata!”.
Commiato.
La
Valle della Paura si
conclude con Sherlock Holmes che lancia un potente messaggio alla massoneria. “Non dico che non si possa batterlo
(Moriarty, ndr). Ma bisogna che lei mi dia del tempo… molto tempo”.
Sono passati più di cent’anni.
Hanno tentato di imbavagliare lo stesso
Sherlock Holmes, ma Sir Arthur Conan Doyle continua a parlare perché la penna è più potente della spada…
Letto: 05-19
maggio 2018
Voto: 10
al libro; 10 a Sir Arthur Conan Doyle, 10 al coraggio di Sir Arthur Conan Doyle
nell’aver scritto una tal opera.
Stelle mozzafiato: *****
Nessun commento:
Posta un commento