Un principe errante
(spin-off de La Primula rossa #04)
della Baronessa Emma Orczy
Dati tecnici:
Titolo originale: The uncrowned King
Traduzione: non segnalato
Casa Editrice: Salani
Collana: I romanzi della Rosa n. 232
Pagine: 296
Anno: 1935 (in Italia dal ???, la mia edizione è del 1968)
Genere: storico
Sono passati molti anni da quando, nel 1794, la Primula Rossa è riuscito a far evadere di prigione Luigi XVII, il giovane Borbone nominato Re dai realisti di Francia alla decapitazione del padre, re Luigi XVI. Egli è stato portato in un convento al sicuro nell’Impero Austroungarico e lì egli ha vissuto una vita tranquilla, sposandosi in tarda età con Lady Bertrand, una spagnola vedova con figlio di un ufficiale inglese, che gli ha donato un figlio, che alla morte del padre è stato subito riconosciuto dai realisti come Luigi XIX.
Con il passare degli anni Lady Bertrand divenuta ora Principessa Borbone, dal carattere volitivo e intrigante, sogna per il secondogenito la corona di Francia e con l’aiuto dei diplomatici de regni che nello scacchiere politico vorrebbero il ritorno di un Borbone sul trono gigliato, inizia a costruire trame per la grande rivendicazione. L’altro figlio, Cirillo Bertrand, viene cacciato di casa, colpevole, soprattutto, di essere un uomo forte ed energico, l’esatto contrario del futuro Re, debole nella carne e nello spirito.
Cirillo si trasferisce a Montmartre, dove diventa pittore e la cui arte viene riconosciuta dai più grandi artisti dell’epoca, mentre Luigi XIX si ritira in Austria per rinforzare la sua salute.
Tutto sembra procedere secondo i piani della Principessa, fino a quando non ci mette lo zampino il caso, o il destino, o forse la mano di Dio.
Tra incontri diplomatici, ritratti acclamati, scambio di persone, contratti di matrimonio, rapimenti audaci, la storia d’Europa viene giostrata dalle mani di diplomatici ma anche e soprattutto di un’attrice che…
Commento: Un principe errante è in un certo qual modo uno spin-off de La grande impresa della Primula Rossa (che vede il leggendario eroe inglese far evadere il giovanissimo Luigi XVII dalla prigione rivoluzionaria) ma è anche molto di più.
La Baronessa Orczy, infatti, scrive un capitolo introduttivo in cui asserisce che quella che andava a scrivere era una storia vera e che le carte da cui ha tratto tutte le vicende narrate le sono arrivate attraverso uno zio ungherese, a sua volta ereditate dall’arcivescovo di Esztergom e Primate d’Ungheria alla sua morte avvenuta nella seconda metà dell’Ottocento. Insiste dicendo che sebbene lei abbia romanzato alcuni dettagli, lo svolgersi degli eventi è realmente accaduto e che solo i nomi sono stati cambiati per non coinvolgere i parenti ancora in vita delle persone citate (in special modo dietro alla figura del diplomatico austriaco Friesen si cela qualcuno di molto più noto).
Una storia vera?
Per tutto il romanzo si rimane con la certezza che gli eventi narrati siano in effetti reali. Troppa precisione di luoghi, nomi, testimonianze, intrecci politici.
Si deve partire dal presupposto che il fatto che Luigi XVII sia evaso dalla prigione non sia solo una tradizione legata al romanzo della Primula Rossa, ma che abbia radici molto più ramificate e che in molti hanno scritto, pontificato o discusso su questo.
La Baronessa informa nell’introduzione che le carte sull’intrigo svoltosi nel 1860 le sono arrivate nel 1912, con la richiesta che ella non le pubblicasse se non dopo vent’anni. La grande impresa della Primula Rossa è del 1913 (il che non è un indizio, ma fa riflettere. Se una scrittrice scrive una storia che poi ne alimenta un’altra, perché aspetta vent’anni a scriverne il seguito, sebbene solo uno spin-off?).
La figura centrale della questione è sicuramente l’arcivescovo e Primate d’Ungheria Luigi Beneventi. Il nome è fittizio. Quindi mi industrio per scoprire chi sia l’arcivescovo di Esztergom all’epoca e scopro che si tratta di Ján Krstiteľ Scitovský (1785-1866). E’ lui l’uomo da cui la Baronessa ha ottenuto le carte in maniera indiretta? Difficile scoprirlo.
Da par mio posso dire che l’arguzia e la capacità narrativa con cui è costruita la storia è ben superiore rispetto a tutti gli altri romanzi che ho letto della Baronessa, in cui spesso ci sono escamotage molto bizzarri per far virare le storie verso le direzione da lei prescelta.
Qui, viceversa, non solo dimostra una conoscenza assai interessante sui giochi politici e diplomatici d’Europa dell’epoca, ma gestisce le redini con una maestria inaspettata.
E al termine del romanzo si rimane con il dubbio: ma si tratta sì o no di una storia vera rimasta celata perché contraria alla narrazione dominante?
Ján Krstiteľ Scitovský
Unescobook… non ancora
Nel corso della lettura sono rimasta affascinata dalla location: la città termale di Baden-Baden, destinazione amatissima nella seconda metà dell’Ottocento per le famiglie nobili d’Europa.
La città termale di Baden-Baden è inserita nella candidatura al Patrimonio dell’Umanità che raccoglie al suo interno 11 città termali d’Europa (inclusa la nostra Montecatini Terme) che sarebbe dovuta essere discussa a fine giugno-inizio luglio dalla Commissione Unesco, ma tale sessione è stata rinviata a data da destinarsi (causa l’emergenza Covid19) quindi per il momento lo posso definire solo un UnescoBook in pectore. Ad ogni modo è estremamente interessante il modo in cui viene presentata la città e come si sia sviluppata tutta l’urbanistica (e la società) attorno a questa particolarità.
Baden Baden in un'illustrazione del 1855 di Sabatier
Sembra di vedere la carrozza con Cirillo Bertrand e Veronica Cristophe...
Sembra di vedere la carrozza con Cirillo Bertrand e Veronica Cristophe...
Il Bene vs il Male:
Ancora una volta nei libri della Baronessa Orczy si mette l’accento sul Bene vs il Male. Un approfondimenti etico e morale ormai praticamente assente non solo nella letteratura contemporanea ma anche nell’educazione (in cui è più importante essere ‘furbi’ che ‘onesti’).
Tutta la storia verte su questo (e sul profondo onore di Cirillo Bertrand).
Sull’argomento vorrei citare un brano tratto da pag. 286 e ripreso dagli scritti dell’arcivescovo Beneventi: “Il bene per me è sempre stato il bene, e il male è stato sempre il male, anche se questo male non danneggia nessuno”.
Addio relativismo. Addio alibi.
Il Bene è Bene. Punto. E bisognerebbe sempre perseguirlo
Complessivamente è un romanzo affascinante e scritto meravigliosamente, in cui si incontrano molti personaggi storici (dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe al pittore Jean-Auguste-Dominique Ingres – maestro di Cirillo; dalla duchessa di Berry – che mentre la Principessa Borbone lotta per Luigi XIX cerca di far rivalere i diritti di suo figlio Enrico V – a Napoleone III con la moglie Eugenia de Montijo) e sembra di vivere all’interno degli intrighi che serpeggiavano segretamente in tutta Europa.
Il miglior libro che ho letto nel 2020, fino a questo momento.
Consigliatissimo.
Un ritratto di Jean-Auguste-Dominique Ingres, alla cui arte si ispira Cirillo Bertrand.
Letto: 15-29 giugno 2020
Voto: 10 al libro; 10 alla Baronessa Orczy per la penna fluida ed avvincente, 8 alle edizione ‘I Romanzi della Rosa’ della Salani perché erano fisicamente spettacolari, 6 alla copertina (che non è affatto degna di tale romanzo – anche perché ritrae Luigi XVII e non Luigi XIX, unico vero protagonista della storia: Luigi XVIII muore dopo 10 pagine).
Stelle mozzafiato: *****
Recensione in arrivo: L’eredità di Ravensley di Constance Heaven
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