I fuochi di Glenlochy
di Constance Heaven
Dati tecnici:
Titolo originale: The fires of Glenlochy
Traduzione: Paola Forti
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Oscar Mondadori n. 737
Pagine: 241
Anno: 1975 (in Italia dal 1977)
Genere: period romance
Marietta Gilmour, morto il padre, decide di lasciare Parigi, città in cui si era rifugiata la sua famiglia dopo la disfatta di Culloden, battaglia del 1746 durante la quale il padre era quasi morto per difendere i colori degli Stuart. La madre è ormai legata ad un altro uomo e Marietta vuole conoscere la sua famiglia paterna e visitare il castello di Glenlochy, che, per diritto, ella dovrebbe ereditare alla morte del nonno.
Intraprende così un lungo viaggio, nonostante al suo messaggio in cui annunciava il suo imminente arrivo abbia ricevuto solo una risposta minacciosa, che le consiglia di non farsi vedere.
Una volta a Glenlochy il nonno la accoglie con gioia e commozione (era stato a lungo convinto che il figlio fosse morto in battaglia). Ma il resto del castello la guarda con diffidenza, se non con livore.
Cosa nasconde la governante Drummond, perché Fiona McPhail si comporta come padrona, chi è l’affascinante Colin Grant, e il capitano inglese Graham Wynter si è realmente suicidato o ha ragione il fratello Richard, arrivato nella zona proprio per indagare? Tra incidenti, bugie, intrighi, sorelle ripudiate e alte maree Marietta inizierà ad innamorarsi di una terra che soffre ma che affascina al tempo stesso. Mettendo, però, a rischio la sua vita, perché…
Commento: I fuochi di Glenlochy è il primo romanzo che leggo di Costance Heaven (ovviamente proviene dalla mitica biblioteca di mia mamma che regala gioielli preziosi da ogni parte ci si giri). Quando me lo ha dato mi ha detto che, se le si permetteva di fare un paragone del genere, si poteva dire che Constance Heaven stava alle sorelle Brontë come Georgette Heyer sta a Jane Austen. E devo dire che mi ritrovo in questo paragone.
Constance Heaven (1911-1995) è stata un’autrice di romanzi period romance molto in auge tra gli Anni Settanta e Ottanta (prima aveva fatto l’attrice) e, dopo aver vinto nel 1973 il premio Romantic Novel of the Year con Famiglia Kugarin (ambientato in Russia), è divenuta presidente della Romantic Novelists’ Association dal 1981 al 1983.
Come stile, ha una scrittura forte e appassionata, ricca di dettagli e di approfondimenti (nel corso de I fuochi di Glenlochy è possibile, infatti, leggere un susseguirsi di storie, leggende, credenze, folklore delle Highlands tutte autentiche), che denotano un profondo studio delle terre che va a raccontare…
Constance Heaven
Glenlochy:
All’inizio del romanzo Constance Heaven sottolinea che il castello di Glenlochy, e la stessa contea, non esistono, ma è un nome fittizio che raccoglie al suo interno molte delle tradizioni che ha studiato o dei panorami che ha visitato.
Dalle descrizioni e dai confini descritti il Castello si trova nella parte occidentale delle Highlands, si trova a picco sul mare e non lontano dall’isola di Skye (oh… la mia isola di Skye!).
Non è quindi peregrina l’idea di associare visivamente il castello a Eilean Donan Castle, castello reso davvero immortale dal film Highlander (vi ricordate? Quello con Christopher Lambert e Sean Connery) e situato a poche miglia dallo Skye Bridge.
Personalmente posso garantire che la zona è descritta magnificamente e sembra davvero di tuffarsi nella zona nell’aftermath di Culloden, sia dal punto di vista geografico che storico (con la situazione dei landlord, dei fittavoli costretti ad emigrare, degli scontri tra gli scozzesi e gli inglesi… tra tutte, la descrizione che mi ha più colpito è il legame degli highlanders con il mare, sia nel cercare i molluschi con la bassa marea, sia in attesa delle ondate di pesce da pescare ed essiccare in vista dell’inverno. Magnifico!).
Un pizzico di Skye!
Tra i personaggi narrati, vi è anche un certo Angus Macdonald, figlio cadetto del capo clan MacDonald (i MacDonald sono uno dei due clan più importanti di Skye assieme ai MacLeod) che vive ad Armadale.
Il castello di Armadale (ora in rovina) è stato costruito intorno al 1790 (prima i MacDonald vivevano a Monkstadt House) ma la zona era abitata anche in precedenza dai figli cadetti (ad esempio lì viveva Hugh MacDonald, colui che guidò la spedizione che portò Bonnie Prince Charlie da South Uist a Skye nei panni della cameriera di Flora MacDonald, sua figliastra, ma questa è un’altra storia).
Credo che questo Angus sia un personaggio immaginario (anche se il nome è nel solco della tradizione MacDonald), ma la sua sola presenza, benché assai limitata, dona quel tocco di autenticità e di collocazione geografica in questo romanzo (anche perché i MacDonald di Armadale erano stati ferventi sostenitori di Bonnie Prince Charlie e parteciparono alla battaglia di Culloden).
Armadale Castle a Skye, come appare ai giorni nostri
(il castello fu abbandonato dai MacDonald nel 1925 e lasciato in rovina,
fino a quando non fu in parte recuperato per farlo diventare la sede del Museum of the Isles)
(il castello fu abbandonato dai MacDonald nel 1925 e lasciato in rovina,
fino a quando non fu in parte recuperato per farlo diventare la sede del Museum of the Isles)
Complessivamente è un libro molto bello, scritto bene, e ben equilibrato, tra storia e romance. Consigliato sicuramente a tutti quelli che sono affamati di Scozia (è difficile trovare un romance così ben calato nella realtà dell’epoca) e a tutti quelli che cercano storie d’amore originali e mozzafiato.
Letto: 23 gennaio – 09 febbraio 2020
Voto: 8 al libro; 8 a Costance Heaven, 8 alla copertina che rispecchia benissimo l’anima della storia.
Stelle mozzafiato: ****½
Recensione in arrivo: Darth Vader e io – Viaggio nel magico mondo di Star Wars di Francesca A. Vanni
Nessun commento:
Posta un commento