mercoledì 17 giugno 2020

#Libri 'Il signore di Ravensley' di Constance Heaven, period romance sociale ambientato nei Fens inglesi del 1830. #mozzafiato

Il signore di Ravensley
di Constance Heaven

Dati tecnici:
Titolo originale: Lord of Ravensley
Traduzione: Paola Forti
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Oscar Mondadori n. 948
Pagine: 395
Anno: 1978 (in Italia dal 1979)
Genere: period romance



Trama: Fens, Inghilterra, 1829-1832
A Ravensley, nel cuore della regione paludosa dei Fens, è avvenuto un vero e proprio terremoto. Il vecchio, amato, signore della zona è morto e tutto è pronto affinché la tenuta venga ereditata dal figlio Oliver Aylsham, educato da sempre a gestire quella terra difficile ed amato dai suoi fittavoli. Tuttavia, rispunta dal passato il fratello maggiore del vecchio Lord of Ravensley, Justin, da tutti creduto morto da anni in India.
Justin è il legittimo erede e non solo scalzerà Oliver senza premure, ma gli ruberà anche la donna che Oliver stava per sposare, Alyne, che ha lasciato il giovane rampollo Aylsham non appena ha scoperto che non sarebbe stato lui l’erede e si è subito messa a corteggiare lo zio Justin.

Inizia così un susseguirsi di eventi drammatici e difficili, in cui Justin dimostrerà la sua incapacità di gestire la terra pur investendo un grande patrimonio per tentare di bonificare la paludi (ed imponendo tasse sempre più alte ai suoi fittavoli). Tra rivolte, segreti che riemergono dal passato, ricordi d’infanzia e intrighi ambiziosi, Oliver diventerà un uomo e non solo sarà in grado di scegliere tra Alyne e la dolce e tenace Clarissa, ma riuscirà a salvare la terra che lui sente comunque ancora sua. Perché, a prescindere da quello che dice la legge, chi è il vero Lord of Ravensley?



Cover del libro in inglese

Commento:  Il signore di Ravensley è il secondo libro che leggo di Constance Heaven dopo I fuochi di Glenlochy (ovviamente anche questo proviene dalla biblioteca fatata della mia mamma), e la mia impressione su questa scrittrice viene confermata. Si tratta di un’autrice che studia approfonditamente non solo gli usi e i costumi dell’epoca, ma la terra in cui fa svolgere le sue storie. Se ne I fuochi di Glenlochy era la Scozia di fine Settecento ad essere disegnata con vivide pennellate, questa volta si tratta dei Fens in Inghilterra. E di questo riprende tutto: geografia, umori, credenze… e ci si sente proiettati dentro a questa storia anima e corpo, si sente il profumo della terra bagnata, si scorgono i nuovi mulini che si ergono imperiosi tra le zone paludose, si arriva a temere in prima persona l’acqua che lentamente sale e potrebbe inondare ogni cosa. Non sono mai stata nei Fens (a dire il vero non li avevo mai sentiti nominare), eppure mi sembrava di stare lì.



Winter landscape in the Fens di Arthur Anderson Fraser (1861-1904)

Storie e leggende:
Molti sono i richiami alle credenze popolari, disseminati pagina dopo pagina per far rivivere quell’antico mondo perduto: Sun Dunstan e i benedettini (e la trasformazione dei peccatori in anguille), la rievocazione delle gesta del fuorilegge Hereward the Wake che animò una sommossa contro Guglielmo il Conquistatore proprio attraversando i Fens o la leggenda del Black Shuck, il fantasma di un cane nero che correva per i Fens di notte e che spaventava i racconti dei bambini.



Il terrificante Black Shuck

Attenzione ai problemi sociali:
Ma il romanzo spicca anche per una particolare attenzione ai problemi dei fittavoli e dell’importanza che vi sia una convergenza tra il landlord e i suoi uomini, altrimenti non è possibile arrivare ad alcun reale profitto per nessuno. Le rivolte che si alzano contro Justin sono scritte con dovizia di particolari e le ragioni degli uomini che si rivoltano verso il loro Lord sono comprensibili e, spesso, condivisibili.
Come sempre sarà Oliver, amico sincero dei suoi uomini, a cercare da fare da paciere e a tentare di trovare soluzioni, spesso tralasciando i suoi doveri nei confronti della moglie Clarissa, sposata quando l’astuta Alyne si è unita in matrimonio con lo zio Justin.
Al riguardo vorrei trascrivere una frase pronunciata da Oliver (pag. 128): “Non sono nemico del progresso, ma deve essere il progresso per tutti, non arricchire un uomo soltanto e privare gli altri del diritto di esistere”.
Potrebbe riportarsi anche ai giorni nostri? Io credo di sì…

Stile di narrazione:
Chiudo facendo una nota sullo stile di scrittura originale e che in parte mi ha ricordato Wilkie Collins. Il romanzo, infatti, è diviso in 5 parti narrate in prima persona alternativamente da Oliver, Clarissa, Alyne, Oliver e nuovamente Clarissa, che raccontano la storia attraverso i diversi punti di vista.
Se il personaggio più approfondito è Clarissa, la giovane moglie di Oliver innamorata di un marito che sembra non voler dimenticare Alyne, si entra lentamente nella psicologia di tutti e si approfondiscono molti lati dei caratteri per una lettura a 360°.
Senza contare che tutti i personaggi di contorno, anche se poco presenti, sono capaci di lasciare il segno, dal Joshua Rurland alla ribelle Cherry (sorella minore di Oliver), dall’ambiguo Ned al timido Jethro (figlio illegittimo di Justin).



Chi sceglierà infine Oliver? La moglie Clarissa o l'arrivista Alyne?

Complessivamente si tratta di un romanzo assai interessante, con una storia d’amore non scontata all’interno di un momento storico particolare e molto ben descritto.
Il libro ha un seguito, L’eredità di Ravensley, che ovviamente è nelle mie prossime letture.

Letto: 03-28 maggio 2020

Voto: 8 al libro, 8 ½ alla precisione e alla cura di Constance Heaven, 6 alla copertina (dell’inimitabile Karel Thole, ma qui non è al suo meglio), 7 ½ alla traduzione di Paola Forti.

Stelle mozzafiato: ****½

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