giovedì 28 maggio 2020

#SpecialeScuola - La convenzione dell'ONU dimenticata, la parola degli oculisti, la mancanza di delocalizzazione. Questo e molto altro nel riassunto di oggi.

ROMA (28 maggio 2020) - Non sono un medico, non sono un educatore, non sono neppure un politico.
Sono una giornalista. E io credo fermamente che il ruolo del giornalista sia quello, copio dalla Treccani, quello di scrivere "inchieste volte a denunciare problemi sociali".
Il problema sociale a mio avviso più pressante in questo momento, e più dimenticato, è quello della scuola e dell'educazione, sebbene il diritto alla scuola sia un diritto sancito dall'art. 34 della Costituzione (e non ditemi che il diritto è tutelato dalla didattica a distanza, lo sapete che solo a Roma, a Roma!, solo il 39% degli alunni di scuola primaria ha potuto godere della Dat? E se l'altro 61% non ha potuto concludere degnamente l'anno... pazienza! Che volete che sia, sono solo bambini!).


Quello che tutti noi sappiamo è che le scuole hanno chiuso ai primi di marzo e che riapriranno (forse) a settembre con delle linee guida decise ora, pur ancora non sapendo ora (perbacco, mancano quasi 4 mesi! Avete idea di come era l'Italia quattro mesi fa? Come possiamo prevede come sarà tra 4 mesi?) quello che accadrà.
Linee guida che non prevedono delocalizzazione (come si può trattare una scuola di Milano allo stesso modo di una nel cuore della Basilicata che già adesso da giorni non rileva nessun nuovo contagio?).

In queste settimane nessuno ha realmente parlato della scuola e dei problemi dell'infanzia. Nelle conferenze stampa del sabato sera la parola bambini non veniva mai pronunciata e nella narrazione generale il problema di tenere a casa i minori da 0 a 18 non veniva mai affrontato ma dato per scontato.
Sì, ci si è dimenticati dei bambini.
E ci si è dimenticati della Convenzione dell'Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza firmata il 29 novembre 1989 che nell'articolo 2 che ne delinea le linee guida dichiara (anzi direi GRIDA): "Quando occorre prendere decisioni che possono avere ripercussioni sull'infanzia, il benessere dei bambini è prioritario. Ciò vale in seno a una famiglia quanto a livello statale".

Qualcuno lo ha preso in considerazione? No.

E' notizia di ieri pubblicata da Il Messaggero che riporta l'allarme lanciato a Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi): "Per i bambini stare al chiuso tutto il giorno e fare lezioni al pc può favorire un problema che già colpisce quasi il 100% dei bimbi asiatici di 8-13 anni: la miopia". (per leggere tutto l'articolo cliccare qui).
Questo monito verrà ascoltato? Chissà. Certo è che si parla ancora di scuola a distanza anche per l'anno accademico 2020-2021 (per il momento solo per le superiori, ma chi non conosce la teoria della Rana bollita di Chomsky?).


Nel frattempo leggo di una lezione all'aperto organizzata da due maestri 'ribelli' di una scuola primaria di Biella, in cui si è organizzata una merenda didattica per rivedere ed insegnare ai bambini dal vivo. Un modo alternativo per staccare i bambini dai monitor e ridonare loro un po' di socialità e di amicizia non virtuale. (cliccare qui per leggere l'articolo)

Infine, un allarme che viene dagli Stati Uniti in cui la situazione didattica è uguale a quella nostra (ovvero tutto chiuso e lezioni a distanza): "Aiutare gli studenti in difficoltà è molto più complicato con la didattica a distanza. Un insegnante esperto può guardare gli studenti mentre lavorano e vedere quali difficoltà hanno. Un intervento tempestivo può riportare gli studenti in pista. Sotto l'apprendimento a distanza, l'insegnante non vede il lavoro fino a quando non è stato completato. Mostrare agli studenti i loro errori ed aiutarli a risolverli è difficile. E' molto più facile dare loro il beneficio del dubbio e assegnare voti più alti". (cliccare qui per leggere l'articolo)

2 commenti:

  1. Sono assolutamente d'accordo. I miei figli sono ormai grandi ma ho cinque nipoti tra i nove ed i sedici anni.
    Dove sono finite tutte le raccomandazioni di non tenere per troppe ore i bambini/ragazzi davanti ad uno schermo di computer?
    Come può essere garantito il diritto allo studio quando non tutte le famiglie possono permettersi l'acceso alla rete e l'acquisto di computer, tablet, ecc? E con le famiglie con più figli? Le differenze poi hanno una crescita esponenziale più si va al Sud continuando così a penalizzare bambini/ragazzi che già si trovano in condizioni svantaggiate.
    Per non parlare del carico estenuante per le famiglie (soprattutto le madri) e con risultati molto discutibili.
    Purtroppo sono anni ormai che la scuola italiana è penalizzata da decisioni discutibili prese da chi nella scuola o non ci ha mai messo piede o lo ha fatto in tempi talmente lontani da non ricordarsene più :(

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    1. Sono pienamente d'accordo Anna Maria. Si amplificano le diseguaglianze, si fa male ai bambini, non si studiano strategie. E la situazione è destinata a peggiorare.

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