*Questo articolo è da considerarsi come un approfondimento del mio saggio ‘Storie e leggende di Scozia – Isle of Skye’ (2015)
L’isola di Skye nelle Ebridi Interne in Scozia è una zona ricca, ricchissima di fossili del periodo Giurassico Medio (175-161 milioni di anni fa circa). Solo negli ultimi vent’anni sono state trovate impronte di Megalosauro, impronte di Sauropodi, i resti di un dinosauro a cui è stato dato il nome di Dearcmhara shawcrossi (una sorta di via di mezzo tra un coccodrillo e un delfino) e i fossili della nuova specie Borealestes (un mammaliaforme simile ad un topo).
Non è un caso quindi che le ricerche in questa zona da parte degli studiosi siano sempre più frequenti.
E non è un caso che infine si arrivi a scoperte fenomenali, atte a riscrivere la storia di questo periodo.
Accade quindi che aprire National Geographic ed imbattersi nella notizia dell’ufficializzazione di una nuova straordinaria scoperta che viene dalla zona settentrionale di Skye (non è stato specificato oltre, probabilmente per non stimolare l’arrivo degli sciacalli - noi lo abbiamo riconosciuto ma non lo sveliamo) ha destato in chi scrive grandissimo interesse ma non sorpresa.