lunedì 13 settembre 2021

#Libri Con 'Erede dei Kuragin' si conclude la trilogia zarista di Constance Heaven

Erede dei Kuragin (Kuragin #03)
di Constance Heaven


Dati tecnici:
Titolo originale: Heir to Kuragin
Traduzione: Paola Forti
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Oscar Mondadori n. 1270
Pagine: 271
Anno: 1978 (in Italia dal 1980)
Genere: period romance


Trama: Impero russo (Caucaso e Georgia). Metà Ottocento.
Anna Gadiani intraprende un lungo, pericoloso viaggio dal cuore della Russia verso Kumari, nel Caucaso, per cercare il marito Gregory, scomparso da tempo dopo essere rimasto coinvolto in circostanze misteriose legate alla ribellione che da anni tormenta la zona dell’attuale Georgia. In molti, tutti, credono che il marito sia morto ed Anna deve raggiungere il luogo anche per dirimere annose questioni ereditarie e, in caso, prendersi sulle spalle il peso di una tenuta contro gli occhi celati di molti nemici.
Nella traversata Anna è accompagnata dalla zia ed aiutata da una compagnia di soldati guidati da Paul Kuragin, che sembra conoscere segreti legati a Gregory che però non vuole confidarle.
Tra balli sfavillanti, monti innevati, cugini insidiosi e rapimenti pericolosi, Anna si troverà di fronte al suo passato e al suo futuro…


Commento:
Erede dei Kuragin è il terzo della trilogia dedicata alla Russia zarista da Constance Heaven (gli altri sono La famiglia Kuragin e La stirpe degli Astrov). Come sempre la Heaven si conferma maestra nel descrivere i luoghi e nell’approfondire tematiche diverse nei suoi libri, che, sebbene tutti ambientati nell’Ottocento, si concentrano su località e situazioni politiche sempre diverse, approfondite con maestria.
Nel caso di Erede dei Kuragin l’autrice si concentra sulla situazione border line in essere nell’attuale Georgia nei confronti dello zar, specificando sia l’autonomia che avevano le autorità russe assegnate alla regione nei confronti dello scettro centrale, sia le ribellioni che serpeggiavano sempre più insistenti tra gli abitanti del luogo, dando vita a battaglie più o meno consistenti.


Anna legge la lettera scritta da Gregory prima di sparire

Amore e dissonanza:
Se l’approfondimento storico è molto interessante e riesce a mettere in luce le ragioni di ambo le fazioni senza parteggiare realmente per nessuna delle due, quello che ancora una volta non mi è piaciuto (come era accaduto per La stirpe degli Astrov) è il modo in cui viene affrontata la storia d’amore.
Da una parte Gregory Gadiani, il marito di Anna, e dall’altra Paul Kuragin, l’ufficiale russo.
La Heaven cerca di convincerci che solo Paul sia degno di Anna e che Gregory sia solo un poco di buono, ma la sua penna sembra viziata dal classico tifo più basso che vede solitamente solo i lati positivi dei propri beniamini, sorvolando su quelli negativi come se non esistessero, e viceversa.
La gelosia di Gregory è ovvia e giusta (in fondo Anna se la spassa con Paul mentre il marito è malato e costretto a letto dopo un anno passato ai lavori forzati), mentre la fa apparire come ridicola e ingiustificata.
Ma l’apoteosi si raggiunge dopo la morte di Gregory, in cui la stessa nonna di Gregory (che adorava il nipote) spinge Anna tra le braccia di Paul perché bisogna sempre avere una seconda occasione (sapendo che Paul è stato il suo probabile assassino).
Tutta la costruzione della storia d’amore è un castello di carta. I sentimenti sono forzati per portare i personaggi verso una determinata direzione.
Quanto sarebbe stato più bello se si fosse concentrata sull’amore tra Anna e Gregory, facendolo crescere lentamente…


Anna e Paul

Santa Nina:
A pag. 128 Paul accompagna Anna in una gita e i due si soffermano alla cattedrale di Sioni. Paul non solo racconta alla giovane una leggenda legata al Sultano Jelal-eddin (una delle tante piccole chicche di cui la Heaven costella la narrazione per immergere il lettore nella location scelta), ma si sofferma “davanti alla croce che Santa Nina aveva intrecciato con rami di vite e legato con i propri capelli”.
Mi domando quindi chi sia questa santa che non avevo mai sentito nominare. Scopro che ha vissuto a cavallo tra il III e il IV secolo e che, secondo le sue fonti agiografiche più diffuse, era originaria di Colastra in Cappadocia. Giunse in Georgia (l’antica Iberia) proveniente da Costantinopoli. Dopo aver compiuto diverse guarigioni miracolose convertì dapprima la regina Nana e successivamente il re pagano Mirian III di Iberia, che, perso in un bosco fitto ed immerso dalle tenebre durante una battuta di caccia, trovò la strada della salvezza solo dopo aver invocato il “Dio di Nina”.
Santa Nina è una dei santi più venerati della Chiesa apostolica autocefala ortodossa georgiana e uno dei suoi attributi, la croce di tralci di vite appunto, è il simbolo della cristianità georgiana. Nella chiesa cattolica si festeggia il 15 dicembre.

Curiosità: il centro storico di Tbilisi (dove si trova la Cattedrale di Sioni) è nella tentative List del Patrimonio Unesco dal 2007.



La cattedrale di Sioni a Tbilisi con la Croce di Santa Nini, lì custodita dal 1802.

Kabardam:
Come al solito la Heaven approfondisce anche gli animali tipici della zona di cui parla (vi ricordate i cani Borzois ne La famiglia Kuragin?) e anche in questo romanzo non è da meno. In particolare in questo romanzo si sofferma sui cavalli Kabardan (un esemplare grigio pomellato viene affidato a Anna).
I Kabardan (o Kabarda) sono dei cavalli tipici del Caucaso celebri per essere molto forti e capaci di adattarsi velocemente ad ogni cambiamento climatico. La razza è allevata da almeno 400 anni, anche se si ritiene che le sue origini affondano fino alla civiltà Ittita (II millennio a.C.). Dopo la rivoluzione Russa del 1917 il numero dei Kabarda fu enormemente ridotto e ad oggi le fattrici di questa razza si contano intorno alle 400 unità.


Un cavallo Kabarda oggi

Complessivamente si tratta di un romanzo interessante dal punto di vista storico ma molto scontato e svilente dal punto di vista sentimentale. Il collegamento con i Kuragin è flebile (Paul lo avevamo conosciuto bambino e durante la storia fa riferimento ad eventi accaduti nei libri precedenti, ma manca tutta l’atmosfera dei Kuragin) e complessivamente non è i protagonisti non sono neppure lontanamente paragonabili con Andrei, lo zio, e Rilla, la sua antica tutrice.

Curiosità: è stata inserita la stessa nota introduttiva scritta da Anna Luisa Zazo per Il signore di Ravensley (uscito in Italia un anno prima).

Letto: 11-14 agosto 2021

Voto: 6 al libro, 7 a Constance Heaven per gli approfondimenti, 6 ½ alla copertina di Oliviero Berni, 7 alla traduzione (affidata ad una terza traduttrice diversa rispetto ai primi due libri… ma perché?)

Stelle mozzafiato: ***

Recensione in arrivo: AAA Agenzia Investigativa Offresi di Cidiesse

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