giovedì 14 giugno 2018

Anna dai capelli rossi, 110 anni e non dimostrarli


ROMA - Nel giugno 1908 è uscito negli Stati Uniti Anne of Green Gables di Lucy Maud Montgomery edito da L.C. Page & Co., un editore di Boston che pochi anni dopo avrebbe dato alle stampe un altro capolavoro americano per ragazzi: Pollyanna di Eleanor H. Porter.




Anna dai capelli rossi è un classico senza tempo, che ha avuto varie trasposizione cinematografiche: dal film La figlia di nessuno del 1934 che lanciò la giovane Anne Shirley (vero nome Dawn O’Day) per una parte a cui ambiva addirittura Katharine Hepburn, agli sceneggiati canadesi anni Ottanta con Megan Follows (dove Diana Berry era interpretata da Schuyler Grant, nipote di Katharine Hepburn che spinse molto per questa scelta, per avere a cinquant’anni di distanza una piccola rivalsa) fino alla recente Chiamatemi Anna di Netflix; per non parlare del capolavoro dell’anime giapponese Anna dai capelli rossi (1979) diretto dal maestro Isao Takahata (1935-2018).




In Italia, in concomitanza con questo anniversario, è uscito Anne di Tetti Verdi, edizione integrale a cura di Enrico De Luca e Oscar Ledonne ed edito da Lettere Animate Editore. Scrivere ‘edizione integrale’, tuttavia, non rende giustizia all’immenso lavoro portato avanti da De Luca. Infatti, per regalare agli italiani una versione completa del romanzo, il professore ha confrontato le tre versioni uscite del romanzo mentre la Montgomery era in vita (1908, 1925 e 1942), arricchendo di note il racconto, spiegando i riferimenti religiosi, letterari e geografici legati al testo e approfondendo alcuni temi legati alla lingua utilizzata dalla scrittrice (devo dire che nel leggerlo non vedevo l’ora che arrivassero le note per scoprire qualche retroscena sul romanzo, dai nomi originali dati da Anne ai posti ai richiami letterari ad Andersen, o ai proverbi di Dickens).

 

Dopo 110 anni, Anna dai capelli rossi è ancora attualissimo proprio perché racconta una storia semplice, con emozioni forti in cui tutti possono riflettersi.
Credo che uno degli argomenti più interessanti in questo frangente storico, sia quello dell’adozione espresso in poche parole in un dialogo tra Marilla Cuthbert (la donna che prende la decisione di adottare Anne) e Matthew Cuthbert (il fratello che prende subito in simpatia Anne).
“Di che utilità sarebbe per noi?”, domanda Marilla titubante all'idea di adottarla.
La risposta di Matthew è la forza di questa storia: “Potremmo esserlo noi per lei”.
Ecco l’emblema di quello che in questi tempi viene dimenticato: la genitorialità vista come un dono di sé verso i minori per aiutarli nel difficile cammino della vita e non come un diritto o un capriccio.
Per Marilla e Matthew adottare Anne è una gran fatica, sia economica che fisica, perché la loro ricerca di un ragazzo (tutto nasce da un equivoco all’orfanotrofio) era dettata dal desiderio di trovare un aiuto nei campi per Matthew che stava invecchiando. La scelta di tenere la sfortunata Anne (senza potersi più permettersi un ragazzo a questo punto) è un totale dono per aiutarla a crescere, sia dal punto di vista religioso (quanto si scandalizza Marilla quando scopre che Anne non conosce le preghiere!) e poi scolastico (dove Anne primeggerà).

Devo ammettere che questo romanzo, di cui sono innamorata fin da quando vidi l'anime giapponese che mi portò a leggere tutta la saga (in tutto otto romanzi, anche se allora furono pubblicati dalla Mursia solo i primi sei), mi ha influenzato moltissimo. Sia nella vita (per esempio nel gustare l'attesa delle cose perché "aspettare con impazienza le cose è la metà del piacere delle cose stesse") che nella scrittura dei miei romanzi. Non tanto nelle trame (chi mi ha letto lo sa, io scrivo storie ricche di adrenalina e di tensione emotiva), ma nel fatto che bisogna scrivere quello di cui uno sa (quanto sono importanti gli insegnamenti di Gilbert) e nel diventare un tutt'uno con il paesaggio descritto.


Un classico intramontabile, che non dovrebbe mai essere dimenticato. Da far leggere ai nostri ragazzi, per insegnare loro l’amore per il creato, per l’attesa, per la ricchezza dell’amicizia, per la forza dello studio…

2 commenti:

  1. Carissima Diletta ...come sempre le tue recensioni mi trovano d'accordo su tutto.
    Questa volta in particolare mi hai emozionata molto, non solo perché in un piccolo articolo hai saputo toccare tutti gli argomenti che rendono prezioso il romanzo, ma perché nello scrivere la recensione, hai saputo trasmettere la tua "personale" emozione, ho percepito tra le righe la Diletta bambina, la Diletta persona e non scrittrice, ho conosciuto un altro piccolo pezzettino interiore di te, quello in pratica che ha il potere di sviluppare un'amicizia, seppur via web...Mi hai dato i brividi...molto bello !
    INOLTRE ...non sapevo di questo nuovo libro, così completo e ricco ...lo metto il lista tra i miei prossimi acquisti, GRAZIE MILLE DILETTA, TI ABBRACCIO CON STIMA, GRANDE STIMA !! :-)

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    1. Grazie mille Tiziana per le tue bellissime parole. Sì, hai visto giusto. C'è tanto di Diletta bambina e di Diletta persona nelle emozioni che mi suscita questo romanzo. In casa mi chiamavano 'la piccola Anna', proprio per la mia passione smodata per questo personaggio e per quello che mi trasmetteva. Per quanto io abbia amato anche Piccole Donne, se dovessi dire un personaggio letterario in cui mi sono sempre rispecchiata quello è Anna (molto più di Jo). Un abbraccio a te con tanta stima ed emozione!

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