mercoledì 26 settembre 2018

#Libri - L'amore non può attendere di Barbara Taylor Bradford, rivisitazione in chiave moderna (e assai bruttina) della storia dei Tudor


L’amore non può attendere
di Barbara Taylor Bradford

Dati tecnici:
Titolo originale: Being Elizabeth
Traduttrice: Sofia Mohamed
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Collana: Pandora
Pagine: 399
Anno: 2008 (in Italia dal 2009)
Genere: narrativa contemporanea


Trama: Londra. Anni Novanta.
Elizabeth Turner viene informata della morte della sorella Mary ed un moto di trionfo illumina immediatamente i suoi giovani occhi. Finalmente l’impero della sua famiglia andrà tutto in suo potere e nessuno più potrà dirle quello che deve o non deve fare!
Assembla immediatamente una squadra di fedelissimi (composta per lo più da uomini) e si prepara ad affrontare il primo consiglio di amministrazione, pronta a fare immediatamente dei cambiamenti fondamentali all’azienda e ad esautorare tutti gli alleati di Mary.
Ma non tutto è semplice come si aspettava. Una lontana cugina tenta di rivendicare il posto a capo dell’azienda e degli attentati terroristici minano la stabilità sia di investimenti già avviati che di progetti proiettati verso il futuro.
Elizabeth cerca di superare ogni ostacolo anche grazie al suo amico d’infanzia Robin, che, seppur sposato, si comporta da scapolo, e si innamora perdutamente della sua vecchia compagna di giochi…


Commento: L’amore non può attendere è il terzo volume della trilogia La dinastia di Ravenscar di Barbara Taylor Bradford che racconta la storia di una famiglia nel corso di più di un secolo (dai primi del Novecento ai giorni nostri). Presentato al pubblico come una storia di potere ed intrighi, di soldi e di successo, il libro è preceduto da Passioni e tradimenti e L’eredità, che io non ho letto (né credo che leggerò mai). Non per questo si ha difficoltà a capire la trama, tanto che si riescono a seguire gli intrighi in maniera abbastanza semplice, anche perché… è unicamente la trasposizione ai giorni nostri della storia dei Tudor. Possibile che in Italia non lo abbiano messo in risalto? Non una riga nella trama, non un’osservazione tra i commenti, nulla di nulla…

La storia dei Tudor
Indubbiamente la Bradfrod si è documentata a fondo sulla storia di Elisabetta I (tanto che al termine del romanzo è presente anche la bibliografia di riferimento). Forse si è documentata troppo. Perché troppo?, vi domanderete. Perché la storia in questo modo prende troppo le distanze dall’autrice, che tenta pedissequamente di asservire i personaggi ad una trama che non appartiene al cuore della scrittrice (e dei protagonisti), costringendola ad andare esclusivamente lì dove deve andare.
I personaggi risultano quindi quasi imbalsamati, senza un briciolo di passione o sentimento, che recitano la loro parte in maniera assai blanda.
Un esempio su tutti: il matrimonio di Robin. Se all’epoca poteva accadere senza meravigliarsi che si facessero matrimoni combinati tra due persone che non si amavano, ora risulta alquanto assurdo il matrimonio tra due giovanissimi, celebrato solo perché erano un po’ ingenui. E ancor più assurdo risulta il fatto che fossero divisi da oltre cinque anni, senza aver mai pensato al divorzio. E ancor di più che alla morte della moglie, Robin possa essere accusato di averla uccisa per liberarsene.


Una giovane Elizabeth Tudor

Mancanza di obiettività
Inoltre non si può non notare che il libro brilla per una mancanza totale di obiettività.
Capisco che l’autrice è inglese, ma manipolare la storia in questo modo ha del ridicolo, se non avesse del patetico.
Vorrei citare una frase pronunciata da Andrea Lucchetta nel corso della telecronaca di Italia – Finlandia dei Mondiali di pallavolo di qualche giorno fa.  Recitava più o meno così: “Permettetemi di alzarmi in piedi per applaudire quello che ha fatto il libero della Finlandia. Perché dobbiamo ricordarci sempre del valore degli avversari e riconoscerlo. Anzi, più grande è il loro valore, più grande è l’onore di batterli”. Questa mentalità apparteneva alla nazionale di volley fin dai suoi primi trionfi (Europeo 1989 e Mondiale 1990, qualcuno è abbastanza ‘vecchio’ da ricordare Zorzi che va a consolare Despaigne, leader di Cuba, al termine della finale vinta?) e anche io, da allora, l’ho interiorizzata.
E visto che la pallavolo è metafora di vita (come ho cercato di raccontare nello sport romance ‘Un principe per Agla’), penso che questo atteggiamento mentale dovrebbe applicarsi sempre e ovunque. Anche nella scrittura di un romanzo che richiama la Storia.
Ne L’amore non può attendere tutti, ripeto TUTTI, i ‘nemici’ di Elizabeth Turner sono o perfidi o idioti o entrambi. La sorellastra Mary (Maria la Sanguinaria) è profondamente cattiva, egoista, quasi pazza per la sua malignità. La cugina Marie (Maria Regina degli Scozzesi) è una folle, un po’ stupida, completamente avulsa dalla realtà.
Ora, cara Barbara Taylor Bradford, possibile che ancora oggi, a centinaia di anni, non si possa raccontare la storia con un briciolo di obiettività? Le situazioni devono essere contestualizzate e capite. Altrimenti accade, come capita con L’amore non può attendere, di trovarsi di fronte ad una storia completamente piatta, senza né sussulti né partecipazioni, quando invece sarebbe stato bello, molto più bello, studiare i giochi tra le parti, lo spionaggio e il controspionaggio, il conflitto, la tensione.


Barbara Taylor Bradford

Valori inesistenti
Oltretutto Elizabeth viene fatta passare per l’eroina assoluta della storia, quando nel leggere l’intreccio si rimane quasi storditi per la sua totale mancanza di valori.
Muore la sorellastra? C’è esclusivamente gioia, anzi tripudio. Non un briciolo di umanità nei suoi confronti, dopo una morte avvenuta in così giovane età. Non un ricordo, un rimorso, un rimpianto. No, Mary era la sorella cattiva e malvagia, mentre Elizabeth era la buona e pura (e per questo balla sulla sua tomba).
Robin è sposato? Non importa. Elizabeth lo ama, quindi non si interessa della moglie e si presenta a balli, feste, iniziative di beneficenza al fianco del suo amato. Il fatto che la stampa ci vada a nozze e scriva di tutto e di più su di loro, facendo arrivare così la notizia alla moglie senza che loro si siano degnati di avvertirla, non ha importanza. Loro devono vivere la loro vita giovane e allegra.
Il marito della mia matrigna è seducente? Beh ho solo sedici anni, ma perché non provare ad andarci a letto visto che lui è rimasto affascinato dal mio bel faccino? Chi se ne importa se tento di farlo nella casa stessa della mia matrigna, mentre la mia matrigna è presente! NB La matrigna, tra l’altro, ha accolto con amore Elizabeth ed ha sempre cercato di aiutarla in ogni modo…
Si potrebbe proseguire all’infinito nell’elencare i ‘valori’ dell’eroina Elizabeth Turner, unica ‘buona’ della storia…


Robert Dudley, alias Robin

Mancanza di originalità
Detto questo il romanzo risulta alla fin fine mancante di ogni tipo di originalità.
Perché se da una parte il fatto che si rifaccia alla storia dei Tudor sia un suo (piccolo) punto di forza (l’idea poteva essere stuzzicante, se gestita bene, a partire da Walsington, alter ego di Francis Walsingham, diplomatico spietato della corte di Elisabetta I che ha inventato, in pratica, i servizi segreti statali), dall’altra diventa un’arma a doppio taglio perché si trasforma nel suo punto più debole. Il soggetto, infatti, è l’unica cosa originale di tutta la storia (ma è altresì l’unica cosa che non è ideata da Barbara Taylor Bradford). Per il resto ci sono solo personaggi piatti, scene senza collante e reazioni inspiegabili.
Il romanzo complessivamente è scritto in maniera scorrevole e si legge con facilità, ma è davvero poco, troppo poco, per una scrittrice che ci dicono che vende più di 35 milioni di copie.

Vivamente sconsigliato.


Francis Walsingham, alias Walsington


Letto: 17-24 agosto 2018

Voto: 3 al libro, 2 a Barbara Taylor Bradford per non aver saputo (o voluto) trasportare la sua idea in maniera approfondita, 2 ai media italiani che non hanno messo in risalto il rapporto con i Tudor, 2 ad un’editoria che porta in auge questo tipo di scrittori (e di valori) e lasciano nel dimenticatoio molti autori del passato ormai dimenticati.

Stelle mozzafiato: *

Recensione in arrivo: Senza nome di Wilkie Collins (l’ho letto a luglio, ed è la terza volta che lo annuncio, ma dopo che mi si è cancellato il file ho fatica a ricominciare a scriverlo… arisob arisob)

3 commenti:

  1. IO LETTO SENZA NOME, LO SCORSO ANNO : BELLISSIMISSIMO .....Forse lo metterei anche prima della Signora in Bianco ....PERò TU è UN BEL PO' DI TEMPO CHE CI PROMETTI QUESTA RECENSIONE ....E NON ARRIVA MAIIIIIIIIIIIIII !!!! :-D 😆😆

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  2. Sopra erano faccine che ridevano ....ma non son venute bene... :-D

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    1. Ho ricominciato a scriverla! La prossima prometto che sarà 'Senza nome'! E' che è stato massacrante il fatto di aver perso il file dove l'avevo iniziata... :P Mi è piaciuto molto molto anche se per me 'La donna in bianco' è un gradino sopra agli altri <3 <3 <3

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