La vita inusuale di T. Tembarom
di Frances Hodgson Burnett
Dati tecnici:
Titolo originale: T. Tembarom
Traduttrice: Simona Garavelli
Casa Editrice: Astoria
Collana: -
Pagine: 485
Anno: 1913 (in Italia dal 2017)
Genere: narrativa classica
Trama:
Inizio Novecento.
New York. T. Tembarom vive in una piccola pensione cercando di sbarcare il
lunario. Poverissimo fin da piccolo, ha visto la sua situazione economica
peggiorare con la morte del padre prima e della madre poi. Volenteroso e assai
generoso (ma non brillante e ancor meno astuto), si tuffa nella vita a testa
bassa cercando di guadagnare qualche soldo. Trova, infine, in Mr Galton, il
direttore di un giornale di New York, un amico (o forse sarebbe meglio dire una
sorta di padre) inaspettato, che lo prende in simpatia e lo aiuta a diventare
giornalista e ad aggiudicarsi la rubrica dedicata alla cronaca leggera dei
Nuovi Ricchi.
Con la gioia nel cuore T. Tembarom torna
alla pensione con il contratto appena firmato, certo che ora potrà chiedere in
moglie la piccola Ann Hutchinson,
ospite della pensione assieme al padre (inventore inglese in cerca di mecenati),
che dal primo momento lo ha fatto innamorare.
Ma quel che trova alla pensione è ben
diverso dalle attese. Un avvocato di Londra, infatti, lo sta aspettando per
comunicargli che lui altri non è che l’erede di un enorme patrimonio in
Inghilterra e che deve subito attraversare l’Atlantico per prendere possesso
dei suoi averi (la ricerca è durata più di due anni e c’è urgente bisogno che
l’erede prenda in mano la situazione).
Come reagirà T. Tembarom? Cosa dirà la piccola Ann? Come si troverà un
americano dei bassifondi di New York ad incrociare il suo destino con la
nobiltà inglese? Chi è Miss Alicia? E perché T. Tembarom inizia a tessere
rapporti stretti con tutte le più belle Lady della contea, inclusa Lady Jane,
ex promessa sposa del cugino morto nel Klondike?
Commento: La
vita inusuale di T. Tembarom è una delle ultime opere di Frances Hodgson
Burnett (1849-1924) ed è stata pubblicata per la prima volta nel 1913 (quattro
anni dopo Il giardino segreto).
Arrivato in Italia solo nel 2017 grazie ad Astoria (che ci ha già regalato
ultimamente anche Un matrimonio inglese
e L’imprevedibile destino di Emily
Fox-Seton), si tratta di un piccolo gioiello dimenticato capace di
raccontare con arte magistrale le differenze tra gli americani e gli inglesi ad
inizio Novecento (cosa che l’autrice fa spesso nei suoi romanzi a partire
dall’intramontabile Il piccolo Lord).
I
personaggi.
T. Tembarom è lontano dai classici cliché
dei romance moderni. Si tratta infatti di un giovane molto povero che riesce a
trovare sempre qualche soldo per andare avanti settimana dopo settimana e che,
sebbene non sia brillante (né tantomeno furbo), ha dalla sua una capacità di
farsi voler bene da tutti (forse perché si prende cura di tutti con il suo buon
cuore), tanta buona volontà e un codice etico fortissimo (cosa che ultimamente
viene messa molto da parte, specialmente per i cosiddetti “eroi” maschili dei
romanzi moderni).
La piccola
Ann, viceversa, pur essendo fondamentale nella storia con i suoi consigli, il
suo immenso giudizio e la sua dedizione al padre, viene completamente oscurata
dalla presenza di T. Tembarom e il lettore, proprio come tutti i personaggi che
gli girano attorno, impareranno ad amarlo pagina dopo pagina, quasi
dimenticandosi di Ann.
Un discorso a parte per Miss Alicia, la
zia alla lontana dell’erede americano. Si tratta di una donna che vive ancora
nell’epoca vittoriana, impaurita da tutto e da tutti, e che grazie alla gioia
di vivere di T. Tembarom troverà le sue ore più liete. Un personaggio che
colpisce il lettore fin dalla sua apparizione improvvisa, come se fosse
spuntata dalla penna della Burnett senza che neppure l’autrice lo volesse ma ne
fosse rimasta talmente affascinata da non volerla cancellare. Quanto sono belle
le pagine in cui T. Tembarom le prepara un corredo di abiti bellissimi e tutti
ispirati al tardo vittoriano (la modista a cui si rivolge mi ha ricordato Miss
Audrey di The Paradise)…
Illustrazione di Charles S. Chapman
sul primo incontro da T. Tembarom e Miss Alicia,
una delle scene più adorabili del libro.
Traduzione
– linguaggio.
Nel leggere il libro spicca subito la
grande ricerca fatta dalla traduzione per rimarcare la differenza di
linguaggio, non solo tra gli americani e gli inglesi (il modo di parlare di T.
Tembarom spiazza tutti coloro che lo ascoltano), ma anche tra i nobili e i meno
nobili (compresi gli Hutchinson). Molto bello davvero.
Citazioni.
Nel romanzo si susseguono non poche
citazioni che dispiace non siano approfondite con le note. Fatti, personaggi o
riferimenti noti nel 1913, in Gran Bretagna tra l’altro, non è detto che siano
di facile comprensione per i lettori di oggi. Un po’ di approfondimento non
avrebbe fatto male.
Tra le tante, quelle che ho notato sono
state:
- l’assassinio del presidente Garfield.
Non sapevo assolutamente la storia di questo Presidente degli Stati Uniti,
esponente di spicco della massoneria, ucciso nel 1881 pochi mesi dopo la sua
elezione. Giochi di potere o un assassino singolo senza complici? La storia opta
per la seconda ipotesi, ma di certo i fatti non sono cristallini…
- L’Uomo con la Maschera di Ferro.
Capisco che c’è un film con Leonardo di Caprio che racconta questa storia
tratta da un romanzo di Dumas padre, ma sarebbe stato bello specificare nella
nota i fatti storici che hanno dato vista alla leggenda e alle ricerche di
Voltaire. Anche perché a lungo andare i fatti del libro richiamano con forza
gli avvenimenti del Seicento francese.
- La strega di Endor. Per un attimo
quando ho letto questo nome ho pensato a Tolkien, poi mi sono immediatamente
corretta da sola perché Tolkien è ben posteriore a questo romanzo. Ho quindi
scoperto che si tratta di una negromante citata nel libro di Samuele della
Bibbia (ammetto che non ne sapevo l’esistenza) a cui si rivolge Samuele, per
chiedere un consiglio in vista di una guerra e rendendosi colpevole di un grave
peccato. Citazione molto interessante. Cercherò di metterla in un mio prossimo
romanzo.
- Il dizionario di Johnson. Si tratta di
uno dei più autorevoli e influenti dizionari nella storia della lingua inglese,
compilato da Samuel Johnson e pubblicato il 15 aprile 1755. Viene citato per il
fatto che alcune parole di T. Tembarom (nello specifico ‘scombussolarsi’) ormai
erano familiari a Miss Alicia come quelle del dizionario di Johnson. Io lo
conoscevo perché Johnson scrisse nel Settecento pagine memorabili sull’isola di
Skye, e l’ho studiato per redigere Storiee leggende di Scozia – Isle of Skye. Ma se uno non sa di cosa si tratta,
come può capire? Sembra che si tratti di un dizionario di un personaggio di cui
non si ricorda il nome!
- “Preferirei perdere una fattoria,
piuttosto che perdere questo”, osserva uno dei personaggi durante il gran
finale, sottolineando che si tratta di una citazione. Citazione di quale opera?
E di quale autore? Ho cercato, ma servirebbe la frase in inglese per scoprirlo.
La strega di Endor (quadro di Dmitry Nikiforovich Martynov, 1857)
Complessivamente il libro mi è piaciuto
molto, compreso il suo ritmo lento e pacifico. Così come ho apprezzato molto il
messaggio di fondo del romanzo: ovvero la bellezza, anzi la magnificenza,
dell’essere umano normale, che ama e viene riamato. E che, in questo mondo, è
rappresentato dalla grande maggioranza degli esseri umani, anche se spesso ce
ne dimentichiamo perché l’occhio dei media si focalizza solo sulla deviazione
della natura umana. Consigliatissimo.
Letto: 25
agosto – 14 settembre 2018
Voto: 8
(romanzo); 9 (Frances Hodgson Burnett); 10 (Astoria per averci portato questo
gioiello assoluto), 6 ad Astoria (per la mancanza di note)
Stelle mozzafiato: ****
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