La Primula Rossa
Ciclo 'La Primula Rossa' #01
della Baronessa Emma Orczy
Dati tecnici:
Titolo originale: The
Scarlet Pimpernel
Traduttrice: Maria Eugenia Morin
Casa Editrice: Newton & Compton
Collana: Biblioteca Economica Newton Classici n. 110
Pagine: 217
Anno: 1905 (in Italia dal 1910, la mia edizione è del 1997)
Genere: antesignano della letteratura di spionaggio
La
Francia vive le sue ore più buie. Paura, sospetto, fughe, ghigliottina.
Terrore. I nobili, anche quelli più dimenticati e che da decenni vivono lontano
da Versailles, sono inseguiti, falsamente processati e giustiziati, tra le
grida di morbosa gioia del popolo parigino, aizzato ad arte da chi vuole
distruggere molto più che una monarchia.
In
questo panorama opera una figura misteriosa, nota con il nome di Primula Rossa,
che, grazie ad una rete di aiutanti pronti a dare la vita per lui, trae in
salvo tutti quelli che può, per farli poi sbarcare in Inghilterra e regalare
loro un futuro migliore.
A
Londra tutti sono ammirati dalle gesta della Primula Rossa, e le donne tutte
romanticamente affascinante da questo eroe senza nome e senza volto. Tra queste,
anche la francese Marguerite, moglie bellissima e conosciuta come “la donna più
intelligente d’Europa” di Sir Percy Blakeney, lord ricco ma assai pigro ed
indolente.
In
molti si chiedono come egli abbia potuto convincere Marguerite a diventare sua
moglie, anche perché è evidente che tra i due vi sia un freddo sentimento e si
vocifera che sia stato il suo patrimonio a convincere la bella donna.
Ma
la verità, come sempre, è ben diversa da quella che si mostra e tra Marguerite
e Sir Percy il sentimento è così gelido perché…
Prima edizione inglese di 'The scarlet Pimpernel' del valore di circa 180 sterline
Commento: Avevo
già letto La Primula Rossa più di
vent’anni fa, dopo aver acquistato il libro con i miei risparmi (l’edizione fa
parte dell’economica Newton e costava appena 3.000 lire). Avevo visto il film
con Leslie Howard e Merle Oberon del 1934 e ne ero rimasta affascinata. L’ho
ripreso in mano perché infine la Fazi (grazie!) ha ripubblicato il secondo
volume della serie (in tutto il ciclo della Baronessa Orczy è composto da 12
volumi), da anni introvabile sul mercato, anche dell’usato. Mi sono fatta
regalare Il voto di sangue (il
secondo volume) per il mio compleanno, ma per assaporare al meglio la storia ho
ripreso anche il primo volume e devo ammettere che la lettura mi ha conquistata
oggi come allora.
Lo
stile della Baronessa Orczy
La Primula Rossa non
è il primo romanzo dalla Baronessa Orczy, ma è di certo il primo ad aver
riscosso un notevole successo. La sua prosa è ancora lontana, a mio avviso, dai
picchi che raggiungerà in seguito (ho letto per esempio lo spin-off La Primula Rossa e Rosa Maria, di una
bellezza cristallina sia nella costruzione della trama che nella stesura della
stessa), ma è evidente che vi sono già tutti gli elementi che l’hanno resa così
famosa.
Sebbene
la scrittura sia un po’ ridondante e a volte ripetitiva (quante volte viene
detto nel testo che Marguerite è considerata la donna più intelligente
d’Europa, quante volte viene sottolineato il grande amore di Marguerite per
Lord Percy e che sarebbe disposta a morire per lui?), rendendo la lettura un po’
ridondante, la trama scorre via complessivamente molto veloce, anche per
l’incalzare degli eventi.
Merito
straordinario della Baronessa Orczy, inoltre, è quello di aver fatto nascere un
genere letterario, che poi avrebbe spopolato non solo nella letteratura ma
anche al cinema: lo spionaggio. E ancor più particolare è che a farlo sia stato
una donna.
Per
comprendere come sia potuto accadere bisogna riflettere su chi sia realmente la
Baronessa Orczy.
Il bacio tra Sir Percy (Anthony Andrews) e Marguerite (Jane Seymour) nel film tv del 1982
Chi è la Baronessa?
Emma
Orczy è nata a Tarnaörs, in Ungheria, nel 1865. Avvenimenti drammatici e
sconvolgenti (la fine dell’azienda del padre in seguito ad uno spaventoso
incendio, la morta dell’amata sorella) portarono lei e la sua famiglia a
viaggiare per l’Europa tra Belgio, Francia ed infine Inghilterra, dove ella si
trovò infine accolta come una figlia adottiva e dove trovò una seconda patria.
Profondamente
credente, ha sempre sostenuto che “è
stata la volontà del Signore” a darle l’ispirazione per il ciclo della
Primula Rossa “e a voi moderni, che forse
non credete come credo io, dirò: nella catena della mia vita ci sono stati così
tanti anelli, tutti incentrati nel portare a compimento il mio destino, e nulla
può essere così meraviglioso come costruire il destino di un uomo o di una
donna” (dalla sua autobiografia del 1947).
In
questo inanellarsi di eventi il più importante è stato l’incontro con il
pittore Montague Barstow, che sposò con profondo e condiviso amore e che segnò
tutta la sua esistenza. Fu proprio il marito ad esortarla a scrivere ed
accompagnarla sempre in questa avventura.
Donna
consapevole della sua poca avvenenza, ma dagli intensi sentimenti, la Baronessa
aveva conosciuto il mondo e aveva visto con i suoi occhi come la gente, aizzata
ad arte, potesse raggiungere picchi di violenza e cattiveria impensabili
(l’incendio all’azienda del padre tutto fu tranne che accidentale). Ed aveva
conosciuto come il rinnegare Dio portasse al dolore e allo smarrimento. Da qui
il suo profondo odio verso la Rivoluzione Francese.
La Baronessa Emma Orczy
Il profondo odio verso la
Rivoluzione Francese
I
sostenitori a spada tratta della Rivoluzione Francese (come Bianca Pitzorno che
in un suo orribile libro la giustificava così tanto, da accettare ogni atrocità
commessa), si astengano dalla lettura perché qui si fa un ritratto davvero
crudo e senza sfumature di quello che fu il Terrore per la Francia.
“Una tumultuosa, rumoreggiante folla
di creature che di umano avevano soltanto il nome, giacché all’occhio e
all’orecchio apparivano nient’altro che selvaggi, animati da abiette passioni e
dalla sete di vendetta e di odio”. Questo l’incipit della storia, che
anticipa l’imprinting generale di tutto il ciclo della Primula Rossa, perché di
certo la Baronessa non teme di parlare de “l’orrido
strumento di tortura”, del fatto che per i giacobini anche i bambini
fossero “buoni per la ghigliottina”,
o di quanto “la sete di sangue della
folla non si saziasse mai”.
Si
leggono appena due pagine e ci si sente immersi nel Terrore, impauriti della
propria ombra, per un gesto sospetto di un parente fatto più di cento anni
prima o per un’opinione scritta in una lettera intercettata prima che uscisse
da Parigi. Il tutto in contrasto con la tranquilla Inghilterra, che ode solo i
tamburi lontani di questa Rivoluzione e disserta quasi pigramente sull’identità
di questo eroe misterioso che salva delle vite per portarle a Londra…
Madame Guillotine
Dialogo Marguerite – Lord Percy
Tra
le pagine più belle del romanzo, vi sono sicuramente quelle dedicate ad un
dialogo notturno tra Sir Percy e Marguerite nel giardino della loro abitazione
appena fuori Londra. In questo incontro-scontro si legge tutta la sensibilità
emotiva della Baronessa Orczy, che riesce a ritrarre perfettamente come un uomo
e una donna non riescano a comprendersi e quanto gli essere umani si
autoproteggano per paura di essere ulteriormente feriti, ottenendo, però, solo
altre ferite e altre incomprensioni.
E’
questa capacità di narrare una grande avventura, con personaggi vividi e
intensi, forti e passionali, ricchi di mille sfaccettature, ad aver reso grande
questo ciclo. Scoprire l’uomo dietro la maschera. Addentrarsi nel suo animo. E
vedere come tutto questo venga sempre tenuto nascosto per portare a compimento
il suo dovere è di una profondità quasi vertiginosa.
Sir Percy (Leslie Howard) e Marguerite (Marle Oberon)
Parola data
Se
da una parte nei romanzi si rispecchia una durissima critica alla Rivoluzione
Francese, è palpabile invece un elogio al tempo antico, ad un codice etico
ormai quasi dimenticato o forse divenuto fuori moda (ma quanto è moderna questa
analisi oggi? E dire che il libro è stato scritto oltre 100 anni fa!).
Al
riguardo trovo estremamente interessante il dialogo tra Marguerite e Sir Andrew
(uno dei 20 membri della Lega della Primula Rossa), fermi a Dover in attesa di
prendere una barca che li porti a Calais appena cala la tempesta. Se da una
parte Marguerite vorrebbe salvare il marito (da lei stessa messo in pericolo involontariamente),
dall’altra Sir Andrew mette un severo altolà alla donna tormentata, perché un
conto è avvertire la Primula Rossa dei piani diabolici di Chauvelin, un conto è
indurre la Primula Rossa ad abbandonare la partita. “Sir Percy Blakeney non sarebbe il fidato e rispettato capo di venti
gentiluomini inglesi se abbandonasse coloro che ripongono in lui la loro
fiducia. Quanto a mancare alla parola data, la sola idea è assurda!”. (pag.
159).
In
un mondo in cui i ‘furbi’ sono elogiati e in cui comportarsi scorrettamente è
diventato non solo di moda ma anche auspicabile, questo elogio alla correttezza
e al rispetto delle proprie promesse è talmente forte ed accecante da
richiamare al nostro cuore gli ideali dell’inconscio collettivo, che si stanno
cercando di cancellare.
Sir Percy (Leslie Howard) con Chauvelin (Raymond Massey)
Complessivamente
l’ho trovato un libro molto interessante, brillante e stimolante.
Una
grande storia d’amore, narrata con uno stile forse un po’ ridondante, ma
sicuramente intensa, pura, fiera.
Ed
un personaggio non solo entrato di diritto nell’immaginario collettivo, ma
anche prodromo e anticipatore di molti altri personaggi che senza di lui non
sarebbe mai neppure nati.
Letto: 23
ottobre – 12 novembre 2019
Voto: 9
al libro, 10 alla Baronessa Orczy, 6 alla copertina, 8 alla Newton per avermi
permesso molti anni fa di scoprire questo libro meraviglioso, 8 alla Fazi per
aver rispolverato questo ciclo ancora così attuale.
Stelle mozzafiato: ****
½
Recensione in arrivo: L’isola degli inganni
di Daniela Faccenda
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