martedì 14 dicembre 2021

#Libri 'La macchina del tempo' (1895), viaggio visionario di H. G. Wells verso il futuro agghiacciante di un'umanità priva ormai di libertà e di intelligenza

La macchina del tempo
di H. G. Wells


Dati tecnici:
Titolo originale: The time machine
Traduttrice: Graziella Sarno
Casa Editrice: Mursia
Collana: Corticelli n. 81
Pagine: 120
Anno: 1895 (in Italia dal 1902, la mia edizione è del 1987)
Genere: antesignano della letteratura di fantascienza

Trama: Londra – Fine Ottocento – Futuro lontano
Fervono dissertazioni accademiche in un’abitazione di Londra di fine Ottocento. Un noto studioso parla con un Medico, uno Psicologo e altri professionisti della sua teoria della possibilità che il tempo sia una quarta dimensione e che, se l’uomo imparasse a spostarsi in questa dimensione, potrebbe conoscere meglio il passato e anticipare il futuro.
I suoi colti amici rimangono scettici dalle sue parole e l’uomo (chiamato dal narratore solo il Viaggiatore del Tempo) decide di portare loro le prove di questa sua convinzione e, dando loro appuntamento qualche giorno dopo, sale sulla macchina del tempo da lui costruita ed inizia a viaggiare verso un futuro lontanissimo, fermandosi nel 802.701.
Il mondo che troverà, tuttavia, sarà molto diverso da quello immaginato e si imbatterà in un’umanità in declino, divisa in due entità distinte, ma terrificanti entrambe: gli Eloi e i Morlocchi.
I primi, vacui e leggiadri, senza un minimo di intelligenza, sembrano eterni bambini che amoreggiano in mezzo alla rigogliosa natura. I secondi sono dei non-uomini, che vivono nel sottosuolo, hanno paura della luce e si cibano degli Eloi.
Il problema vero per il Viaggiatore del Tempo sorge quando si accorge che i Morlocchi hanno rubato la sua macchina del tempo e…


La prima edizione del 1895

Commento: La macchina del tempo uscì nel 1895 e consegnò una fama incredibile al suo autore, allora ancora ventinovenne. L’opera trae spunto da un altro racconto scritto dallo stesso Wells nel 1887, Gli argonauti del tempo, in cui compaiono sempre gli Eloi e i Morlocchi.
Su questo romanzo breve si è scritto all’infinito e si sono fatte dissertazioni socio-politiche, economiche e antropologiche.
Non volendomi in nessun modo confrontare con queste analisi, in questa recensione mi soffermerò unicamente a scrivere le mie personali emozioni nel leggerlo e cosa mi ha lasciato, a oltre 100 anni dalla sua scrittura e dopo aver visto entrambi i film (uno del 1960 e l’altro del 2001) tratti da questa opera (discostandosi entrambi dal testo, specialmente quello moderno con Guy Pearce).


H. G. Wells

Conosciamo veramente il passato? La battaglia di Hastings
La prima osservazione ad avermi colpito è a pag. 14 quando lo Psicologo asserisce: “Sarebbe veramente comodo per uno storico. Si potrebbe tornare indietro e controllare, per esempio, il resoconto ormai accettato della Battaglia di Hasting”.
La battaglia di Hastings ebbe luogo il 14 ottobre 1066 tra Aroldo II, re d’Inghilterra (che morì sul campo), e Guglielmo (detto poi il Conquistatore) duca di Normandia, che vinse il confronto e prese il controllo d’Inghilterra, cambiando per sempre la storia.
Si tratta di una svolta cruciale per l’Inghilterra e viene rievocata ogni anno con eventi e ricostruzioni. E’ molto interessante vedere come tra gli studiosi serpeggi l’incertezza di come siano andate veramente le cose (sebbene la storiografia voglia definire i fatti completamente assodati) e la fame di conoscenza per scoprire cosa avvenne realmente.


Particolare dell'arazzo di Bayeux, nel 2007 entrato nel programma Unesco 'Memoria del mondo'

La decadenza della società, l’esaltazione della libertà e della famiglia
Ma se la storia si può studiare e approfondire, il futuro si può solo intuire. Ed è impressionante quello che H. G. Wells vedeva nel futuro dell’umanità.
Il fatto che abbia ambientato la storia nel 802.701 credo che sia solo simbolico, per andare talmente lontano da non poter essere mai smentito dal futuro. L’importanza è la visione che Wells ha dell’umanità, in primo luogo della libertà, motore dell’esistenza.
A pag. 46 il Viaggiatore del Tempo dice: “Da cosa, infatti, traggono impulso (a meno che la scienza biologica non sia un ammasso di errori?) l’intelligenza e il vigore dell’uomo? Dalle difficoltà e dalla libertà: condizioni nelle quali gli individui attivi, forti e astuti sopravvivono e i deboli soccombono. (…) Anche l’istituzione della famiglia e i sentimenti che nascono in seno ad essa (…) trovano la loro giustificazione e la loro ragione d’essere nei pericoli che sovrastano i giovani”.
La teoria del Viaggiatore del Tempo (e quindi di Wells) è che se viene a mancare la libertà, se la società diventa una bolla in cui tutti sono in qualche modo protetti, in realtà l’umanità è destinata ad autodistruggersi perché “la forza, sia intellettuale che materiale, sarebbe inutile” e “i forti sarebbero tormentati da un’energia per cui non c’è sfogo”.
L’attacco, però, non si ferma qui e Wells prevede come la lotta di classe tra aristocratici/facoltosi e lavoratori/poveri scaturirà poi nella differenza tra Eloi (abituati ad ogni genere di lusso, impoveriti intellettualmente e fisicamente inadatti a fare qualsiasi cosa) e i Morlocchi (spediti sottoterra a lavorare, divenuti dei non-uomini a causa della rabbia e della mancanza di sole e di conseguenza trasformandosi in padroni violenti degli Eloi, divenuti ingenui animali al pascolo destinati solo al macello).


I Morlocchi in un'illustrazione del libro

Kodak
Già ne Il segreto della tomba d’oro avevo letto di come a fine Ottocento si vedeva con ammirazione all’innovazione all’industria fotografica avvenuta con l'avvento della fotocamera Kodak. Ma se nel libro della Peters si trattava di un elogio scritto nel 1996 (in un romanzo ambientato a fine Ottocento), quindi con la percezione del ‘futuro’ sulla scoperta del ‘passato’, qui si tratta di qualcosa di molto diverso, essendo un commento in contemporanea fatto da un lungimirante come Wells.
A pag. 75 si legge: “Se avessi almeno pensato ad una Kodak, avrei potuto in un attimo fotografare la momentanea visione di quel mondo sotterraneo che più tardi avrei esaminato a mio agio”.
Sul finale, poi, si viene a sapere che quando il Viaggiatore nel Tempo riparte, porta con se una macchina fotografica (anche se poi non ha più fatto ritorno).
La prima fotocamera rivolta a fotografi non professionisti uscì nel 1888 ed arrivò in Gran Bretagna nel 1891 (fu aperta una succursale ad Harrow in un edificio costruito appositamente dalla Kodak).
Nel 1895 (anno in cui è stato scritto La macchina del tempo) viene introdotta la prima fotocamera tascabile Kodak, la Pocket Kodak da 5 dollari. Era del tipo a forma di scatola, che si infilava facilmente in una normale tasca del cappotto e produceva negativi 1½ x 2 pollici.


La Pocket Kodak dl 1895

Nessuna storia romantica
Da notare che, a differenza da quello raccontato nei due film già citati, non vi è alcuna storia d’amore nel corso del libro. Il personaggio di Weena è presente, ma viene descritto dal Viaggiatore del Tempo come un’adorabile donna-adolescente che rimane incantata da lui e lo segue fedelmente, ma assomiglia più ad un cane gioioso che ad una donna.
Weena, tra l’altro, viene uccisa dai Morlocchi nel finale, facendo provare del vago dolore al protagonista, ma nulla più.
Il vero intento del racconto (e dell’autore) è l’analisi di una teoria scientifica. 


Weena interpretata da una perfetta Yvette Mimieux
ne L'uomo che visse nel futuro (1960)

Studi astronomici 
E tra gli studi scientifici su cui si sofferma maggiormente Wells, vi sono quelli astronomici che diventano protagonisti in più parti del romanzo (è evidente che ha fatto molti approfondimenti al riguardo, e aggiungerei approfondimenti all’avanguardia dal momento che è stato scritto nel 1895 – pensate che Nettuno fu scoperto solo 1846 e Plutone addirittura all’epoca non era ancora noto).
La prima cosa che il Viaggiatore nel Tempo osserva arrivando nel 802.701 è il fatto che faccia più caldo e che la Terra si sia avvicinata al sole.
Un’ulteriore constatazione arriva nelle pagg. 82-82, quando il Viaggiatore si inoltra in un futuro ancora più lontano: “Tutte le vecchie costellazioni erano scomparse; il loro lento movimento, impercettibile durante centinaia di generazioni, le aveva da molto tempo riordinate in gruppi a me sconosciuti, ma la Via Lattea mi sembrava sempre la stessa striscia discontinua di polvere di stelle. A sud vidi una stella rossa molto luminosa, che non conoscevo, ancora più lucente della giovane Sirio”.
Infine, quando il Viaggiatore procederà di milioni di anni, il Sole sarà diventato una Gigante Rossa enorme, con Mercurio molto più vicino che creerà una sorta di eclisse passando davanti alla sfera infuocata, mentre sulla Terra sembra non esserci più vita ad esclusione di un oggetto scuro simile ad un pallone di football (chissà a cosa pensava Wells).
Queste teorie sul futuro della terra e del sistema solare, all’epoca in embrione, sono attualmente tutte consolidate.


Illustrazione sul futuro immaginato da H. G. Wells

Complessivamente si tratta di un romanzo molto, molto interessante e ringrazio Claudia per avermi invitato a leggerlo (e mio fratello per avermelo prestato!). Un’analisi profonda sulla società e sulla libertà che fa molto riflettere, perché, a soli 100 anni di distanza, alcune previsioni sembrano essersi già avverate… E forse non è un caso che Wells sia entrato e poi uscito dalla Fabian Society.

Letto: 30 novembre – 8 dicembre 2021

Voto: 9 al libro, 9 a H. G. Wells per aver creato un genere letterario, 7 alla copertina, 6 alle illustrazioni, 7 ½ a L’uomo che visse nel futuro (1960), 4 a The time machine (2001)

Stelle mozzafiato: ****

Recensione in arrivo: Il pugnale alato di G.K. Chesterton

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