Un angelo a Natale
(#03 della serie La compagnia dei Furfanti)
di Jo Beverley
Dati tecnici:
Titolo originale: Christmas Angel
Traduzione: Francesco Saba Sardi
Casa Editrice: Arnoldo Mondadori Editore
Collana: I Romanzi Classic n. 936
Pagine: 294
Anno: 1992 (in Italia dal 2010)
Genere: romance storico
Il problema è che il conte deve realmente trovare una sposa per andare nella monumentale casa di famiglia di cui è divenuto il padrone alla morte del padre. Ma non ha nessuna intenzione di scegliere una delle dolci donzelle che lo circondano a Londra. Vorrebbe al suo fianco una donna solida e di carattere, che non si innamorasse di lui, dal momento che lui non conosce l’amore e non ha voglia di conoscerlo.
Con l’aiuto del compagno di college Lucien de Vaux, marchese di Arden, il conte focalizza la sua scelta su Judith Rossiter, vedova inconsolabile di un poeta che ha dedicato a lei poemi e poesie conosciuti in tutta l’Inghilterra e madre dei suoi due adorabili figli, e che, dopo la scomparsa del marito, si trova in una terribile situazione economica.
Dopo una sorpresa iniziale, Judith accetta e il matrimonio viene organizzato in maniera celere e discreta.
Ma un segreto si cela tra le pagine e…
Commento: Avevo adocchiato questo libro nella biblioteca di mia mamma lo scorso inverno e già allora avevo deciso di sceglierlo come lettura natalizia di quest’anno (amo leggere storie natalizie a dicembre). Tuttavia la scelta non è stata felice. Di natalizio c’è ben poco oltre al titolo e a un banchetto, e di contro il libro non mi è piaciuto, avendolo trovato piatto, poco curato e di bassissimo livello, portandomi a chiedere seriamente come sia possibile che Jo Beverley sia considerata una regina del romance storico.
Ma procediamo con ordine e andiamo a scoprire chi era Jo Beverely.
Jo Beverley
Jo Beverley nacque il 22 settembre 1947 nel Lancashire da famiglia di origine irlandese e morì il 23 maggio 2016. Si laureò in storia inglese alla Keele University e quindi si trasferì in Canada con il marito, conosciuto all’Università.
Sebbene scrivesse sin da bambina, i suoi primi romanzi furono pubblicati solo sul finire degli Anni Ottanta e da quel momento divenne rapidamente una delle autrici più amate, vincendo ben 5 RITA Awards.
In un’intervista pubblicata al termine del romanzo Lady Skylark nel 2009, la Beverley dichiarò: “Quando ho iniziato a scrivere, l’ho fatto seguendo la tradizione di Georgette Heyer, o di Jane Aiken Hodge, benché il mio primissimo libro, che in seguito uscì con il titolo An Arranged Marriage (Un amore combinato, in italiano, ndr), fosse una specie di ibrido. Era troppo cupo e sexy per il mercato del regency nordamericano dell’epoca”.
AHAAAAAAA
Accostare Jo Beverley alla Heyer o alla Hodge, o pensare che lei si sia accostata da sola a queste autrici mi fa rabbrividire.
Non è che è troppo sexy, come dice lei. E’ che è indecente.
Ma proseguiamo…
La compagnia dei Furfanti
Un amore combinato (il libro di cui parla la Beverley nell’intervista) è il primo romanzo della serie che l’ha resa celebre: La Compagnia dei Furfanti, di cui Un angelo a Natale è il terzo capitolo. Ha come protagonisti Nicholas Delaney e la moglie Eleonor, che compaiono anche in questo romanzo.
In tutto la serie è composta da 14 capitoli e vede come protagonisti i membri di una Compagnia formata a Harrow “a opera dell’intraprendente Nicholas Delaney, che aveva riunito attorno a sé dodici ragazzi accuratamente scelti per formare un’associazione di mutuo soccorso” (pag. 8). Terminato il college i Furfanti si sentivano comunque uniti da un filo rosso ed erano pronti sempre ad accorrere uno in aiuto dell’altro. Non sono sempre presenti tutti in tutti i romanzi (in questo ne compaiono attivamente 3, più due fanno da comparse).
Una trama non basta
Il fatto che più mi ha dato dissonanza è stato che, in definitiva, oltre che una trama (riassumibile in tre-quattro paginette), in questo romanzo non c’è altro. Il tutto reso ancora più grave dal fatto che la Beverley era inglese (agli americani si tende a perdonare un po’ di più l’assenza di accuratezza storica) ed era inoltre laureata in storia britannica!
I personaggi sono talmente piatti da risultare imbarazzanti e l’unico obiettivo della scrittrice è evidentemente far andare insieme i due protagonisti, a scapito dalla storia. Il tutto facendo condurre conversazioni IMPOSSIBILI (mi spiego, a mio avviso lo sono anche oggi, ma erano assolutamente improponibili in epoca regency, o voi riuscite sinceramente a immaginare due contesse che nel loro salotto, mentre prendono il tè discorrono amabilmente di pornografia - parola pronunciata con un pizzico di gioiosa malizia dalla moglie di Nicholas Delaney)?
A tutto questo si aggiunge la semina dei prodromi del politicamente corretto (cosa che non mi aspettavo in un libro pubblicato nel 1992 e pensato ancora prima), con personaggi a cui si cuciono addosso pensieri e sentimenti propri del tempo presente e non di inizio Ottocento (femminismo, educazione dei minori, etc.), rendendo il testo ancora più ridicolo.
Poussin
Unica nota di merito, avermi fatto conoscere il pittore francese Nicolas Poussin (Les Andelys, 15 giugno 1594 – Roma, 19 novembre 1665) (Judith sposta un suo paesaggio situato nella biblioteca della dimora di Leander Knollis, per lasciare spazio al ritratto del defunto marito).
Non lo avevo mai sentito nominare, e scopro quindi che, dopo vari lavori in Francia, fu preso sotto l’ala del cardinale Barberini. Realizzò per la Basilica di San Pietro a Roma, il Martirio di Sant'Erasmo, e fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo in Lucina a Roma, senza però aver nessuna visibile tomba per sua espressa volontà.
Complessivamente ho trovato la storia noiosa e priva di trama se non di un incipit, i personaggi di una piattezza incredibile e la scrittura pessima. Non lo consiglio assolutamente.
Letto: 3-15 dicembre 2023
Voto: 4 al libro; 3 a Jo Beverley, 6 alla copertina.
Stelle mozzafiato: **
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