La lunga notte di Black Dudley
di Margery Allingham
Dati tecnici:
Titolo originale: The Crime a Black Dudley
Traduzione: Anna Maria Ponti
Casa Editrice: Arnoldo Mondadori Editore
Collana: I Classici del giallo n. 456
Pagine: 202
Anno: 1929 (in Italia dal 1984)
Genere: giallo vintage
Commento: La lunga notte di Black Dudley viene dall’immensa biblioteca della mia mamma ed è il primo romanzo che leggo di Margery Allingham, una delle regine del giallo inglese.
Ho trovato la storia di una bellezza sopraffina, con echi di un mondo perduto rievocato un po’ nella serie di Downton Abbey. Mi è piaciuto anche il richiamo alle meravigliose macchine dell’epoca dalla Rolls Royce alla Riley (i motori truccati e le livree delle auto giocheranno un ruolo importante nella trama).
Ma procediamo con ordine e andiamo a scoprire chi è Margery Allingham.
Margery Allingham
Margery Allingham (Ealing, 20 maggio 1904 – Colchester, 30 giugno 1966) era figlia di due scrittori, Emily Jane Hughes e Herbert John Allingham (quest’ultimo anche giornalista per il settimanale Christian Globe e per il London Journal). Questo fece sì che la piccola Margery si dedicasse alla scrittura appena ebbe la possibilità di avere una penna in mano, avendo da subito una predilezione per il genere mystery.
La lunga notte di Black Dudley uscì nel 1929 (9 anni dopo Poirot a Styles Court di Aghata Christie) e da allora i suoi gialli divennero apprezzatissimi e ricercatissimi, facendola presto diventare una delle gialliste più amate del Regno Unito.
Primo romanzo con Albert Campion
La lunga notte di Black Dudley vede anche l’introduzione del misterioso e vacuo Albert Campion, qui nel ruolo di comprimario (il vero protagonista è George Abbershaw).
Campion, tuttavia, riscuote un successo straordinario di pubblico e gli editori chiedono (e ottengono) che diventi un personaggio fisso nei romanzi della Allingham (che invece in principio aveva puntato su Abbershaw).
Da quel momento in poi i romanzi con Campion come protagonista si susseguirono senza interruzione di sorta. La Allingham scrisse 18 romanzi (l’ultimo concluso postumo dal marito Philip Youngman Carter) e 6 raccolte di racconti. Seguirono 3 romanzi scritti da Youngman Carter, di cui l’ultimo concluso postumo da Mike Ripley, che iniziò a questo punto una sua serie personale che conta al momento 9 romanzi (serie ancora in corso).
Curiosità: si ritiene che Campion sia stato creato come una parodia del detective Lord Peter Wimsey di Dorothy L. Sayers.
Finale sorprendente – ATTENZIONE SPOILER
Se la storia mi ha entusiasmato e mi ha regalato piacevoli ore di lettura, un capitolo a parte devo dedicare alla conclusione, perché è di una modernità quasi agghiacciante pensando che è stato scritta quasi 100 anni fa.
Il delitto, infatti, è stato perpetrato come una sorta di vendetta personale non nei confronti di qualcuno che ha recato un danno all’omicida, ma verso una sorta di ‘cupola ombra’, che sta portando il mondo verso una deriva di immoralità e ignoranza.
“Capisci? La mentalità della ragazza non era innata né dovuta a una causa accidentale, ma voluta. (…) La ragazza era stata educata fin da bambina a essere così. Era il prodotto perfetto di un disegno diabolico e non l’unica vittima. C’era di mezzo una società, un’impresa criminale, altamente organizzata. Questa ragazza, e diverse altre del suo genere, erano piccoli ingranaggi della macchina. E’ già orribile quando una ragazza è conscia di quello che fa ma, pensaci, addestrata fin dall’infanzia, con la mente distorta di proposito, deliberatamente indotta a seguire certe linee. La cosa mi faceva impazzire…”. (pag. 196-197)
Un grido che molte voci contemporanee (e non solo, leggi qui l’appello di Louisa May Alcott del 1887 al riguardo e qui il violento j'accuse di Sir Arthur Conan Doyle nel 1915) lanciano ripetutamente, ma che troppo spesso rimane inascoltato, per pavida volontà, innata superficialità e arroganza, oserei aggiungere.
Splendido la chiusa, in cui, a suo modo, la Allingham si prende gioco dei vigili urbani, convinti di riuscire, con una multa in sosta vietata, a fermare i reati del mondo perché in questo modo “quelli che non rispettano la legge avranno il fatto loro” (pag. 202).
Vi ricorda qualcosa?
Complessivamente si tratta di un libro mozzafiato, che consiglio a tutti coloro che amano l’Inghilterra di inizio Novecento e che vogliono conoscere gli albori del genere giallo.
Letto: 27 ottobre – 10 novembre 2023
Voto: 9 al libro; 9 a Margery Allingham, 8 alla copertina.
Stelle mozzafiato: *****
Recensione in arrivo: Un angelo a Natale di Jo Beverley
Sono molto incuriosita e spero di trovarlo presto. Mi chiedo anche come mai è universalmente nota Agatha Cristie e pochissimo conosciute altre signore del giallo inglese
RispondiEliminaUna bella domanda... ci sono gialliste straordinarie cadute inspiegabilmente nell'oblio... Ti auguro buona caccia e buona lettura se riuscirai a trovarlo!
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