giovedì 3 novembre 2022

#Libri 'La danzatrice di Atlantide' (1977), fantasy di Poul Anderson ambientato nella Creta di Minosse

La danzatrice di Atlantide
di Poul Anderson

Dati tecnici:
Titolo originale: The dancer from Atlantis
Traduzione: Lella Costa
Casa Editrice:  Tea Due
Collana: Biblioteca di avventure fantastiche n. 111
Pagine: 203
Anno: 1977 (in Italia dal 1977)
Genere: fantasy/fantascienza

Trama: Anni Settanta, Oceano Pacifico.
Duncan Reid è in nave assieme alla moglie Pamela per andare in Giappone, dove Duncan, architetto, ha degli affari importanti.
Il matrimonio, vittima della routine, si trascina stanco senza un reale motivo e, mentre Pamela si rintana nella cuccetta per riposare, Duncan va sul ponte della nave.
E qui accade l’incredibile.
In un attimo l'uomo si sente trascinare da un vortice senza tempo e si trova catapultato in un luogo che non conosce assieme ad altre tre persone: un russo di Kiev dell’Anno Mille, un cavaliere unno e una donna cretese, Erissa, vissuta oltre duemila anni prima.
Ma l’elemento destabilizzante non è la navicella spaziale semidistrutta impiantata sul terreno, ma è il modo in cui Erissa abbraccia Duncan, dimostrandogli amore eterno e ringraziandolo per essere, infine, tornato.
Prima di morire l’uomo dell’astronave spiega loro che sono stati catturati nel corso del suo viaggio nel tempo, ma che non c’è energia per tornare indietro.
L’unica che sembra sapere qualcosa è proprio Erissa, che circa vent’anni prima ha conosciuto Duncan durante l’eruzione del vulcano che ha distrutto Atlantide…

Commento: Questo libro mi è stato regalato tanto tempo fa da mio fratello ed infine, vogliosa di un fantasy, mi sono decisa a leggerlo prelevandolo dalla biblioteca di casa.
Non mi è piaciuto.
Non posso dire che sia scritto male o che l’autore non abbia fatto profonde e valide ricerche (al contrario, è evidente che si è documentato moltissimo su Creta, gli Achei e comunque sul mar Mediterraneo dell’epoca), tuttavia io non ho compreso il senso dei personaggi. Di fatto mi sono rimasti distanti dalla prima all’ultima pagina. Anche la storia tra Duncan e Erissa non è mai appassionata (sembra da una parte un modo per divertirsi di Duncan mentre si trova lontano dalla moglie, e un modo per Erissa per sentirsi veramente amata da un Dio, mentre a casa ha un marito che darebbe la vita per lei). In effetti Dagonas (il marito di Erissa), sebbene compaia pochissimo, è il personaggio a cui più si rimane legati, perché ha uno spessore ed un valore.
Il finale è forse scontato, e comunque poco appassionante.

Chi è Poul Anderson?
Poul William Anderson (Bristol, 25 novembre 1926 – Orinda, 31 luglio 2001) è stato uno scrittore statunitense, autore di romanzi di fantascienza e fantasy, di cui questo può considerarsi una buona sintesi.
Pubblicò il suo primo racconto di fantascienza nel 1947. Il primo romanzo fu La città perduta, uscito nel 1952, un libro di fantascienza per ragazzi ambientato nel XXV secolo in una Terra post-guerra nucleare.
Dalla produzione ricchissima, ha vinto moltissimi premi, tra cui il Premio Gandalf alla carriera, conferitogli dalla World Science Fiction Convention nel 1978 (premio istituito nel 1974 e dato a J. R. R. Tolkien al suo primo anno).


Poul Anderson

Atlantide: Creta o altro?
Nel romanzo Anderson sposa la teoria che Atlantide altro non sia che il potente regno di Creta che dominava il mar Mediterraneo ai tempi di Minosse, intorno al 1.500 avanti Cristo.
Tuttavia nel racconto arrivato a noi da Platone, Atlantide si trovava oltre le Colonne d’Ercole e prosperava come una potenza che avrebbe conquistato anche molte parti mediterranee dell’Europa occidentale fino all’Etruria a nord e del nord Africa fino all’Egitto a sud, novemila anni prima del tempo di Solone (cioè approssimativamente nel 9600 a.C.). “In tempi successivi, però essendosi verificati terribili terremoti e diluvi, nel corso di un giorno e di una notte, tutto il complesso dei vostri guerrieri di colpo sprofondò sotto terra, e l'Isola di Atlantide, allo stesso modo sommersa dal mare, scomparve”.
Ho sempre reputato impossibile che si trattasse di Creta.
Credo che la memoria di Atlantide, arrivata a Platone attraverso gli egiziani (cosa sapremmo ora se non fosse andata distrutta la Biblioteca di Alessandria?) non possa appiattirsi sulla splendida Creta.
O Atlantide è esistita veramente (e allora bisognerebbe affidarsi alle parole della prima persona che ne parlò, almeno per quanto riguarda i documenti arrivati a noi – e c’è da notare che anche qui si parla di diluvi universali, cari a tutta la memoria dell’uomo in qualsiasi parte del mondo) o è da considerarsi un mito ideato da Platone per veicolare i suoi discorsi (ma ricordiamoci che Platone è stato l’uomo più colto dell’antica Grecia, possiamo davvero noi uomini moderni decidere che egli stia mentendo o stia manipolando il passato a suo piacimento solo perché noi non troviamo corrispondenze nel nostro presente? Non è troppo arrogante da parte dell’uomo moderno? Ma l’uomo moderno, ahimé, è sempre troppo arrogante…).
Con queste premesse, il romanzo era per me pura fantasia ed invenzione (cosa che non è il fantasy, perché nel fantasy, se si accetta la realtà raccontata, allora tutto è ‘reale’), e quindi non riuscivo a farmi trascinare dall’opera.


Apprezzo molto di più la ricostruzione di Atlantide
proposta dall'anime Moby Dick 5

Il russo di Kiev
Per assurdo la pagina che più mi ha colpito dell’intero romanzo è quella dedicata alla descrizione di Oleg Vladimirovich (uno dei quattro uomini catturati dalla macchina del tempo) e alla sua Russia ai tempi di Jaroslav I di Kiev, detto il Saggio (978-1054).
“Le cose andavano molto meglio da quando il Gran Principe Yaroslav aveva castigato i pagani. L’aveva fatto alle porte di Kiev, ed era stata un’operazione così capillare che, dopo, i corvi si erano rimpinzati tanto da non riuscire più a volare; in quel regno non si era mai più vista traccia di un Pecheneg (popolazione nomade di ceppo turco, che creò non pochi problemi ai sovrani della Rus’ di Kiev tra la fine del 900 e l’inizio dell’Anno Mille, ndr)(pag. 12).
In un romanzo lontano dagli isterismi politici dei giorni nostri, Oleg è descritto come un russo a tutti gli effetti (la scena si svolge lungo la riva del Dnieper) e credo che queste poche pagine inducano il lettore a riflettere e a porsi domande sulla Storia e sulle motivazioni che sono dietro ai movimenti dell’attualità.
Se si nasconde o si camuffa questo passato, sarà per noi sempre impossibile capire il presente.
O forse questo è esattamente quello che vogliono?


Jaroslav I di Kiev

Complessivamente si tratta di un romanzo privo di spina dorsale.
Colto, ma freddo.
Forse più adatto ad un pubblico maschile (che forse si ringalluzzisce nel vedere l’uomo di 40 anni alle prese amorose con una diciassettenne infatuata mentre la mogliettina lo aspetta a casa). Sinceramente non lo consiglio.

Letto: 31 agosto – 5 ottobre 2022

Voto: 5 al libro, 6 alla copertina

Stelle mozzafiato: **

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