L’ombra di una voce
di Barbara Erskine
Dati tecnici:
Titolo originale: Kingdom of shadows
Traduzione: Maria Luisa Cesa Bianchi
Casa Editrice: Sperling Paperback
Collana: Superbestseller n. 439
Pagine: 534
Anno: 1988 (in Italia dal 1991)
Genere: romanzo contemporaneo / period - supernaturale
Trama: Inghilterra – Scozia. Anni Ottanta e Trecento.
Clare Royland è una giovane donna viziata ed egoista che vive in una magnifica casa appena fuori Londra, contornata di tutti gli agi che le mette a disposizione il ricco portafoglio del marito Paul, imprenditore della City.
Annoiata da una vita in cui non trova il proprio ruolo, Clare desidera ardentemente un figlio, ma la giovane coppia non riesce ad averne.
In questa situazione di stallo, muore l’anziana zia Margaret, amatissima parente che divide l’eredità tra Clare (a cui vanno le rovine del castello di Duncairn) e il fratello di Clare, James (a cui va il patrimonio).
Questa eredità scatenerà le ire funeste di Paul (sempre a caccia di soldi) e destabilizzerà Clare, che, in depressione per la mancata maternità, si accosta allo yoga e alla meditazione.
Accade così che Clare entra in contatto con lo spirito di Isobel, antica padrona di Duncairn, che visse ai tempi di Robert the Bruce e che sembra essere avvolta da spiriti malvagi di cui vuole liberarsi…
Commento: Arduo commentare questo libro, perché ho avuto davvero difficoltà a leggerlo (troppo lungo per le poche cose che accadono), non tanto per la lentezza inutile ma per lo spirito assolutamente anti-valoriale che lo pervade dalla prima all’ultima pagina.
Ma procediamo con ordine.
Chi è Barbara Erskine
Barbara Erskine è nata in Inghilterra il 10 agosto 1944 e si è laureata all’Università di Edimburgo in storia medievale scozzese. Come lei stessa scrive sul suo sito ufficiale, la passione per la storia le nasce dalla famiglia. Il ramo materno è vissuto per quasi 200 anni in India, servendo la Gran Bretagna con la Compagnia delle Indie Orientali. La famiglia di suo padre, invece, le ha portato in eredità due mondi “meravigliosamente contrastanti” tra loro: da una parte duecento anni di sacerdoti vissuti tra Essex e Suffolk e, dall’altra, una stirpe selvaggia e aristocratica che proveniva dalle brughiere del nord-est della Scozia.
La passione per la geologia le è stata tramandata da una prozia.
Nella sua biografia non si parla di matrimoni, né di figli. Ed oserei aggiungere: si sente.
Barbara Erskine
Matrimonio, maternità, religione
La scrittrice sembra non sapere assolutamente nulla di cosa sia un matrimonio e ancor di più cosa sia la maternità, e questo crea un profondo senso di dissonanza mentre si legge il romanzo (tengo a precisare che la Erskine iniziò a scrivere L’ombra di una voce mentre si trovava a Edimburgo all’Università, fu pubblicato come suo secondo romanzo, ma è il primo che ha scritto e pensato).
Ma torniamo a noi.
1. Il matrimonio. La Erskine racconta il matrimonio tra Clare e Paul in maniera assurda. La questione centrale di tutto il romanzo non regge. Paul ha un disperato bisogno di soldi e desidera vendere Duncairn per poter saldare dei debiti che lo porteranno alla bancarotta e in prigione. Per quanto la Erskine tenti di dipingere Paul sotto luci sempre più malvagie e cattive, rasentando l’assurdo nel finale, di base chi veramente non vive il matrimonio è Clare. In primo luogo non si accorge dei problemi economici del marito (pur volendo pellicce, viaggi, gioielli, etc.) e poi, capitolo, lo sottovaluta e si impunta sul voler tenere per lei Duncairn, senza neppure tentare una soluzione di coppia. Non esiste nessun ‘matrimonio’ in questo matrimonio.
2. La maternità. Clare a tre quarti del romanzo rimane incinta (ovviamente non di Paul, ma di Neil, un attivista che vuole difendere Duncairn dall’assalto di società petrolifere). Senza contare sul problema dei tradimenti e delle bugie da parte dell’eroina della storia, il peggio arriva dopo. Questo figlio viene visto da Clare come una proprietà sua, e può farne quel che vuole perché è suo. Non vuole neppure dirlo a Neil, perché pur essendo il padre, lui non deve entrare nell’educazione di suo figlio. Qualcuno dica a Clare che la maternità è un dono, non una proprietà.
3. La religione. La visione della religione cristiana è vista come una macchietta. Goeffrey, il fratello di Paul, sacerdote protestante, è seriamente preoccupato per Clare, posseduta dallo spirito di Isobel, e cerca di fare qualsiasi cosa per liberarla (compresa una sorta di esorcismo). La reazione di Clare è di derisione della religione, trattata solo come qualcosa di superstizioso. Scena violentissima è quando Clare si strappa il crocifisso dal collo. Questo ci potrebbe anche stare, vista la situazione generale, il problema è che Clare è vista sempre come la virtuosa e la buona, mentre Geoffrey è disegnato come un babbeo.
Mi sorge un dubbio. Forse la Erskine fa parte della massoneria? In rete non trovo notizie al riguardo ma… ma scopro che nel 2018 ha scritto un libro su un suo avo, il celebre sir Thomas Erskine. Indago e cosa scopro? Che fu eletto Gran Maestro massone di Scozia nel 1749…
La storia di Robert the Bruce:
Se qualcosa la Erskine sa, è la storia medievale. E questa è la parte più interessante. Approfondire le vicende che portarono alla lenta e difficile vittoria di Robert the Bruce contro gli inglesi è stato affascinante.
Le descrizioni della Erskine sono molto dettagliate e precise (anche se nella Nota Storica alla fine del libro precisa che la storia d’amore tra Robert the Bruce e Isobel è solo una congettura di alcuni storici).
Solo una domanda mi ha assillato per tutto il romanzo: ma se Isobel è una persona realmente esistita con tanto di storici che hanno fatto ricerche su di lei, perché Clare si avventura in meditazioni sempre più pericolose (al limite delle sedute spiritiche), nonostante tutti (compreso il suo maestro di yoga) le dicano di smettere, e mai una volta le viene in mente di andare in una biblioteca per scoprire cosa sia accaduto ad Isobel?
Robert the Bruce interpretato da Angus Macfadyen nel film Robert the Bruce - Re e guerriero (2019),
che narra le vicende del re da 1306 (incoronazione) al 1314 (vittoria a Bannockburn).
La pietra di Scone:
Molto interessante il richiamo alla Pietra di Scone, rubata agli scozzesi da Edoardo I nel 1296 e trasferita a Westminster (tornò in Scozia solo nel 1996). Essa aveva un valore simbolico molto forte per gli scozzesi (le leggende la identificano come la Pietra di Giacobbe presa a Betel mentre si dirigeva a Carre e poi portata in Irlanda da San Geremia; in Irlanda divenne una pietra dal forte simbolismo mitologico e fu trasportata poi in Scozia da Fergus Mór, re leggendario di Dalriada e primo re degli Scoti).
Nel libro viene messo in evidenza questo influsso della pietra, grazie alle mani di Isobel, che a Westminster vede la pietra e la tocca, e poi, giorni dopo, incorona Robert the Bruce con quelle stesse mani che hanno ancora “il potere della pietra” (pag. 301).
Isobel di Fife incorona Robert the Bruce il 27 marzo 1306 a Scone
#UnescoBook:
L’ombra di una voce può considerarsi a tutti gli effetti un #UnescoBook con le sue numerose pagine ambientate ad Edimburgo, entrata nel patrimonio dell’Umanità nel 1995.
Questa la descrizione più significativa: “Zak (il maestro di yoga, ndr) si avviò lentamente lungo Grassmarket, guardandosi intorno. Non era mai stato a Edimburgo. L’aspra bellezza del luogo gli aveva tolto il respiro. Solo poche città tenevano fede alle loro immagini da cartolina e quella ne era un esempio. La presenza del grande castello imbronciato sulla rocca che dominava la città; il senso di storia che riecheggiava da ogni muro della strada…” (pag. 394).
Edimburgo, Patrimonio dell'Umanità dal 1995
Complessivamente posso dire che l’ho trovato un libro lento, in cui si prova pochissima empatia per la protagonista. Molto errori di battitura e grammaticali rendono ancora più pesante la lettura.
Sconsigliato (nonostante l’approfondimento su Robert the Bruce).
Letto: 24 agosto – 30 settembre 2021
Voto: 4 al libro, 3 a Barbara Erskine, 8 alla copertina
Stelle mozzafiato: *
Recensione in arrivo: Storie su ordinazione di Dorothy Canfield
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