martedì 14 novembre 2017

Hanno tolto il Mondiale ai bambini. Riuscirà il volley a colmare questo vuoto?

ROMA (14 novembre) - Ieri sera la Nazionale di calcio ha pareggiato 0-0 contro la Svezia ed ha mancato la qualificazioni ai Mondiali della prossima estate. Un risultato amaro, che apre un quesito importante sul futuro del nostro movimento dopo gli insuccessi ai Mondiali del 2010 e del 2014. 
Ma quello che oggi mi fa pensare di più è la tristezza che sia stato tolto il Mondiale ai nostri bambini. Sia che si ami il calcio, sia che lo si odi, nessuno può negare che il Mondiale di questo sport è un evento mediatico impressionante, capace di unire, far sognare, abbracciare. E far sentire un attaccamento al proprio Paese, alla propria bandiera, alla propria maglia.



Il Mondiale è un insegnamento importante, che dovrebbe essere coltivato e sostenuto. I bambini si divertono e tifano. E se poi non si vince, non ha poi così importanza. Per loro la vittoria è già stare tutti insieme a sventolare la bandiera, respirare l'aria di festa in giro per le strade e 'stringersi a coorte' con gli amici.
Ecco, ora ci sarà una generazione di bambini che avrà questo vuoto assoluto. Otto anni (sempre che al prossimo Mondiale l'Italia sia presente, ma ci auguriamo che sia così) sono tantissimi per la vita di un bimbo. Chi aveva 3-4 anni nel 2014 si ritroverà a vivere il prossimo mondiale a 12 anni e quel vuoto non glielo restituirà più nessuno.
Questa l'amarezza più grande.
Questo il primo pensiero dopo la gara di ieri, mentre Alessandro Antinelli raccoglieva le impressioni a caldo di Gianluigi Buffon, capitano in lacrime di una squadra che ci ha messo forse tanto cuore, ma non ha saputo scrollarsi di dosso la paura di 'non riuscire'.



Il secondo pensiero che mi è salito alla mente è stato: cosa potrà cercare di colmare questo vuoto? Quale nazionale potrà far sentire l'inno nazionale e far illuminare gli occhi dei nostri bambini?
Credo che lo sport che più di tutti potrebbe cercare di trascinare i sogni e le gioie possa essere il volley, capace di incantare durante le Olimpiadi di Rio (facendo registrare anche share pazzeschi) e con la carta (ancora più importante in questo momento) di giocare il Mondiale in casa (in collaborazione con la Bulgaria).
Il volley non è il calcio e non lo sarà mai, ma la maglia azzurra rimane la maglia azzurra.
Dopo la debacle agli Europei, il sogno davvero è che i nostri giocatori possano cercare di riempire questo vuoto (almeno in parte) e ci si augura che la Rai (orfano di un evento mediatico impareggiabile) decida di dedicare agli azzurri del volley il prime time su RaiUno (tra l'altro con più o meno gli stessi giornalisti - Jacopo Volpi, Alessandro Antinelli, Simona Rolandi sono tutti nati con questo sport) e che al contempo la Fipav rientri dalle sue posizioni e faccia tornare lo Zar (lasciato a casa agli Europei per una questione di scarpe).


Detto questo... cosa mi ricorderò di questo doppio confronto?
La mancanza di aggressività dell'andata, il palo di Darmian, i fischi all'inno svedese al Meazza (brutto, ma brutto brutto), la rincorsa di Florenzi a recuperare una palla che tutti avevano visto fuori, le grida di De Rossi che vorrebbe far scendere in campo Insigne "perché non si deve pareggiare, si deve vincere", la gomitata di Chiellini (che avrebbe meritato il rosso), Bonucci che si toglie la maschera, Florenzi che bacia tre, quattro, cinque volte il pallone prima dell'ultimo corner della partita, la corsa di Lustig al triplice fischio dell'arbitro, il silenzio di Ventura, le lacrime di Buffon, l'addio dei veterani.
Dire che sia colpa di Ventura è esagerato e nasconde il problema. E' colpa di un movimento concentrato troppo sui club che non coltiva il nostro vivaio (non solo calcistico ma anche dei tifosi). Vedremo ora cosa accadrà.
E infine, complimenti a chi è passato. La Svezia ha fatto la sua partita e non ha rubato nulla. Che abbia un Mondiale gioioso...

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