mercoledì 13 dicembre 2017

#Libri - Lo sapevate che Heidi era per un quarto napoletana?

Heidi
di Johanna Spyri

Dati tecnici:
Titolo originale: Heidis Lehr- und Wanderjahre e Heidi kann brauchen, was sie gelernt hat
Traduttrice: Emilia Villoresi
Casa Editrice: Mursia
Collana: Corticelli n. 122
Pagine: 220
Anno: 1881 (in Italia dal ? – la mia edizione è del 1971)



Trama: Dorfli, Anni Ottanta dell’Ottocento.
Heidi, cinque anni, viene portata di gran fretta dalla zia Dete (la sorella della madre), presso la baita in montagna del nonno (padre del padre), perché essendosi procurata un lavoro a Francoforte, la donna non può (né vuole) prendersi più cura della nipotina.
Inizia così per Heidi una meravigliosa vita in montagna con il nonno, le capre, il pascolo, Peter il pastorello, i fiori, i colori. Dopo un anno e mezzo, tuttavia, la zia Dete torna per portarla a Francoforte per fare la dama di compagnia di una bimba malata: Klara Seseman di dodici anni. Ma a Francoforte Heidi si sente in gabbia e sogna solo di tornare in montagna dal nonno. La nonna di Klara l’aiuta in questo periodo assai difficile e le insegna la preghiera e la fede in Dio…

Commento: Mi sono accinta a leggere Heidi (scoprendo così che in realtà è composto da due libri, anche se ormai è da tempo considerato un unico volume) dopo aver rivisto per l’ennesima (decima, ventesima, chi lo sa?) volta il capolavoro realizzato da Isao Takahata nel 1974. E devo dire di essere rimasta ammaliata da questa storia, andando a caccia di tanti piccoli dettagli che chissà perché non sono stati raccontati nell’anime (né nei numerosi film che hanno realizzato sulla storia della piccola pastorella) e venendo a sapere che la Spyri si ispirò alla malinconia che la colpì violentemente quando dovette trasferirsi in città con il marito e che poté curare solo tornando ai suoi adorati monti (Maienfeld, Dorfli e tutti i luoghi citati sono posti amati dalla scrittrice).


Joahnna Spyri

Il nonno:
In primo luogo il personaggio del nonno di Heidi, lo Zio dell’Alpe come è chiamato nel libro (e non il Vecchio dell’Alpe). Nel libro, sebbene la sua storia sia appena tratteggiata, si comprende a pieno il passato travagliato del nonno e perché è stato ostracizzato dagli abitanti di Dorfli. Egli, infatti, da giovane, perdette al gioco tutti i beni della famiglia portando i genitori e il fratello minore alla morte per dolore. Pentito e in cerca di riscatto, il giovane nonno di Heidi si arruolerà nell’esercito borbonico di Napoli (e qui sono scattate tutte le mie ricerche per scoprire come mai uno svizzero potesse arruolarsi in un esercito di Napoli – ovvero l’Esercito delle Due Sicilie – ed ho scoperto che all’epoca era stato da poco riformato da Ferdinando II e che per avere soldati di altissimo livello si procedeva ad un reclutamento severissimo). Egli rimase a Napoli per moltissimi anni e tornò all’improvviso con un figlio di 15-16 anni di nome Tobias (il padre di Heidi) avuto con una donna (di cui nessuno sa nulla) di Napoli. In paese si vocifera che egli sia stato cacciato dall’esercito per aver ucciso un compagno d’armi in un tafferuglio, tuttavia nel proseguo della storia si scopre come il nonno abbia servito con coraggio ed onore in Sicilia (non si dice in che anno, ma possibile che si tratti dello scontro del 1860 contro gli uomini di Garibaldi) e che qui imparò come curare e prendersi cura di persone con difficoltà motorie. Che dire, con tutto questo retroterra pesante come un macigno (sarei curiosa di sapere a chi la Spyri si sia ispirata e da chi ha avuto tutte queste notizie sull’esercito delle due Sicilie, perché è ovvio che ci sia un’ispirazione importante), si comprende molto meglio il quasi eremitaggio del nonno e la sua voglia di vivere nel silenzio e nella pace dei monti.



La religione cristiana:
In molti dicono che la potenza di Heidi sia nell’affrontare il problema dell’analfabetismo e della piaga del lavoro minorile (con Peter il pastorello che sostituisce il padre morto come pastore del villaggio, anche se questo punto di vista io lo negherei fortemente. Peter è l’unico uomo di casa e il suo ruolo è visto con ammirazione sia dalla famiglia – che altrimenti sarebbe morta di stenti – che dagli altri abitanti. Lo stesso Peter lo vive con orgoglio e non si sente mai maltratto. Non siamo in un libro di Dickens!). A mio avviso il vero motore che pulsa tra le pagine del libro è il profondo senso religioso che pervade quasi ogni pagina. A casa Seseman (grazie alla nonna di Klara) Heidi impara a pregare e a rendere grazie a Dio, e questa sua fede ogni giorno più profonda a poco a poco toccherà tutti coloro che le vivono intorno. Impara a capire che ‘sia fatta la tua volontà’ non è solo una frase della preghiera insegnata da Gesù ma un modo di vivere in cui si rende omaggio a Dio per quello che Egli fa per noi, con i modi e i tempi che Egli solo conosce. Viene ripresa la parabola del figliol prodigo (raccontata per ben due volte in tutta la sua trama – anche se viene omesso il fratello che rimane con il padre), che porterà il nonno a tornare in chiesa ed essere riaccolto nella comunità (tanto poi da tornare ad essere un caro amico del parroco). Si insegna a pregare, pregare, pregare, sempre. Credo che la Spyri sarebbe rimasta assai amareggiata se avesse saputo che il suo libro sarebbe diventato così celebre (si dice che sia uno dei romanzi più diffusi al mondo), ma che nell’immaginario collettivo questa parte – evidentemente per lei così importate – sarebbe stata praticamente omessa dappertutto.


Struttura:
Il libro è scritto in pieno stile Ottocentesco, con pochi dialoghi e lunghe parti narrate in cui si vede il passare del tempo.
Colpisce come in questi romanzi ci sia spesso un lungo sciorinare di nomi di fiori che oggigiorno sembra quasi noioso. Questo fa comprendere come all’epoca si conoscessero bene i diversi tipi di fiori e dirne il nome aiutasse a comprendere i colori, i profumi, le stagioni. Ora si vive a molta più distanza dalla natura e i nomi rimangono solo… nomi.
La traduzione è molto interessante (anche perché è stata fatta nel 1971, quindi prima dell’avvento dell’anime) e utilizza vocaboli che si stanno perdendo nella lingua italiana, il che rende ancora più viva la lettura.

Come dice nella prefazione Emilia Villoresi, Heidi è un’opera da riscoprire e da consigliare ai giovani nella lettura, perché “può costituire un efficace antidoto a tante letture sbagliate e diseducative”. Se questo era vero nel 1971, lo è ancor di più ai giorni nostri, con i giovani bersagliati da carta straccia come il pornografico After, l’inconsistente Geronimo Stilton o le avventure sguaiate di Una ragazza americana.



Letto: 23 novembre – 09 dicembre 2017

Voto: 10 al romanzo, 8 alla prefazione di Emilia Villoresi che ha centrato il cuore pulsante dell’opera, 8 a Mursia che pubblicava i libri in edizione integrale a differenza di oggi che si pensa che i bambini siano diventati inetti e non sappiano più leggere un’opera se non riassunta, 3 a chi ha voluto sempre omettere (chissà poi perché.. ?) la profonda vena religiosa del romanzo.

Stelle mozzafiato: *****

Recensione in arrivo: La terra del fiore azzurro di Frances Hodgson Burnett

2 commenti:

  1. Che bello trovare qualcuno che abbia "riscoperto" le vere radici del cartone di Heidi. Permetto che quest'ultimo è uno dei miei anime preferiti, una parte della mia infanzia che nonostante i miei 29 anni ancora mi incanta, affascina e commuove. Ho visto anche buona parte delle trasposizioni cinematografiche (la mia preferita è la versione del 1993 in due puntate per la TV, ma anche quella del 2016 non è male) non ho certo mancato di acquistare e leggere il libro: un sogno, così delicato che il cartone neppure sembra esservisi ispirato! Il legame con la religione è molto forte, proprio secondo lo stile dei racconti per ragazzi dell'Ottocento, e le descrizioni che l'autrice fa della natura e del profondo legeame di questa con Dio, sono davvero molto poetiche.
    Non ricordavo però di questa storia del nonno a Napoli, ma sono passati così tanti anni che avrò certo rimosso qualche dettaglio :-)
    Ad ogni modo, si dice nel redigere il suo racconto, la Spyri si sia ispirata alla novella per bambini "Adelaide – das Mädchen vom Alpengebirge" di Hermann Adam von Kamp... Chissà se proprio in quel testo si trovi la vera storia dello zio dell'Alpe?

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    1. Ciao Will! Anche io adoro l'anime di Heidi, nonostante i miei oltre 40 anni! L'ho appena rivisto tutto con il mio bimbo e sono rimasta così incantata che ho voluto leggere il libro, che avevo da anni ma non avevo mai letto.
      Tra un paio di giorni danno su Sky la versione cinematografica del 2016 e non vedo l'ora di vederla!
      Sì, il legame con la religione è fortissimo. Un insegnamento che ormai non c'è più, ma che sarebbe bello recuperare.
      Sì, la storia del nonno è raccontata in due soli brani del romanzo: all'inizio quando zia Dete sale verso la baita e parla con Barbel e racconta chi sia lo Zio dell'Alpe e in seguito quando il nonno incontra per la prima volta Klara e la vede sulla sedia a rotelle e gli riaffiora un flash della sua vita al fronte e la sua esperienza per accudire il suo capitano. Due brani brevissimi, ma molto forti.
      Avevo letto anch'io questa cosa che la Spyri si fosse ispirata a sua volta a questo racconto (non ne conoscevo però né il titolo, né l'autore). Sarebbe davvero interessante recuperarlo e scoprire cosa c'è dietro e se lì vi sono approfondimenti sul nonno. Bisogna anche vedere sul quando è stato scritto per collocarlo temporalmente... Sarebbe davvero molto molto interessante approfondire la questione!!!

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