giovedì 12 gennaio 2023

Vialli, da eroe a leggenda

di Diletta Nicastro

ROMA - 12 gennaio 2023 – Mi sono concessa qualche giorno per elaborare la morte di Luca Vialli, che, sebbene ormai attesa, ha colpito in maniera profonda, intima.
La situazione, in effetti, non è molto cambiata facendo scorrere le ore. Al contrario.
Servizi, interviste, immagini. Tutto è sempre più vivido. Come, a dire la verità, è normale che sia, perché solo quando si chiude il cerchio poi un’intera esistenza produce il suo risultato definitivo, come se tutto, tutto, dai trionfi alle sconfitte, dagli abbracci alla morte abbiano poi un senso.
Prendo quindi coraggio e vado a concludere quello che ho iniziato 23 anni fa…

Gianluca Vialli, un eroe moderno
Nel 2000 scrissi la tesi di laurea Gianluca Vialli, un eroe moderno veicolato dai mass media per la Facoltà di Sociologia de La Sapienza, cattedra Storia delle comunicazioni di massa, che quello stesso anno ha vinto il Premio di Laurea Stefano Benetton come miglior tesi sportiva dell’anno accademico 1998-1999.
Grazie a questo lavoro ho avuto la fortuna di incontrare Luca Vialli tre volte: due nel 1998 per presentargli il progetto e confrontarmi con le sue idee al riguardo; una nel marzo 2000 per una lunga intervista che analizzava e commentava i dati. Questa intervista è riportata integrale nella conclusione della tesi.

Ma di cosa mi occupavo nella mia tesi?
Di un argomento che oggi ancor più di ieri ha una valenza straordinaria, come se quello che io avevo intuito, grazie al preziosissimo supporto del mio professore Enrico Menduni, fosse ora divenuto concreto davanti agli occhi di tutti: studiare Gianluca Vialli come simbolo dell'eroe sportivo moderno e analizzare come questo eroe veniva narrato e raccontato dai media (stampa, televisione, pubblicità, etc.).


Cover del Guerin Sportivo nel novembre del 1990

La tesi aveva due obiettivi:
1. dimostrare come l’eroe sportivo, fin dai tempi degli antichi greci, fosse una figura esemplare che i media (di qualsiasi genere, dalle odi di Pindaro fino ad internet, che nella mia tesi era agli albori) narravano ed esaltavano;
2. dimostrare, tramite lo studio della storia mediatica di Gianluca Vialli, come questo eroe mediale fosse, tuttavia solo una parte dell’uomo. Solo alcune tematiche venivano messe sotto i riflettori e molte altre tralasciate, perché, per riportare le parole dello stesso Vialli, “alla fine una rappresentazione mediale non potrà mai essere uguale all’uomo”.

Nel corso della lunga intervista Luca Vialli parla del suo rapporto con la stampa, delle motivazioni per cui ha sempre difeso la privacy sua e della sua famiglia, di quali aree anche professionali sono state toccate meno, della poca libertà che a volte i giornalisti hanno, fino all’augurio che il lavoro venisse letto “non perché è su di me, ma perché è su di un calciatore. Riuscirebbe a dare un'idea più chiara di come un calciatore è percepito come eroe mediale e come l'immagine di un calciatore viene vista”.

Siamo nel 2000. Molto tempo è passato da allora. E da allora Gianluca Vialli ha continuato a vestire i panni dell’eroe sportivo. Cambiando ancora rispetto alle tre grandi aree in cui avevo suddiviso il lavoro (Samp, Juve, Chelsea). E’ arrivata la malattia. E’ arrivata la Nazionale di Mancini. E’ arrivato l’Europeo del 2021. E’ divenuto un eroe oggi ancor più di ieri; un eroe umano, intenso, di tutti. Ma comunque ancora mediatico. Perché la famiglia e la sua sfera privata lui le ha sempre protette fino alla fine ed oltre.

E anche la sua scomparsa, così tanto raccontata (tanto da far storcere il naso a qualche snob "perché in fondo era solo un calciatore"), ha seguito le regole mediatiche con cui è sempre stato raccontato l'eroe mediale.

L'abbraccio a Wembley
In questi giorni in cui Vialli è stato celebrato ovunque con articoli, ricordi, immagini, racconti, aneddoti, alla fine si arriva sempre lì. A quell’abbraccio di Wembley tra Luca e Roberto Mancini, descritto da Gabriele Gravina, Presidente della FIGC, come “intenso, pianto, sorriso e vissuto (…) in un momento di estasi collettiva, eppure così intimo e privato”.
Pochi lunghi secondi che raccontano molto degli ultimi anni di Gianluca Vialli e anche di quella sconfitta del 1992 proprio a Wembley mai realmente digerita in finale di Coppa dei Campioni con la maglia della Sampdoria.
Particolare, o forse no, che sia proprio un abbraccio a diventare simbolo, a commuovere e far piangere le persone. Uno dei gesti più umani che si possano descrivere, e che rendeva l'eroe Vialli vicino a tutti noi. Anche se, o forse proprio perché si trattava di un gesto che per lungo tempo a tanti, tutti era stato negato…

Il testamento mediatico
Luca Vialli se ne è andato a poche settimane dall’uscita del film documentario La bella stagione di Marco Ponti, in cui si ripercorre non solo la storia del gruppo che portò alla vittoria dello scudetto della Sampdoria nel 1990-1991 e della cavalcata in Coppa Campioni, terminata a Wembley con la sconfitta contro il Barcellona, ma si dilunga fino agli Europei del 2021, al sodalizio Vialli – Mancini.
Nel vederlo non ho potuto non interpretarlo come un testamento mediatico di Vialli, uno degli autori.
Particolare aver inserito la sua commozione quando parlava della malattia. Particolare l’ultima scena con Vialli e Mancini a Genova che camminano sul molo, mentre la telecamera si allontana. E particolare che però a chiudere, dopo i titoli, sia una battuta di Vialli a Mancini che porta entrambi a ridere.
Come se lui avesse voluto che fosse questo a venir ricordato.

La privacy
Perché il resto no. Il resto è protetto. Il resto rimane suo e della sua famiglia, degli amici e delle persone a cui voleva bene.
I funerali strettamente privati. La moglie e le figlie difese dai media fino all’ultimo.
Durante la nostra lunga chiacchierata, disse: “Ho sempre cercato di tenere lontano la mia famiglia dai riflettori in modo che potesse gioire e soffrire, ma stando nel suo normale habitat”.
Gioire e soffrire.
Era il 2000 e nulla è cambiato da allora.

Da eroe a leggenda
Dal 6 gennaio Gianluca Vialli non è più un eroe mediatico.
Il suo percorso qui è finito, lasciando in eredità tutto quello che lui ha voluto che si lasciasse.
E inevitabilmente, con il passare del tempo, da eroe dei nostri tempi diventerà leggenda, ovvero quell’eroe i cui fatti verranno comunque raccontati, amplificati, idealizzati da chi, chiudendo gli occhi, potrà rivivere quello che lui ha giocato, detto, insegnato.
A me rimarrà la gratitudine per avermi permesso di raccontare la sua storia mediatica e di condividere tutto quello che lui vedeva in essa, senza (troppe) barriere…


Marassi domenica 8 gennaio 2023
in occasione di Sampdoria - Napoli

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