giovedì 18 aprile 2024

#Libri 'Il Principe Otto' (1885), affresco politico di Robert Louis Stevenson sull'Europa di metà Ottocento

Il Principe Otto
di Robert Louis Stevenson

Dati tecnici:
Titolo originale: Prince Otto
Casa Editrice: Bompiani
Collana: Tascabili Bompiani n. 61
Pagine: 273
Anno: del 1885 (in Italia dal 1936 – la mia edizione è del 1977)
Genere: classico

Trama: Immaginario principato germanico alpino di Grunewald. Metà Ottocento.
Otto è il principe regnante di un piccolo stato immaginario nel cuore della Germania alpina. Indolente e poco avvezzo alla pratica politica, ha sposato la giovanissima Serafina, con cui non è mai riuscito ad instaurare un buon rapporto nonostante i suoi forti sentimenti.
Serafina si è presto allontanata dal marito ed ha iniziato a governare il principato al fianco del barone Gondremark, massone inviato in loco con il segreto intento di far saltare il principato ed instaurare la repubblica.
Durante una battuta di caccia Otto si allontana dalle sue guardie e si inoltre oltre i confini di Grunewald, presentandosi in incognito presso una fattoria situata in un luogo bucolico.
Da qui inizia la fine (e l’inizio) della vita del Principe, che apre gli occhi su molte situazioni delicate del suo principato e sugli atti bellicosi che sta preparando alle sue spalle Gondremark.
Intenzionato a riprendersi in mano il principato (e forse anche la moglie) il Principe Otto torna al castello, ma non tutto è semplice come aveva immaginato.
Tra intrighi di potere, avventuriere dal cuore d’oro, storici imprigionati e incomprensioni equivoche, il principato precipita sull’orlo della guerra e il Principe si troverà costretto a…

Commento: Il Principe Otto mi è stato prestato da un’amica, che lo aveva fortuitamente trovato in un mercatino. Romanzo molto insolito di Robert Louis Stevenson (celebre per L'isola del tesoro, La freccia nera o Rapito), Il Principe Otto era molto caro al cuore dello scrittore, anche se (o forse proprio perché) impiegò molta fatica per scriverlo e in seguito lo definì “il mio sforzo più grande”.

Romanzo in bilico tra denuncia politica e opera teatrale:
Il Principe Otto viene definito dai critici una favola d’amore, io, viceversa, l’ho visto più come un romanzo politico di una forza dirompente, con una chiara impostazione teatrale.
Sebbene lo stato in cui si svolgono le azioni sia fittizio, la situazione politica dell’Europa di metà Ottocento è reale, così come gli intrighi che ne animano le corti. Ed è molto interessante essere spettatori di questa rappresentazione della Storia vista dagli occhi di chi l’aveva appena vissuta.
Sì, perché è davvero una rappresentazione e a mio avviso sarebbe davvero magnifico vederla a teatro.
Già la divisione in atti del romanzo fa intendere l’impostazione che voleva dare Stevenson alla storia, ma anche le location ben nette e definite nei tre diversi atti sarebbero molto semplici da rendere in un teatro.
Idea stimolante che lascio alle compagnie teatrali che vogliono rispolverare i classici. 


Il Principe Otto e la baronessa von Rosen
in una delle scene più esilaranti della commedia.

Denuncia della massoneria.
Ma torniamo alla situazione politica europea di metà Ottocento. In due punti del romanzo si specifica che Gondremark fa parte della massoneria, denunciando che egli è “la creatura delle leggi massoniche: egli si trova al centro di una vera congiura, organizzata contro lo Stato” (pag. 78).
E per sottolineare il controsenso della politica massonica, ecco l’affondo di fioretto in cui viene ‘spiegato’ che “è opportuno conquistare Gerollstein, perché in tal modo potremo estendere ai nostri vicini i benefici della libertà, non appena li avremo conquistati” (pag. 79).
L’interessante è che Gondremark riesce nel sui intento, quindi la massoneria vince la sua partita di portare ‘la libertà’ ai vicini (richiamando un po’ la più nota ‘libertà’ della Rivoluzione Francese), come specchio di come si stavano sviluppando le faccende politiche nel cuore dell’Europa.


La principessa Serafina fugge dal castello
dopo lo scoppio della rivoluzione ordita dalla massoneria

La Polonia e il 1885
Al riguardo, la frase che più mi ha colpito in tutto il romanzo è nell’incipit, quando Stevenson scrive: “Meno fortunato della Polonia, (il defunto Stato di Grunewald) non seppe lasciare alcun rimpianto e fin il ricordo dei suoi confini è oggi obliterato”.
Polonia. Quale era la situazione della Polonia nel 1885?
Oggi noi conosciamo la Polonia come stato indipendente e protagonista definitivo della storia del Novecento, ma il fatto che Stevenson la nomini quando in realtà non esisteva più è decisamente significativo.
Non esisteva lo stato, ma esistevano i polacchi, come sottolineava un altro romanzo della stessa epoca, Vineta (1877) di E. Werner. La Polonia, infatti, all’epoca era stata spartita tra Russia, Prussia e Austria ed era sparita dalle carte geografiche. Tuttavia il popolo, in oltre un secolo, non si arrese mai. Poeti, politici, nobili, scrittori, artisti, tutti divennero i rivoluzionari del XIX secolo, poiché il desiderio di libertà divenne una delle caratteristiche precipue del Romanticismo polacco e lo Stato di Polonia rinacque dopo la Prima Guerra Mondiale.
E’ facile immaginare che anche Stevenson, nel redigere Il Principe Otto, fosse rimasto affascinato dallo spirito indomito di questo popolo.


Il territorio polacco nel 1884.

Complessivamente si tratta di un romanzo davvero interessante e stimolante, ricco di spunti storici e politici. Un classico che dovrebbe essere riscoperto ed analizzato.
Consigliato vivamente a tutti coloro che voglio assaggiare la vita (e gli intrighi) dell’epoca in Europa.

Letto: 26 marzo – 8 aprile 2024

Voto: 8 al libro; 8 a Robert Louis Stevenson, 5 alla copertina (che avrebbe meritato di meglio)

Stelle mozzafiato: ****

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