Perché non lo hanno chiesto a Evans?
di Agatha Christie
che oggi arriva a valere circa 1.250 sterline
Commento: Dopo aver visto l’omonimo adattamento televisivo firmato Hugh Laurie (si proprio lui, il dottor House), prendo Perché non lo hanno chiesto a Evans? dalla biblioteca di casa (questa volta il libro, però, apparteneva a mio papà, appassionatissimo della Christie) per scoprire quanto lo sceneggiato (che mi era piaciuto moltissimo) fosse rimasto fedele al testo.
Salvo qualche piccolo cambiamento (a partire all’inutile ma ormai inevitabile blackwashing in un prodotto televisivo o cinematografico britannico del giorno d’oggi), l’opera è salvaguardata sia nella trama che nello spirito e questo mi ha fatto molto piacere.
Bobby e Frankie
In primo luogo mi voglio soffermare sui due protagonisti della storia: originali e simpatici, ricchi di brio ed ironia.
Il casting della serie tv è stato perfetto e mentre leggevo le avventure di Bobby e Frankie vedevo davanti agli occhi Will Poulter e Lucy Boynton, i due attori scelti per i protagonisti.
Bobby affascina per la sua simpatia e il suo impacciato coraggio, Frankie, per la sua modernità. Si tratta, infatti di un’eroina molto anticonformista e spigliata, capace di mentire, raggirare, inventare e recitare pur di scoprire chi ha tentato di uccidere il suo amico Bobby (ma si tratta davvero ‘solo’ di un amico? L’intrepida Frankie si lascerà intrappolare dal pregiudizio della differenza sociale?).
Talbot blu
A pag. 60 arriva il primo indizio su cui i giovani investigatori possono indagare: una Talbot blu vista nelle vicinanze del luogo in cui Bobby è stato avvelenato.
Essendo mio figlio un appassionato di macchine, ormai questi dettagli destano subito la mia attenzione e mi chiedo: cos’è una Talbot e che significato sociale aveva all’epoca? Per essere un indizio importante, evidentemente non poteva essere un’auto molto diffusa.
Indago, quindi, e scopro che la Talbot è stata una casa automobilistica anglo-francese. Nata in Inghilterra agli inizi del XX secolo, rimase attiva, attraverso varie vicissitudini, fino a metà degli anni novanta.
All’inizio degli Anni Trenta (quando è stato scritto il libro) produceva macchine di lusso, un po’ ‘conservatrici’. Con la Depressione e la crisi economica, tentò di abbassare lo standard ma rischiò lo stesso il fallimento e fu costretta a vendere; fu così che nel 1932 la Rootes, marchio inglese nato nel 1919, acquistò il ramo inglese del gruppo STD, mentre il ramo francese fu acquistato dall’industriale italiano Antonio Lago.
Racconto di Wells
A pag. 131 Bobby dice: “Ho l’impressione che Evans non c’entri per niente. E’ stato a causa sua che siamo entrati in scena noi due, ma probabilmente lui non è importante. E’ come in quella storia di Wells, in cui un principe aveva fatto erigere un magnifico palazzo intorno alla tomba della donna amata. E quando il palazzo è stato terminato, c’era un’unica cosa che stonava. E il Principe ha detto: ‘Portatela via!’”.
Non conoscevo questa opera di Wells, né veniva in aiuto una nota (ma perché non scrivono più le note nei libri?). E quindi indago anche qui.
La storia a cui si riferisce Bobby è il racconto The pearl of love, pubblicato per la prima volta su The Strand Magazine nel dicembre 1925. Nel 1927 Wells dichiarò che questo era il racconto che più aveva amato tra quelli da lui scritti, assieme a The Country of the Blind (1904).
Il racconto è ancora base di studio e di analisi per comprenderne il significato profondo (mai rivelato da Wells).
Complessivamente si tratta di un libro bellissimo, appassionante e divertente. I protagonisti sono molto interessanti e la storia prosegue in maniera dirompente, come tutti i gialli della Christie.
Consigliatissimo.
Letto: 19-27 luglio 2022
Voto: 9 al libro, 9 ad Agatha Christie, 6 alla copertina, 8 allo sceneggiato di Hugh Laurie non solo perché bello, ma perché mi ha indotto a leggere l libro (e forse ha indotto anche altri a farlo!)
Stelle mozzafiato: *****
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