martedì 6 giugno 2017

L'eredità contesa di Joan Aiken - regency #mozzafiato

L'eredità contesa
di Joan Aiken


Dati tecnici:
Titolo originale: The Five-Minute Marriage
Traduttrice: Maria Grazia Griffini
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Oscar Mondadori Narrativa n. 421
Pagine: 252
Anno: 1977 in Gran Bretagna (1981 in Italia)
Letto: 7 maggio (in aereo andando a Palermo per 'Patrimonio Mondiale nella #scuola) - 2 giugno 2017


Trama:
Periodo Regency, Londra e Kent.
Delphie Carteret è una giovane insegnante di canto. Di nobili natali, ma priva di sufficienti entrate economiche dopo la morte del padre e la lunga malattia della madre, da poco rimessasi, vive in affitto a Soho, Londra, presso due gentili sorelle che hanno un negozio di stoffe. Guadagnare del denaro necessario per una vita dignitosa è sempre più difficile. Su consiglio del signor Browty, ricco padre di due sue allieve, decide di recarsi nel Kent per incontrare il prozio, il duca di Bollington, ricchissimo parente della madre (o per meglio dire fratello del padre della madre che l’aveva diseredata quando ella si era sposata per amore).

Una volta arrivata nel Kent, con la fida Jenny, la vita di Delphie entrerà in un vortice di intrighi, testamenti e false promesse che la porteranno a sposarsi (per finta?) con Gareth Penistone, erede del titolo dei Bollington, e a confrontarsi con un’altra se stessa…



Commento:
Joan Aiken è un’autrice semisconosciuta in Italia, ma amatissima in Gran Bretagna (dove è molto apprezzata anche la sorella Jane Aiken Hodge). Autrice di sei libri che ispezionano possibili seguiti delle opere di Jane Austen concentrandosi su personaggi secondari (perché mai in Italia non li traducono? Chiediamo aiuto alla Jo March o ad Astoria!), è autrice anche di interessanti romanzi regency (oltre che di libri per ragazzi e romanzi fantasy). Tra questi, L’eredità contesa è l’unico, a quanto so, ad essere arrivato in Italia, nei primi Anni Ottanta, sulla scia dei grandi successi dei romanzi di Georgette Heyer.


Eliza's Daughter, uno dei sei sequel ai romanzi di Jane Austen firmato da Joan Aiken 
(in questo caso, seguito di Ragione e sentimento)


Il libro mi è piaciuto moltissimo.
La scrittura è brillante, capace di regalare reali colpi di scena e tenere avvinto il lettore anche nei momenti di maggiore riflessione. La trama miscela tratti non solo della Austen, ma di molti autori particolarmente noti ed amati: da Frances H. Burnett (Delphie richiama in molti tratti la madre del piccolo Lord, a partire da quegli abiti fuori moda e lisi, ma rammendati con cura per renderli sempre dignitosi) a Charles Dickens (con le scene nella prigione per debiti che fanno tornare alla mente molti capitoli de La piccola Dorrit), fino ad arrivare ad Agatha Christie, con il ritratto di questa immensa famiglia, in cui vi sono matrimoni segreti, personaggi dai doppi nomi, intrighi e veleni (tanto che in alcuni punti ci si perde un po’ e si avrebbe bisogno della lista dei personaggi così tradizionale nei libri gialli e molto meno in quelli regency).


Marshalsea, la prigione per debiti di Londra

Il finale, sfortunatamente, è fin troppo veloce e vi sono alcune scene che si svolgono sul tetto della villa dei Bollington che sono di difficile comprensione perché si dovrebbe avere una mappa per cogliere tutti i dettagli che la Aiken vorrebbe che i lettori capissero.
I personaggi, anche i comprimari, lasciano il segno, dalla leggiadra e un po’ svanita signora Carteret, alla languida e pettegola Una, sorella di Gareth (che ricorda un po’ Mary Musgrove, la sorella di Anne Elliott in Persuasione).
Complessivamente il libro è davvero interessante. Vederlo sul comodino mi regalava sempre un sorriso, pregustando la gioia di poterne assaporare qualche pagina prima di andare a dormire.

Voto:
8 al romanzo, 8 alla Aiken e alle sue ricostruzioni storiche, 0 alle case editrici che non ripropongono questa autrice straordinaria.

Stelle mozzafiato: 
*****

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