martedì 6 aprile 2021

#Libri 'La freccia d'argento' di Josef Reding (1952), un inno alla gioventù e alla passione per i motori

La freccia d’argento

di Josef Reding

Dati tecnici:
Titolo originale: Silberspeer und roter reiher
Traduzione: Isa Sertoli
Casa Editrice: Fratelli Fabbri Editore
Collana: Nuovi Successi Mondiali n. 18
Pagine: 134
Anno: 1952 (in Italia dal 1954)
Genere: narrativa per ragazzi, motori

Trama: Cittadina C. della Germania nord-occidentale. Primi Anni Cinquanta.
La guerra è da poco finita. La Germania si sta ricostruendo. E i giovani si divertono con un gioco iniziato a New York nel 1933 e divenuto di gran voga in tutto il mondo: le corse con le casse di sapone.
Nel momento in cui inizia la storia c’è grande fibrillazione nell’aria, perché sta per partire il campionato regionale, il cui vincitore parteciperà al campionato nazionale.
Un gruppo di sette ragazzini è affascinato dalla sfida e, affidandosi alle capacità di Stucchino, sono pronti a iscrivere la loro macchina: la Freccia d’Argento!
Il fatto che la macchina non sia ancora pronta non è un problema. Né il fatto che la banda rivale farà di tutto per ostacolarli a partecipare, spegne i sogni del giovane gruppo.
Guidati dal cappellano di San Michele, i ragazzini sono pronti alla sfida e sono pronti a inseguire i loro sogni, imparando anche a mettere le loro personalità da parte per dare spazio al gruppo…

Commento: Libro bellissimo, scritto in maniera incredibile, capace di catturare fin dalla prima riga.
Il romanzo è infatti suddiviso in corti capitoli, anticipati ciascuno da una breve descrizione che riassume quello che sta per accadere con frasi ricche di pathos e di ironia.
La tecnica usata è molto particolare, perché l’autore si mette in prima persona come uno spettatore che segue le scene e si avvicina, non visto, a questo gruppo meraviglioso di ragazzini. STUPENDO.


Il gruppo di San Michele i incontra e prepare 'La Freccia d'argento'

Josef Reding
Ma partiamo con il descrivere chi è Josef Reding (1929-2020), qui alla sua opera prima.
Membro della Volssturm durante la Seconda Guerra Mondiale, fu prigioniero di guerra negli Stati Uniti. Dopo la guerra tornò in Germania dove si diplomò ed iniziò andare all’Università, per poi tornare negli Usa per studiare all’Università dell’Illinois.
Influenzato dalla letteratura americana della prima metà del Novecento, ha inserito spesso nei suoi testi dei problemi sociali affrontati con un punto di vista cristiano (cosa che accade anche ne La freccia d’argento).


Josef Reding

San Cristoforo
Centrale nell’opera, anche se poco presente, è, infatti, il cappellano della chiesa di San Michele, che insegna ai giovani cosa sia il bene e il male, che li invita a capire i loro avversari, che ascolta tutti i problemi interni del gruppo, distendendo ogni tensione (non a caso il gruppo diventerà poi il gruppo di San Michele, prendendo anche ragazzi che non sono della parrocchia).
Sarà sempre lui a regalare a Stucchino un santino di San Cristoforo per proteggerlo durante le corse.
San Cristoforo, infatti, è il protettore degli automobilisti.
Mi ha colpito leggere dell’importanza di questo santo per la comunità ancor di più perché avevo appena letto un articolo della mia amica Donatella, proprio dedicato a San Cristoforo (clicca qui per leggere l’articolo).

Stucchino
Stucchino, protagonista della sua storia, in realtà non si chiama Stucchino. Il suo vero nome è Rolf Ramthor, ma visto la sua bravura a pilotare le casse di sapone è stato soprannominato così, come diminutivo di Hans Stuck.
Ormai conoscete la mia curiosità e non ho potuto non indagare chi fosse questo Stuck (1900-1978). Scopro così che si tratta di un pilota automobilistico tedesco che ottenne innumerevoli successi nei Gran Premi di automobilismo con la sua Auto Union, soprannominata appunto freccia d’argento.
Partecipò anche a 25 Gran Premi dell’allora Formula Grand Prix, vincendone 2 ed arrivando secondo nel campionato del 1936.


Hans Stuck

La fuga da Memel
Un altro membro del gruppo è Hai, non originario della cittadina ma arrivato durante la seconda guerra mondiale. “Durante un freddissimo inverno la famiglia dovette fuggire verso occidente, in un cittadella, con le truppe russe alle calcagna: dal Memel, sulla laguna gelata del Baltico, da un capo all’altro della Germania. Qui a C. si è trovata una nuova possibilità di lavoro per il padre di Hai, che in Curlandia era pescatore di salmoni. Al tempo della grande fuga Hai aveva sei anni, e in quelle terribili notti invernali gli si congelarono tre dita della mano destra, che poi dovettero venir amputate” (pag. 14).

Cos’è la fuga dal Memel? Cosa è accaduto?
Nel libro danno per scontato che si sappia.
Ma sono passati quasi 80 anni e la memoria si perde con il tempo. Ma è necessario capire, ed io vado a indagare.
Memel è un territorio situato nella fascia settentrionale della Prussia Orientale passato dalla Germania alla Lituania in seguito alla prima guerra mondiale e riannesso al Reich nel 1939, con favore della popolazione, per lo più germanofona. La stessa Lituania non pianse per la perdita del territorio, e si visse con un sostanziale equilibrio, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Con l’arrivo dell’Armata Rossa nel 1944, infatti, la popolazione tedesca fu evacuata con l’esodo raccontato nel libro.
La zona di Memel passò dopo la guerra all’Unione Sovietica ed ora è territorio lituano.

Tra figurine Liebig da collezione, evocazioni della battaglia di Tobruk e il richiamo della ricca America, il romanzo immerge veramente il lettore in una Germania del secondo dopoguerra, in cui la guerra non viene nascosta o edulcorata (come accade in altri romanzi italiani dell’epoca che ho letto ultimamente, vedi per esempio E’ sempre aprile a Villa Rosa), ma fa sentire forte la voglia di voltare pagina e dipinge la gioventù tedesca con una freschezza incredibile, con solo la voglia di guardare avanti.

Consigliato a tutti e specialmente ai più giovani, che si ritroveranno a tifare per il team tedesco contro tutto e contro tutti (anche contro l’Italia…).

Letto: autunno 2020

Voto: 9 al libro, 9 alla capacità narrativa di Josef Reding, 8 alle bellissime illustrazioni di Nardini, 0 alle moderne case editrici che pensano di proporre solo Geronimo Stilton ai più giovani dimenticando i classici e i nuovi classici.

Stelle mozzafiato: ****

Recensione in arrivo: Occhi azzurri e occhi grigi della Baronessa Emma Orczy

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