martedì 29 marzo 2022

#Libri 'Un principe per Rosy' (1939), romanzo di formazione di Gina Romanelli, tra teatri, numeri da circo e la musica del violino

Un principe per Rosy
aka Addio… Rosy!

di Gina Romanelli

Dati tecnici:
Casa Editrice: Fratelli Fabbri Editori
Collana: Libri Belli n. 25
Pagine: 121
Anno: del 1939 (la mia edizione è del 1957)
Genere: romanzo di formazione

Trama: Inizio Novecento. Milano, Italia.
Rosa Luciani ha solo cinque anni quando, già orfana di padre, vede la mamma morire di polmonite davanti ai suoi occhi.
Destinata a vivere di stenti, la piccola Rosy viene invece accolta dalla signora Bianca, che perduta da poco la figlia, rivede nella dolce bambina un dono del Signore per ritrovare la vita.
Ma l’esistenza di Rosy sarà ricca di disavventure e di incontri inattesi, di lutti e di dolori, di melanconia e di sogni, sempre accanto al suo amato violino con cui, fin da piccolissima, comunica le sue emozioni…


Rosy si perde per le strade di Milano e viene raccolta
da una famiglia di circensi da strada

Commento: Un principe per Rosy uscì in precedenza con il titolo Addio… Rosy!, prima nel 1939 (ma di questa edizione ho riscontro solo nella biografia dell’autrice) e poi nel 1947 con la SEI (Società Editrice Internazionale). Nel 1957 arriva la Fratelli Fabbri Editore, che lo pubblicò, con il titolo Un principe per Rosy (questa è la mia edizione, ovviamente di mia mamma), nella collana Libri Belli (al fianco di romanzi quali Piccole donne o La piccola principessa, ma anche Luce sull’acqua di Olga Visentini) e che lo tradusse in francese nel 1958 (Un Prince pour Rosie).


Versione del 1947

Interessante la prefazione che la Fabbri pubblica nell’edizione francese (ma non in quella italiana) in cui spiega che “malgrado il titolo, questo libro di Gina Romanelli, è da considerarsi più un romanzo d’avventura che una letteratura romantica. Rosy, la protagonista, è una fanciulla intelligente e devota che, dopo una serie di disgrazie e di tribolazioni che segnano i suoi primi anni di vita, finisce per trovare la sua via e la felicità, grazie al suo talento musicale e grazie soprattutto all’affetto e alla generosità delle persone che la circondano”.
Lo si potrebbe definire una versione italiana di capolavori come Anna dai capelli rossi, Heidi o Le avventure di Oliver Twist in cui le disavventure forgiano il carattere dei protagonisti e la bontà li rende capaci di affrontare ogni avversità.
Ma per comprendere pienamente il romanzo è necessario conoscere meglio l’autrice, Gina Romanelli.


La prefazione del testo francese.

Chi è Gina Romanelli? Attrice e teatrante.
Gina Romanelli è il nome d’arte di Zelinda Romanelli (Parma, 2 aprile 1867 – Parma, 1955), che calcò le scene drammatiche per circa venticinque anni con il nome di Gina Romani. Conobbe ottimi successi fin dai primi passi mossi nella compagnia di Ferruccio Benini. Fu poi a fianco di Giacinta Pezzana (ricordata nella storia del teatro italiano per essere stata una delle maestre di Eleonora Duse) e prima attrice in complessi di prim’ordine recitando nei migliori teatri italiani, dal Manzoni di Milano al Costanzi di Roma, passando con disinvoltura dal genere brillante al dramma passionale. Ancora giovane, lasciò il teatro per dedicarsi alla famiglia, ma coltivò ugualmente la passione per l’arte rivelandosi scrittrice di buon valore. Oltre a Addio…. Rosy!, ha scritto Contessina... sì e no (Marzocco, 1953), Alla deriva (ovvero commedia in un atto La voce più forte, Officina Grafica Fesching - Parma, 1954), oltre alla raccolta di novelle Istantanee (1954). Era legata alla Casa di Riposo degli Artisti Drammatici, dove probabilmente passò gli ultimi tempi della sua vita.
Le è stata intitolata recentemente una via a Carcagnano, a sud di Parma.
La sua esperienza teatrale è ben riconoscibile nel romanzo, specialmente nella prima parte in cui Rosy, presa da una famiglia di circensi di strada (ed ecco richiami anche a Senza famiglia di Malot), si ritroverà poi a lavorare in un teatro di Roma, suonando il suo violino (realtà che la Romanelli ben conosceva e che viene riproposta con vivide pennellate rendendo ogni personaggio, anche secondario o terziario, a tutto tondo).


Rosy equilibrista con la famiglia di circensi.

La profonda religiosità
Con il citato Heidi, Un principe per Rosy ha in comune la profonda religiosità non solo della protagonista ma del mondo in cui essa vive e, oserei dire, dell’autrice.
Molto bello il discorso che pronuncia la Madre Superiora a Rosy, quando la giovane sta per lasciare l’istituto dove ha passato gli anni del liceo.
“Come puoi dire: ‘Io non servo a nulla, io sono una povera ragazza che non conta niente, chi ha bisogno di me?’. Dio ha bisogno di tutti, e non c’è nessuno che non possa concorrere a giovare al prossimo, nessuno è tanto piccolo che non possa divenire tempio di Dio. Figlia mia, molte sono le vie del Signore, e tu non puoi sapere quale sia quella che sei destinata a percorrere” (pag. 94). 

E ancora:
“Lascia a Dio il compito di dirigere la tua vita”. (pag. 95)

E infine:
“Che il Signora ti assista e che di te, dovunque sarai chiamata a vivere, si possa sempre dire: ‘Con lei nella casa è entrata una benedizione’”. (pag. 99)

Un insegnamento profondo dato all’anima di Rosy, un afflato ad affidarsi a Dio, che, solo, conosce il destino di tutti.
Un bellissimo messaggio dato ai giovani, che ormai non è andato neppure perduto ma capovolto.
Quanto manca una sana letteratura che educa ai buoni sentimenti e al timor di Dio…


Rosy parla con la Madre Superiora

Cresima prima della comunione 
Ho trovato molto interessante un richiamo a pag. 70 in cui si dice che “Rosy aveva ormai compiuto i dieci anni. Già da un anno aveva fatto la Cresima ed ora si preparava alla sua Prima Comunione”.
Sono rimasta sorpresa perché non sapevo che in passato la Cresima venisse fatta dai bimbi prima della Prima Comunione, quindi mi sono spinta ad indagare ed ho scoperto che si tratta di una riforma introdotta da San Pio X con il decreto Quam singulari Christus amore (8 agosto 1910) (motivo per cui si deduce che il romanzo si svolge nei primo Anni del Novecento), ricordato come il dono del Corpo di Cristo ai bambini.
Nel testo si stabiliva che l’età della prima comunione fosse quella della “discrezione”, cioè verso i sette anni, come aveva stabilito il Concilio Lateranense IV (1215) e come aveva confermato il Concilio di Trento nella sua 13ª Sessione (1551-1552).
Si trattò di una vera e propria svolta, perché negli ultimi secoli, nonostante il decreto del Concilio di Trento, l’età della prima comunione era stata ritardata verso i 12-14 anni.

Musica, tanta musica
All’inizio della recensione ho citato Anna dai capelli rossi e non a caso. I capitoli al convento ricordano gli anni al Queen’s di Anne Shirley, con tanto di spettacolo finale dove l’eroina canadese recita una poesia che commuove (e che fa rubare un fiore a Gilbert) mentre Rosy si esibisce in una assolo al violino da brividi e da applausi (in Anna dai capelli rossi è uno spettacolo di beneficenza).
In seguito Rosy andrà alla Scala a scoprire la musica lirica (il che ricorda un po’ Jo March in Piccole donne crescono), il tutto condito con una profonda conoscenza dell’argomento da parte dell’autrice.
Bellissimo l’omaggio a Loreley, opera lirica di Alfredo Catalani su libretto di Carlo d’Ormeville e Angelo Zanardini, che incanta e fa innamorare la giovane Rosy (l’opera debuttò a Torino nel 1890 senza avere, però, critiche eccelse. La Romanelli, viceversa, ne canta le lodi, quasi a sottolineare quanto l’opera fosse bella ai suoi occhi contrariamente al giudizio comune).


Rosy alla Scala

Sul finire, quando Rosy ha ormai 18-20 anni, si legge: “Il violino era sempre il suo compagno migliore; quando suonava, le ore passavano senza che se ne accorgesse. L’avevano condotta a molti concerti, conosceva ormai lo stile di Vasa Prihoda e quello di Jascha Heifetz e di Gioconda De Vito, comprendeva ogni sfumatura delle loro esecuzioni, cercava di impadronirsi di tutti i segreti della loro arte”. (pag. 118).
Prihoda, Heifetz e la De Vito sono tra i violinisti più celebri della prima metà del Novecento. Tuttavia si imposero almeno verso la fine degli Anni Venti. Questo dettagli storico crea delle dissonanze anacronistiche con la cresima prima della Prima Comunione, perché fosse pure che Rosy fa la Cresima nel 1910, da allora sono passati solo 8 anni, massimo 10.
Notare anche che è completamente assente la Grande Guerra nel testo, che rimane quindi in qualche modo sospeso nel tempo.


Gioconda De Vito (1907-1994)

Illustrazioni di Bartoli
Chiudo facendo un cenno alle splendide illustrazioni (8 + la copertina) di Giuseppe Bartoli (Bagnacavallo 1911-1980). Illustratore e pittore sopraffino (anche se praticamente dimenticato), ha arricchito molti libri della Fabbri dell’epoca con disegni che hanno fatto sognare migliaia di bambini (e quelle di Rosy sono davvero magnifiche).
La sua formazione avviene all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha modo di seguire direttamente gli insegnamenti di Giorgio Morandi. Memorabili sono le illustrazioni che fece per le versioni deluxe di Piccole donne e di Cuore, sempre per la Fabbri.


Altre splendide illustrazioni di Bartoli (in quella a destra infine arriva il 'principe')

Complessivamente si tratta di un libro molto interessante, con approfondimenti a temi di un’Italia che ormai non esiste più. Una storia profonda ed intensa, che insegna e fa riflettere molto. Scrittura piacevole, sebbene ci siano parole un po’ desuete, che però rendono il testo ancora più interessante.

Letto: 15-22 marzo 2022

Voto: 8 al libro, 8 a Gina Romanelli, 10 e lode alle illustrazioni di Bartoli, 9 alla Fabbri.

Stelle mozzafiato: ****

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