lunedì 1 ottobre 2018

VOLLEY - Tra l’argento del Brasile e il quinto posto dell’Italia, mi tengo stretta il quinto posto dell’Italia. Meglio quinti che ANTISPORTIVI


ROMA (1° ott) - I Mondiali di pallavolo maschile sono finiti. Onore alla Polonia, che ha vinto con merito, mostrando una pallavolo mozzafiato.
Gli italiani forse sono rimasti delusi per il risultato raccolto dagli azzurri, che avrebbero voluto vedere giocare in finale. I media non hanno certo aiutato a dare un giudizio obiettivo sulla competizione, esaltando prima l’Italia di Blengini per poi stigmatizzarla in maniera eccessiva.

Viceversa, io sono profondamente fiera della mia nazionale, vicecampione olimpica che ha portato sempre avanti i valori dello sport in qualsiasi momento, sia quando ci si esaltava, sia quando sono arrivate le sconfitte.


Parlo volontariamente ricordando l’argento olimpico, perché durante questi mondiali c’è chi quella medaglia d’oro l’ha vinta. Una medaglia d’oro che non è solo un trofeo da mettere in bacheca, ma è anche un onere importante da portare avanti. Si diventa il faro di uno sport. Il portatore di valori che dal 1896 (e da ancora prima) sono legati a doppio filo con la disciplina sportiva.

L’Olimpiade rappresenta la vetta, l’Olimpo.
Sporcare uno sport mentre si è detentori di un titolo olimpico è, quindi, ancora più grave.
Ebbene il Brasile si è reso protagonista di uno dei gesti più ANTISPORTIVI che io abbia mai visto in tutta la mia carriera di giornalista/arbitro/tifosa. Nella gara contro la Russia della Final Six, durante un punto cruciale per la Russia nel tie-break l’allenatore Renan Dal Zotto fa scivolare la palla in campo dando la colpa ad un innocente raccattapalle. La panchina verdeoro si alza in piedi assecondando l’allenatore e richiedendo per l’interruzione del gioco. L’arbitro fischia e fa ripetere il punto. Il Brasile vincerà quindi il tie-break.


Renan Del Zotto se la cava esclusivamente con la squalifica per una partita (ininfluente contro gli Usa).
La pena è stata ridicola in vista del gesto fatto. Ancor di più considerato, ricordo, che il Brasile è campione olimpico in carica.
Che messaggio si lancia ai giovani, ai milioni di campetti disseminati per tutto il mondo di pallavolo giovanile sia maschile che femminile? Cosa accadrà se, di fronte a dei punti cruciali, un allenatore vedendo la propria squadra in difficoltà farà una cosa similare? Come potrà reagire l’arbitro, se i campioni olimpici, avendo fatto lo stesso, non sono stati punti, anzi hanno tratto un vantaggio?
La mancata punizione del Brasile crea un precedente pesantissimo da gestire per educatori, allenatori, arbitri e tutti coloro che sono coinvolti nel mondo del volley.
Questi fatti mostrano che essere ‘furbi’ (parola assai diffusa, ma totalmente sbagliata perché quella corretta è ANTISPORTIVI) dà dei vantaggi. Gli stessi media esaltano il Brasile, allegro, divertente, amante della vita. Il gesto è stato presto declassato o derubricato e si applaude al loro argento meritato.




Sempre quei media ci raccontano di un’Italia non all’altezza, che si attacca agli alibi (ma sinceramente avete mai sentito un azzurro da Blengini in giù lamentarsi del risultato di Polonia-Serbia?), che deve crescere emotivamente.
La mia opinione è diversa.
Quest’Italia è stata umile. Si è allenata senza tregua per tutta l’estate (come avranno fatto tutti, dalla Polonia all’Australia, al Giappone). E’ scesa in campo con grinta e coraggio. Ha sbagliato un paio di partita. Ma è sempre stata un esempio di eleganza morale e di sportività, regalando sorrisi anche quando si voleva piangere e senza mai nascondere i propri errori.


Quindi qui dico, anzi grido, tra l’argento del Brasile antisportivo e il quinto di un’Italia che ha sbagliato la gara contro la Serbia, mi tango stretto stretto il quinto posto dell’Italia.
Se fossi brasiliana ed avessi un autografo di Dal Zotto mi vergognerei di averlo messo in camera di mio figlio e lo toglierei.
Oggi invece mostrerò con ancora più orgoglio l’autografo che Blengini ha fatto a mio figlio, perché sono fiera di lui e mio figlio si è esaltato nel vedere la sua squadra, anche se ha solo quattro anni e anche se l’Italia è arrivata ‘solo’ quinta.
La pallavolo prima ancora che una competizione per arrivare primi è un insegnamento ai giovani.
Questo l’Italia è stata.
Quindi grazie azzurri.
Grazie Italia.

Nessun commento:

Posta un commento