ROMA (1° ott) - I
Mondiali di pallavolo maschile sono finiti. Onore alla Polonia, che ha vinto
con merito, mostrando una pallavolo mozzafiato.
Gli
italiani forse sono rimasti delusi per il risultato raccolto dagli azzurri, che
avrebbero voluto vedere giocare in finale. I media non hanno certo aiutato a
dare un giudizio obiettivo sulla competizione, esaltando prima l’Italia di
Blengini per poi stigmatizzarla in maniera eccessiva.
Viceversa,
io sono profondamente fiera della mia nazionale, vicecampione olimpica che ha
portato sempre avanti i valori dello sport in qualsiasi momento, sia quando ci
si esaltava, sia quando sono arrivate le sconfitte.
Parlo
volontariamente ricordando l’argento olimpico, perché durante questi mondiali
c’è chi quella medaglia d’oro l’ha vinta. Una medaglia d’oro che non è solo un
trofeo da mettere in bacheca, ma è anche un onere importante da portare avanti.
Si diventa il faro di uno sport. Il portatore di valori che dal 1896 (e da
ancora prima) sono legati a doppio filo con la disciplina sportiva.
L’Olimpiade
rappresenta la vetta, l’Olimpo.
Sporcare
uno sport mentre si è detentori di un titolo olimpico è, quindi, ancora più
grave.
Ebbene
il Brasile si è reso protagonista di uno dei gesti più ANTISPORTIVI che io
abbia mai visto in tutta la mia carriera di giornalista/arbitro/tifosa. Nella
gara contro la Russia della Final Six, durante un punto cruciale per la Russia
nel tie-break l’allenatore Renan Dal Zotto fa scivolare la palla in campo dando
la colpa ad un innocente raccattapalle. La panchina verdeoro si alza in piedi
assecondando l’allenatore e richiedendo per l’interruzione del gioco. L’arbitro
fischia e fa ripetere il punto. Il Brasile vincerà quindi il tie-break.
Renan
Del Zotto se la cava esclusivamente con la squalifica per una partita
(ininfluente contro gli Usa).
La
pena è stata ridicola in vista del gesto fatto. Ancor di più considerato,
ricordo, che il Brasile è campione olimpico in carica.
Che
messaggio si lancia ai giovani, ai milioni di campetti disseminati per tutto il
mondo di pallavolo giovanile sia maschile che femminile? Cosa accadrà se, di
fronte a dei punti cruciali, un allenatore vedendo la propria squadra in
difficoltà farà una cosa similare? Come potrà reagire l’arbitro, se i campioni
olimpici, avendo fatto lo stesso, non sono stati punti, anzi hanno tratto un
vantaggio?
La
mancata punizione del Brasile crea un precedente pesantissimo da gestire per
educatori, allenatori, arbitri e tutti coloro che sono coinvolti nel mondo del
volley.
Questi
fatti mostrano che essere ‘furbi’ (parola assai diffusa, ma totalmente
sbagliata perché quella corretta è ANTISPORTIVI) dà dei vantaggi. Gli stessi
media esaltano il Brasile, allegro, divertente, amante della vita. Il gesto è
stato presto declassato o derubricato e si applaude al loro argento meritato.
Sempre
quei media ci raccontano di un’Italia non all’altezza, che si attacca agli
alibi (ma sinceramente avete mai sentito un azzurro da Blengini in giù
lamentarsi del risultato di Polonia-Serbia?), che deve crescere emotivamente.
La
mia opinione è diversa.
Quest’Italia
è stata umile. Si è allenata senza tregua per tutta l’estate (come avranno
fatto tutti, dalla Polonia all’Australia, al Giappone). E’ scesa in campo con
grinta e coraggio. Ha sbagliato un paio di partita. Ma è sempre stata un
esempio di eleganza morale e di sportività, regalando sorrisi anche quando si
voleva piangere e senza mai nascondere i propri errori.
Quindi
qui dico, anzi grido, tra l’argento del Brasile antisportivo e il quinto di un’Italia
che ha sbagliato la gara contro la Serbia, mi tango stretto stretto il quinto
posto dell’Italia.
Se
fossi brasiliana ed avessi un autografo di Dal Zotto mi vergognerei di averlo
messo in camera di mio figlio e lo toglierei.
Oggi
invece mostrerò con ancora più orgoglio l’autografo che Blengini ha fatto a mio
figlio, perché sono fiera di lui e mio figlio si è esaltato nel vedere la sua
squadra, anche se ha solo quattro anni e anche se l’Italia è arrivata ‘solo’
quinta.
La
pallavolo prima ancora che una competizione per arrivare primi è un
insegnamento ai giovani.
Questo
l’Italia è stata.
Quindi
grazie azzurri.
Grazie
Italia.
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