La corte delle streghe
di John Dickson Carr
Dati tecnici:
Titolo originale: The Bourning Court
Traduzione: Maria Luisa Bocchino
Casa Editrice: Arnoldo Mondadori Editore
Collana: I Classici del Giallo n. 331
Pagine: 265
Anno: 1937 (in Italia dal ??? – la mia edizione è del 1979)
Genere: romanzo poliziesco con venature gotiche
Trama: 1929. Pennsylvania.
Edward Stevens, redattore della casa editrice Herald e Figli, sta tornando a casa in treno e ripercorre la storia della morte del vicino di casa Miles Despard, avvenuta per un’acuta gastroenterite. Tuttavia la cameriera giura di aver visto entrare nella sua stanza, poco prima del decesso, una donna passata attraverso una porta bloccata da anni; e dopo il decesso, sotto il cuscino del morto, è stato trovato un curioso pezzo di corda intrecciato con nove nodi.
Per distrarsi, Edward apre il libro che la sua casa editrice sta per stampare, un testo del noto criminologo Gaudan Cross sugli omicidi per avvelenamento. E grande è la sua sorpresa quando scopre che l’assassina Marie d’Aubrey (processata e giustiziata nel 1861), di cui è presente un ritratto, è identica alla moglie Marie.
Possono questi due elementi essere in qualche modo collegati? E perché il ritratto scompare non appena torna a casa?
Tutto si complica ulteriormente quando Mark confida a Edward i suoi dubbi sulla reale morte dello zio e…
Commento: La corte delle streghe è il primo libro che leggo di John Dickson Carr, uno dei mostri sacri del romanzo poliziesco americano. Mi è stato regalato da una cara amica lo scorso anno e me lo ero messo da parte proprio per le letture estive, perché i gialli complessi amo leggerli quando ho molto tempo a disposizione per impiegare poco tempo.
Lo stile di scrittura dell’autore mi è piaciuto molto. Veloce, chiaro, entusiasmante. I personaggi sono molto ben descritti. E i colpi di scena si inseguono in continuazione.
Ma…
Inquietante
Il libro è decisamente inquietante. Forse oserei dire agghiacciante. Il modo in cui vengono miscelati gli aspetti di stregoneria (che a volte sfiorano l’horror) e il naturale evolversi degli eventi è da gran prestigiatore della narrativa, ma anche estremamente conturbante, lasciando l’animo del lettore poco tranquillo, quasi all’erta.
Le ultime quattro pagine, poi, lasciano spiazzati, confusi, impauriti.
Tutto infine ha un senso, forse, ma questo senso spaventa.
Ho letto che l’opinione su questo romanzo (comunque da molti considerato il miglior libro senza personaggi fissi di John Dickson Carr) è spaccata in due. Chi lo considera un capolavoro assoluto e chi, viceversa, avrebbe voluto un finale diverso.
Personalmente lo reputo un libro estremamente bello e costruito magnificamente, anche se, secondo me, mancano alcuni tasselli che John Dickson Carr induce il lettore a mettere da solo, ma le cui risposte forse avrebbero meritato un maggiore approfondimento.
Il personaggio forse che soffre maggiormente di questa costruzione è Mark Despard, perché alcune sue azioni, di fatto, risultano incongruenti.
Mi sarebbe piaciuto potermi confrontare con l’autore e subissarlo di domande…
Detto questo, a mio avviso, è un vero e proprio piccolo capolavoro della letteratura poliziesca, anche (e soprattutto) per la sua trama fuori dagli schemi.
Spiccioli di storia – La vera Marie d’Aubrey
La figura da cui prende ispirazione la storia, Marie d’Aubrey, non è un’invenzione dell’autore (un po’ come accaduto con alcuni personaggi del Settecento presenti in Twilight – leggi qui la recensione) ma si tratta di una reale marchesa francese che fu condannata e decapitata per una svariata sequenza di omicidi e di avvelenamenti.
Scappata alla giustizia per anni, fu infine catturata nel marzo del 1676 a Liegi e quindi giustiziata nel luglio dello stesso anno. Sulla storia della Marchesa dei veleni scrisse un dettagliato resoconto Alexandre Dumas all’interno del suo Delitti celebri (1839-1840), collezione di 18 racconti sui crimini più celebri conosciuti all’epoca.
Un accenno alla Baronessa Orczy
Mi ha colpito molto trovare a pagina 209 un omaggio alla Baronessa Orczy (di cui avevo appena finito di leggere La banda della Primula Rossa), a testimonianza di come all’epoca la scrittrice fosse apprezzatissima anche dai suoi colleghi, mentre oggi è quasi dimenticata.
J. Atkinson, direttore delle Imprese Funebri, dice infatti: “Leggete libri gialli, voi? Ricordate quelli della Baronessa Orczy dove c’è un vecchio che se ne sta seduto in un angolo della sala da tè e fa eternamente nodi in un pezzo di spago?”.
Si fa riferimento a Il vecchio nell’angolo (The old man in the corner), una raccolta di racconti usciti prima (1901-1902) sulle pagine de The Royal Magazine e poi nel 1908 in un libro. I racconti seguono tutti la stessa struttura: in un tranquillo bar londinese, un anziano e solitario gentiluomo (di cui non viene mai rivelato il nome) espone alla giovane giornalista Polly Burton alcuni casi di cronaca del tempo, spesso rimasti irrisolti, narrandone le vicende attraverso gli articoli di giornale e i processi giudiziari. Dopodiché procede a spiegare la sua personale soluzione.
Il personaggio riapparirà in altre due raccolte: The Case of Miss Elliott (1905) e Unraveled Knots (1925).
In Italia la raccolta è uscita nel 1996 grazie alla Sellerio.
Complessivamente si tratta di un romanzo estremamente interessante, ma anche estremamente cupo e inquietante. Consigliato a tutti coloro che amano gli intrecci ben costruiti contaminati da immagini quasi horror.
Letto: 6-9 agosto 2024
Voto: 8 al libro; 8 a John Dickson Carr, 7 alla copertina di Oliviero Berni.
Stelle mozzafiato: ***½
Recensione in arrivo:
La banda della Primula Rossa della Baronessa Emma Orczy
Le avventure del giovane Lupin di Marta Palazzesi
I serpenti della Cornovaglia di Georgette Heyer
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