venerdì 7 marzo 2025

#Giornalismo - Inside Artificial Intelligence, per conoscere le potenzialità e i limiti dell’AI nel mondo della comunicazione

di Diletta Nicastro

ROMA - Dopo i dubbi e gli interrogativi che mi sono posta con la lettura del libro Insieme, sotto il segno del pallone di Nicole Rosen (se vi interessa saperlo, non ha ancora risposto alla mia richiesta di intervista e di avere una foto con il suo libro), non potevo non partecipare al corso formativo ‘Inside Artificial Intelligence: l’Intelligenza Artificiale applicata al giornalismo’, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio in collaborazione con Pubblicisti Italiani Uniti per l’Europa presso la Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo in Italia a Roma.


Ero estremamente curiosa di approfondire i temi dell’AI e di come questa nuova realtà stia entrando a gamba tesa nel mondo della comunicazione e dell’editoria, anche perché la normativa vigente non si è ancora adeguata ala velocità del cambiamento.
Il corso tuttavia è stato in parte sprecato nel portare avanti una campagna contro Trump, Vance e Musk (e gli Stati Uniti in generale) su temi completamente fuori contesto rispetto all’argomento del corso formativo.
D’attualità anche parte del discorso di S. E. Vincenzo Paglia, arcivescovo Presidente dell’Accademia Pro Vita – Vaticano che, proprio per il ruolo che ricopre, non si è potuto esimere dal lanciare delle frecciate all’Europa che in questi giorni ha approvato il piano di riarmo, prodromo inevitabilmente di situazioni conflittuali sempre più tese e pericolose.

E l’AI?
Se da una parte S. E. Vincenzo Paglia ha sottolineato l’importanza che venga firmato un piano sull’algoretica a livello mondiale (ovvero che gli algoritmi devono essere verificabili in tutti i loro passaggi e che bisogna stare attenti all’educazione dei ragazzi), dall’altra gli interventi più interessanti sono stati quello di Vincenzo D’Innella Capano, amministratore delegato di TELEPRESS International, e quello di Andrea Garibaldi, direttore di Professione Reporter.


L'intervento di S. E. Vincenzo Paglia è stato tra i più interessanti.
"Il mondo è in mano a chi possiede i nostri dati"

Vincenzo D’Innella Capano, infatti, ha presentato a livello tecnico come lavora l’AI, approfondendo in principio i temi dell’LLM (Large Language Models), ovvero “il motore dell’AI”, le architetture informatiche che permettono alla macchina di creare i contenuti. Il discorso è stato estremamente ampio ed interessante, presentando i processi matematici sulle probabilità in base al knowledge per creare testi coerenti e persuasivi (quindi è necessario fornire il maggior numero di informazioni alla macchina, ma chi controlla le fonti?) e i limiti dell’LLM (il knowledge base – chi e come gestisce il guard rail; il bias e i pesi delle info all’interno del knowledge; le dimensioni limitate del context; la propensione ad immaginare, con testi verosimili ma inventati).
La spiegazione è passata quindi alla descrizione del RAG (Retrieval Augmented Generation), la metodologia che serve a specializzare un LLM. Esso agisce su un set di dati per diminuire le “allucinazioni” e ridurre il peso del context. Questo è quello che permette all’AI, ad esempio, di specializzarsi sui dati social di un singolo utente. 


Al termine del suo intervento Vincenzo D'Innella Capano ha suggerito a tutti di leggere
Proposta di premi fatta dall'Accademia dei Sillografi (1824) di Giacomo Leopardi.
Così antica ma così moderna... 

Tutto questo come può influire il mondo della comunicazione?
A rispondere è stato, appunto, Andrea Garibaldi, che ha evidenziato le sfide che questa realtà in continuo e rapido cambiamento lancia al giornalismo. 
E per comprendere la pericolosità del momento che stiamo vivendo, basti sapere che Garibaldi ha definito l’AI “un ciclone”. 
Le prime domande che ci si devono porre sono: Chi c’è dietro? Chi inserisce i dati? Quale è la scrematura?
Il giornale The Guardian in Inghilterra ha firmato una carta con 3 regole d’oro che devono essere rispettate dai giornalisti della testata: 1) gli articoli creati dall’AI possono essere pubblicati solo se supervisionati da un essere umano; 2) l’AI si può utilizzare solo se serve per migliorare la qualità (e non la quantità) e 3) il rispetto del copyright con l’equo compenso alla fonte da cui nasce la notizia.
Il copyright, infatti, è il secondo grande tema da affrontare. Perché se le notizie vengono riversate nel knowledge dell’LLM, comunque c’è in origine chi ha scritto queste informazioni, il cui lavoro viene utilizzato senza autorizzazione e senza compenso (al riguardo Garibaldi ha citato la causa che The New York Times sta intentando contro Open AI riguardo l’utilizzo di Chat GPT di articoli della testata senza autorizzazione).


Andrea Garibaldi ha anche messo in guardia contro le sempre più diffuse Ghost News Rooms,
siti di informazione senza giornalisti...

L’Ordine dei Giornalisti ha risposto alla criticità del momento con l’introduzione dell’art. 19 nel nuovo Codice Deontologico:

1. Fermo restando l’uso consapevole delle nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale non può in alcun modo sostituire l’attività giornalistica.
2. Quando si avvale del contributo dell’intelligenza artificiale, la/il giornalista:
a) ne rende esplicito l’utilizzo nella produzione e nella modifica di testi, immagini e sonori, di cui assume comunque la responsabilità e il controllo, specificando il tipo di contributo;
b) verifica fonti e veridicità dei dati e delle informazioni utilizzati.
3. In nessun caso il ricorso all’intelligenza artificiale può considerarsi esimente in tema di obblighi deontologici.

Sarà sufficiente?
Non è detto, anche perché in questa partita, i giornalisti non sono gli unici attori. Basti pensare che nell’autunno del 2024 John Elkann ha venduto ad OpenAI tutto l’archivio di La Repubblica e La Stampa ma che l’accordo, sebbene gli stessi giornalisti ne abbiano fatto richiesta, rimane segreto. 
E’ evidente che oltre che una risposta mediatica, serve, il prima possibile, una risposta giuridica e politica sulle modalità e sull’etica. Non solo relativamente al mondo del giornalismo ma anche al mondo culturale e saggistico.
#staytuned

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